Un contributo di 5mila euro per rinunciare all'aborto: la proposta di Rosa Barone piace alla Lega ed Emiliano sospende la delibera
Un contributo di 5 mila euro destinato alle donne incinte che rinunciano all’aborto e accettano di compilare una scheda di rilevazione dei bisogni, rivolgendosi ai consultori o alle strutture private accreditate. La proposta dell’assessora regionale al welfare Rosa Barone scatena una ridda di reazioni e pochi giorni dopo l’adozione, prima ancora della sua pubblicazione, viene sospesa direttamente da Michele Emiliano.
LA PROPOSTA. Non si placano le discussioni sulla delibera della giunta regionale dello scorso 17 aprile, ora sospesa. Nelle intenzioni di Rosa Barone la decisione sarebbe dovuta andare incontro alle donne incinte “che a causa di una particolare condizione di vulnerabilità sociale, psicologica o economica possono vedere condizionate le proprie scelte in ordine alla prosecuzione della gravidanza. La garanzia di un’adeguata assistenza alla gravidanza e al post partum – aveva spiegato l’assessora al Welfare della Regione Puglia - richiede l’erogazione di servizi assistenziali integrati e multidisciplinari, che tengano conto della dimensione sia di natura medica che sociale dei bisogni rilevati. In tale contesto, risulta imprescindibile il coinvolgimento delle ASL e, in particolare, dei consultori familiari e del Forum Famiglie”. La decisione prevede(va) un contributo alle donne destinato a: sostegno psicologico, supporto emotivo, mediazione del conflitto intrafamiliare, biblioteca solidale, sport in gravidanza, bonus per l'acquisto di prodotti per la cura e l'alimentazione del neonato. Per farlo il Dipartimento in materia prevede(va) una scheda di screening della situazione della donna.
LE PROTESTE. Un autentico autogol perché, in poche ore, tra i movimenti femministi e le associazioni attente alle tematiche sulla donna, con in prima linea “La Giusta causa” il provvedimento è stato marchiato come un metodo di schedatura delle donne per indurle a rinunciare all’aborto. “Denaro per bambini, come se si potessero comprare le donne di fronte alla scelta più importante della propria vita: quella di accettare una nuova vita e di generarla” scrivono le attiviste e gli attivisti de ‘La Giusta causa’ sul proprio profilo facebook. “Un provvedimento ideologico e oscurantista, che calpesta la dignità e la libertà delle donne e ignora la realtà: l’aborto, spesso, non è conseguenza della povertà, ma scelta dolorosa per ragioni diverse: il lavoro non garantito, la carenza dei servizi, le preoccupazioni per il futuro”.
LA SOSPENSIONE. A mettere ulteriormente in imbarazzo la maggioranza di centrosinistra deve essere stato inoltre il plauso delle opposizioni, in primis della Lega. Da qui, la sospensione della delibera su richiesta del governatore in persona Michele Emiliano che era assente nel corso della riunione. “Sospendiamo la delibera (non ancora pubblicata) per l’attuazione degli interventi a tutela delle donne in gravidanza in situazioni di difficoltà, per avviare un confronto con tutte le realtà, ripristinare la corretta informazione per non far diventare un tema così importante oggetto di attacchi strumentali” ha quindi comunicato Rosa Barone. “La delibera approvata in Giunta su istruttoria dell’assessorato al Welfare, e non ancora pubblicata sul Burp, aveva come finalità il supporto alle donne in condizioni di difficoltà che hanno deciso di portare a termine la gravidanza e che si rivolgono ai consultori, ai Comuni o alle strutture specializzate per ricevere un sostegno. Questo in attuazione di quanto previsto dal Piano delle Politiche Familiari 2020- 2022 per il supporto alle donne in difficoltà economica". Quindi ha corretto il tiro: “Dispiace che ne sia stato strumentalizzato il contenuto, ma nessuno può mettere in dubbio l’orientamento della Regione Puglia e dell’assessorato al Welfare, da sempre in prima linea per il diritto delle donne all’autodeterminazione. L’obiettivo della misura è garantire un’adeguata assistenza alla gravidanza e al post partum con l’erogazione di servizi assistenziali integrati e multidisciplinari. In accordo con il presidente Emiliano, che non aveva partecipato alla seduta di giunta in oggetto abbiamo deciso di sospendere la delibera per garantire su un tema così rilevante la massima condivisione e corretta informazione.Avvieremo una serie di incontri per spiegarla e condividerla con associazioni, consiglio regionale e tutti gli attori interessati. La partecipazione alle scelte è un pilastro per me e per i miei uffici e abbiamo la massima apertura al dialogo, all’ascolto e al confronto”.
LE PROTESTE DELLA LEGA. Ma tanto non è bastato a placare le polemiche e il gioco delle parti è proseguito. Matteo Salvini in persona ha criticato apertamente la sospensione. A ruota il gruppo regionale della Lega, capitanato dal consigliere Joseph Splendido, ha esortato Rosa Barone e il presidente Emiliano a non demordere. “Si tratta – hanno commentato i consiglieri, riferendosi alla proposta sospesa – di un’iniziativa che va nella direzione giusta, quella che prevede di aiutare le donne, non si tratta certo di un mero pagamento per convincerle a non abortire. D’altronde, l’episodio di qualche settimana fa al Mangiagalli e tanti altri avvenuti nel resto del Paese ci restituiscono l’immagine, inaccettabile nel 2023, di un sistema che non funziona e che mette spesso le donne in difficoltà in condizione di credere di non avere alternative a una decisione così grave e devastante. Il presidente Emiliano – hanno concluso i consiglieri – deve avere il coraggio di non cedere alla tentazione del politicamente corretto. Chiederemo anzi che la soglia prevista dall’assessore Barone sia aumentata: le istituzioni hanno il dovere di stare accanto alle donne più fragili.
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