Covid & ristori, lo sfogo dei titolari di distributori automatici: "Noi costretti a chiudere e fare la fame, ma in città tanti assembramenti"
Tra chiusure, DPCM, ordinanze e zone arancioni, arriva una nuova denuncia da parte di titolari di attività commerciali danneggiati dalle limitazioni imposte dal Covid. In particolare, in redazione è giunto lo sfogo di un gestore di negozi di distributori automatici h24 a Foggia, che parlando anche a nome di alcuni colleghi, lamenta come l’ordinanza sindacale da qualche mese a questa parte obbliga alla chiusura dei self-service alle 18: “Noi non riceviamo alcun ristoro dal governo perché è il sindaco che ci fa chiudere e siamo alla fame, perché sostanzialmente abbiamo incassi zero, in quanto come i pub lavoriamo la sera”.
GLI ASSEMBRAMENTI. Ma contestualmente, viene evidenziata una discrasia. “Quello che volevamo far notare è che il sindaco ha fatto un’ordinanza per non creare gruppetti davanti a questi negozietti in cui uno compra la lattina e va via, però contestualmente in città ci sono molti assembramenti. Noi facciamo la fame e non possiamo pagare fitti e corrente ma in giro, sostanzialmente, c'è il mondo intero. Questa incongruenza va messa in risalto”. In sostanza, viene rimarcato come “noi per il DPCM siamo una attività aperta, è l’ordinanza sindacale ovvero il Comune che ci fa chiudere e pertanto non percepiamo ristori. Il nostro business comincia dalle 18 in poi e ci viene imposta la chiusura: non riusciamo a pagare le spese, ma il nostro sacrificio cade nel vuoto perché la città pullula di gente. Vorremmo semplicemente lavorare come i locali di kebab o pizzerie che vendono le bibite anche dopo le 18”.
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