Ha raccolto l'eredità artistica di Enzo Marchetti. Ma, insieme ai suoi compagni di viaggio (e di palco), prima ancora di prove e rappresentazioni teatrali, ha dovuto fare i conti con sopralluoghi e certificazioni. Perché il suo, di teatro, l'agibilità non ce l'ha. E così Dino La Cecilia, presidente dell'associazione Piccolo Teatro, non ha potuto far altro che fare le valigie. E trasferirsi su un altro palcoscenico: il Teatro del Fuoco.
LA BEFFA DEL FUOCO. In linea d'aria, le due strutture non sono neppure lontane. Ma la distanza fisica è inversamente proporzionale all'amarezza di La Cecilia & company, beffati anche dal destino. Andranno a recitare in quella che era la caserma dei vigili del fuoco, proprio quelli che nell'ultima verifica non hanno potuto far altro che constatare, loro malgrado, l'inagibilità della struttura.
I PROBLEMI. Il Piccolo teatro non chiude, per ora. Ma si trasferisce. “Siamo all'Anno zero – ammette La Cecilia – e nella progettualità curata con Fabio Conticelli abbiamo preparato una stagione teatrale in appena tre settimane. È una vera e propria scommessa ed ereditiamo il nome, l'energia e l'esperienza ma i problemi sono troppi”. L'intimità del Piccolo teatro sarà difficile da riproporre sul palco del teatro del Fuoco, ma questo non è l'unico problema con cui si dovranno confrontare gli attori. “E' evidente che non sarà semplice: il teatro del Fuoco è molto più grande del nostro palcoscenico e il clima di complicità con il pubblico sarà difficile da riproporre. Inoltre, tutti si erano abituati a guardare i nostri spettacoli nei weekend e invece questa stagione avremo pochissime rappresentazioni il sabato e la domenica”.
LA STAGIONE. Ecco perché ora l'affetto delle persone diventa fondamentale. “Chiediamo al nostro pubblico – ribadisce La Cecilia - di stringersi ancora di più al nostro progetto e di esserci vicini”. Nel frattempo, il Piccolo Teatro è pronto a partire: nel weekend “U' monache” va in scena al Pidocchietto di Troia e l'8 novembre si parte con la stagione a Foggia. Il Piccolo Teatro emigra, ma non chiude. Perchè la cultura, in questa città, deve recitare sempre un ruolo da protagonista.