“Riparare il cuore con la luce”, il foggiano Francesco Moccia guida la ricerca dell’Università di Pavia
Per lui che da quasi trent’anni segue a distanza le sorti del Foggia Calcio non ci sono dubbi: «Il progetto è stato pensato per ricostruire i cuori rossoneri infranti dal crepacuore». Francesco Moccia la butta sull’ironia per non prendersi molto sul serio, ma in realtà “Lion-Hearted” (Light and Organic Nanotechnology for Cardiovascular Disease) è un progetto ambizioso che punta ad andare oltre gli attuali metodi previsti per affrontare le malattie ed i disturbi cardiovascolari. In che modo? Attraverso l’ideazione e progettazione di un nuovo dispositivo “optoceutico”, ovvero un dispositivo sensibile alla luce in grado di preservare, o almeno ripristinare, le funzioni del tessuto del cuore e dei vasi sanguigni.
IL PROGETTO. “Lion-Hearted” è coordinato dall’IIT-Istituto Italiano di Tecnologia – i cui coordinatori europei sono Maria Rosa Antognazza e Francesco Lodola - ed è stato finanziato con circa 3 milioni per i prossimi quattro anni dalla Commissione Europea attraverso uno dei sistemi di finanziamento tecnologicamente più ambiziosi, il FET-Future and Emerging Technologies. Il consorzio comprende otto partner in tutta Europa, tra cui centri di ricerca clinica come l’Ospedale Humanitas di Milano e lo Charité a Berlino in Germania. Tra i partner anche il team di ricerca guidato dal foggiano Francesco Moccia afferente al dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Pavia. Nato a Foggia nel 1972, per seguire i suoi sogni di ricerca Moccia ha vissuto esperienze lavorative anche in Australia, Belgio, Israele per poi fermarsi in Italia, e quando ne ha l’occasione torna nella sua città natale per seguire da vicino le sorti della formazione rossonera.
IL CUORE MATTO. «Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità e morbilità in tutto il mondo occidentale, con un’incidenza crescente dovuta all’invecchiamento della popolazione – spiega Moccia - . Quando il cuore subisce uno scompenso cardiaco, tipo un infarto, non ci sono farmaci che permettono di tornare indietro, di riportare il cuore allo stato originale. E’ possibile modificare gli stili di vita, avere una sana alimentazione, seguire le cure del caso, ma non è possibile invertire la progressione della malattia. Con la nostra idea, invece vogliamo capire se si possono ricostruire i vasi sanguigni e ripristinare le funzionalità del cuore». Ed è qui che interviene il progetto, che svolgerà una ricerca interdisciplinare che guarderà alle principali caratteristiche delle malattie cardiovascolari, oltre a sviluppare nuovi materiali organici innovativi che possano essere impiantati nei tessuti biologici e che abbiano caratteristiche attivabili dalla luce. Il tutto per arrivare a progettare dispositivi con ridotta invasività e in grado di agire direttamente sul tessuto danneggiato, andando a ripristinare direttamente l’attività delle cellule.
LA RICERCA PARLA FOGGIANO. Il gruppo guidato dal dottor Moccia dell’Università di Pavia, da cui ha origine l’idea biologica dell’intervento, si occuperà di «caratterizzare la funzionalità dei nuovi materiali organici innovativi foto-eccitabili nei progenitori endoteliali». In pratica, il contributo del suo team nel consorzio di ricerca è fondamentale perché punta ad «utilizzare la luce per stimolare le cellule staminali all’interno del cuore e capire se sono in grado di rigenerare i vasi sanguigni». Non rimane che aspettare gli sviluppi di “Lion-Hearted”. Nel frattempo, speriamo che almeno i cuori infranti dei tifosi del Foggia possano essersi riparati con nuovi e più fortunati campionati calcistici rispetto all'ultima annata da vero crepacuore.
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