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Sahar Delijani: “Vi racconto la mia generazione, quella nata dopo la rivoluzione"

Dal Liceo Lanza, l'autrice iraniana incanta gli studenti

“Io non dico rivoluzione islamica, ma rivoluzione iraniana. E ci tengo a dirlo, anche nel mio libro. Perché quello che è successo nel 1979 l'ha voluto davvero il popolo, mentre ciò che è venuto dopo è un'altra cosa: la situazione, poi, ha preso un giro diverso”. Dice “turno” al posto di “giro”, all'inizio, sfiorando per un attimo l'inglese, sua seconda lingua dopo il “farsi”, l'idioma natio che fa a capo alla sua terra d'origine, Teheran. Ma i giovanissimi lettori del Liceo V. Lanza ci arrivano comunque, anche perché l'italiano parlato da Sahar Delijani (si pronuncia “Deligiani”) è ottimo, fluente, incisivo. Dall'Aula Magna dell'istituto di Piazza Italia, questa mattina, venerdì 4 ottobre, è andato in scena il primo di due appuntamenti importanti con i lettori foggiani, prima del secondo incontro in programma questa sera nello spazio live della libreria Ubik (ore 19). Una ventata internazionale che ha caratterizzato il secondo appuntamento annuale degli Incontri Extravaganti organizzati dalla docente Mariolina Cicerale.
 
LA STORIA E LE STORIE DELLA DELIJANI. Sposata con un prof leccese, in Italia da qualche anno dopo un'adolescenza negli States, l'autrice de “L'albero dei fiori viola” (Rizzoli) racconta la Storia, quella che ha riguardato il suo Iran dalla rivoluzione di Khomeini in poi, facendo riferimento ad uno sfondo che si pone quasi come un vero e proprio personaggio del libro: inalienabile, con il quale poter fare finalmente i conti. E lo strumento di questo scontro dialettico sono proprio le storie, quelle scritte con minuscola, fiorite – è proprio il caso di dirlo – dalle immagini che la sua famiglia le ha donato in eredità e forse, persino più importanti delle tracce che si leggono (e che si leggeranno) sui libri di scuola. “Mi interessava soprattutto raccontare la mia generazione – ha tenuto a dire, in merito, la Delijani – quella nata durante la guerra, subito dopo la rivoluzione”. 
 
LA RELIGIONE COME FORMA DI IDENTITA'. La penna poi, l'immaginazione, la voglia di narrare e di lasciare una traccia, hanno fatto il resto, rappresentando uno spaccato identitario di una terra a volte eccessivamente filtrata dai media, come ha colto abilmente il dirigente scolastico Giuseppe Trecca a margine dell'appuntamento mattutino. “Non credo che non ci sia mai stata libertà in Iran – ha aggiunto l'autrice – a differenza di quello che si vede in televisione da questa parte del mondo. Credo invece che la religione, così forte, è stata assunta dagli iraniani come un'unica forma di identità popolare, di contro ad un Occidente che, va detto, ha provato ad imporsi nei confronti dell'Iran e di alcuni paesi del medio-oriente in modo spesso sbagliato, abusando del proprio potere”.
 
“LE DONNE? SEMPRE IN PRIMA FILA, ANCHE IN IRAN”. Infine, sollecitata dalle ottime domande dei ragazzi del Lanza, Sahar Delijani ha difeso il ruolo della donna in Iran, anche questo uno stereotipo spesso alterato da giudizi di sorta talvolta fuorvianti, quando non proprio affrettati o errati. “Velo o non velo – ha detto la scrittrice – le donne iraniane sono state sempre in prima fila durante queste lotte, dalla rivoluzione di trent'anni fa, sino alle proteste del 2009”. E qui, sicuramente, il riferimento è anche alla sua genitrice la quale, com'è ben trasfigurato nelle prime pagine del suo romanzo, ha dato i natali alla bella e brava Sahar proprio tra le mura di un carcere iraniano, quello di Evin, in quanto dissidente politico del regime. Solo uno, va aggiunto, dei tanti riferimenti alla vita reale raccontati nel romanzo “L'albero dei fiori viola”, tradotto in 25 lingue e pubblicato in oltre settanta nazioni.
“Io non dico rivoluzione islamica, ma rivoluzione iraniana. E ci tengo a dirlo, anche nel mio libro. Perché quello che è successo nel 1979 l'ha voluto davvero il popolo, mentre ciò che è venuto dopo è un'altra cosa: la situazione, poi, ha preso un giro diverso”. Dice “turno” al posto di “giro”, all'inizio, sfiorando per un attimo l'inglese, sua seconda lingua dopo il “farsi”, l'idioma natio che fa a capo alla sua terra d'origine, Teheran. Ma i giovanissimi lettori del Liceo V. Lanza ci arrivano comunque, anche perché l'italiano parlato da Sahar Delijani (si pronuncia “Deligiani”) è ottimo, fluente, incisivo. Dall'Aula Magna dell'istituto di Piazza Italia, questa mattina, venerdì 4 ottobre, è andato in scena il primo di due appuntamenti importanti con i lettori foggiani, prima del secondo incontro in programma questa sera nello spazio live della libreria Ubik (ore 19). Una ventata internazionale che ha caratterizzato il secondo appuntamento annuale degli Incontri Extravaganti organizzati dalla docente Mariolina Cicerale.
LA STORIA E LE STORIE DELLA DELIJANI. Sposata con un prof leccese, in Italia da qualche anno dopo un'adolescenza negli States, l'autrice de “L'albero dei fiori viola” (Rizzoli) racconta la Storia, quella che ha riguardato il suo Iran dalla rivoluzione di Khomeini in poi, facendo riferimento ad uno sfondo che si pone quasi come un vero e proprio personaggio del libro: inalienabile, con il quale poter fare finalmente i conti. E lo strumento di questo scontro dialettico sono proprio le storie, quelle scritte con minuscola, fiorite – è proprio il caso di dirlo – dalle immagini che la sua famiglia le ha donato in eredità e forse, persino più importanti delle tracce che si leggono (e che si leggeranno) sui libri di scuola. “Mi interessava soprattutto raccontare la mia generazione – ha tenuto a dire, in merito, la Delijani – quella nata durante la guerra, subito dopo la rivoluzione”. 
LA RELIGIONE COME FORMA DI IDENTITA'. La penna poi, l'immaginazione, la voglia di narrare e di lasciare una traccia, hanno fatto il resto, rappresentando uno spaccato identitario di una terra a volte eccessivamente filtrata dai media, come ha colto abilmente il dirigente scolastico Giuseppe Trecca a margine dell'appuntamento mattutino. “Non credo che non ci sia mai stata libertà in Iran – ha aggiunto l'autrice – a differenza di quello che si vede in televisione da questa parte del mondo. Credo invece che la religione, così forte, è stata assunta dagli iraniani come un'unica forma di identità popolare, di contro ad un Occidente che, va detto, ha provato ad imporsi nei confronti dell'Iran e di alcuni paesi del medio-oriente in modo spesso sbagliato, abusando del proprio potere”.
“LE DONNE? SEMPRE IN PRIMA FILA, ANCHE IN IRAN”. Infine, sollecitata dalle ottime domande dei ragazzi del Lanza, Sahar Delijani ha difeso il ruolo della donna in Iran, anche questo uno stereotipo spesso alterato da giudizi di sorta talvolta fuorvianti, quando non proprio affrettati o errati. “Velo o non velo – ha detto la scrittrice – le donne iraniane sono state sempre in prima fila durante queste lotte, dalla rivoluzione di trent'anni fa, sino alle proteste del 2009”. E qui, sicuramente, il riferimento è anche alla sua genitrice la quale, com'è ben trasfigurato nelle prime pagine del suo romanzo, ha dato i natali alla bella e brava Sahar proprio tra le mura di un carcere iraniano, quello di Evin, in quanto dissidente politico del regime. Solo uno, va aggiunto, dei tanti riferimenti alla vita reale raccontati nel romanzo “L'albero dei fiori viola”, tradotto in 25 lingue e pubblicato in oltre settanta nazioni.

di Redazione 


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