Salute e migranti, un progetto foggiano tra le "best practice" dell'OMS
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha
inserito tra le best practice in tema di tutela della salute della popolazione
migrante e rifugiata le iniziative di assistenza sanitaria e sociosanitaria attuate
sul territorio regionale e, in particolare, della provincia di Foggia. È di
pochi giorni fa, infatti, la pubblicazione del documento “Promoting the
health of refugees and migrants. Experiences from around the world”. Al suo interno,il “case study 23” individua le attività promosse da Regione Puglia, Agenzia Regionale per la
Salute ed il Sociale (A.Re.S.S. Puglia), ASL Foggia e l’ETS “CUAMM Medici con
l’Africa” come buona pratica e modello per le altre aree del territorio europeo
e mondiale.
LE REALTÀ COINVOLTE. Le attività citate dall’OMS riguardano l’assistenza
a favore dei migranti presenti negli insediamenti informali e rientrano
nell’ambito dei progetti “Su.Pr.Eme
Italia” – FAMI EMAS 2014/2020 (Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali - Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione) e “P.I.U. Su.Pr.Eme.” –
PON Inclusione 2014/2020 - che hanno visto attivamente impegnata l’A.Re.S.S.,
su delega della Regione Puglia. Le progettualità, ancora in corso, hanno preso
il via ufficialmente nel marzo 2020, data di stipula della prima convenzione
con le Organizzazioni del Terzo Settore già operanti a titolo volontario in
Capitanata (“InterSOS”, “CUAMM- Medici con l’Africa” e “Solidaunia”). Dal mese
successivo la convenzione è stata allargata alla ASL Foggia che, da allora, ne coordina
le operazioni sul campo.
IL DIRITTO ALLA SALUTE. Si tratta di interventi a
carattere sanitario e sociosanitario (attività medica sociosanitaria,
monitoraggio emergenza Covid-19, supporto campagna vaccinale, alfabetizzazione
sanitaria e prevenzione) svolte in favore di persone provenienti da Paesi terzi
e impiegate come lavoratori agricoli stagionali nelle campagne. Persone di
frequente vittime di caporalato e di sfruttamento lavorativo, fenomeni
criminali che l’intero progetto si prefigge di contrastare. In questo contesto,
gli interventi si sono concentrati sulla tutela e l’effettiva realizzazione del
diritto alla salute di soggetti fragili in quanto vittime di forte esclusione
sociale (c.d. hard to reach), attraverso, innanzitutto, la realizzazione
di un servizio di salute di prossimità e di equità: l’attivazione di Unità
Ambulatoriali Mobili che hanno posto in essere interventi di prevenzione,
monitoraggio dello stato di salute e presa in carico dei migranti in contesti
di massima marginalità sociale e quindi più difficili da raggiungere da parte
del sistema sanitario.
L’EMERGENZA COVID. Le équipe multidisciplinari a bordo
dei camper medici, composte da personale sanitario, socio-sanitario e legale, garantiscono
la presa in carico dei principali bisogni di salute riscontrati direttamente e
in costante raccordo con il Servizio Sanitario locale. Un forte impulso alle
attività progettuali di tipo sanitario e socio-sanitario è stato dato dalla
coincidenza dell’avvio del progetto con la prima fase espansiva della curva dei
contagi da epidemia da coronavirus SARS- CoV-2. Le disuguaglianze di salute,
che già interessavano la popolazione di migranti residenti nei ghetti e dovute
alla loro condizione socio-economica, giuridica e connessa alla scarsa
consapevolezza in tema di funzionamento del Sistema sanitario e del proprio
diritto di accesso alle prestazioni, si sono infatti ancor più amplificate con
l’epidemia da Covid-19. Gli interventi sono stati, quindi, fondamentali, in
un’ottica di prevenzione della diffusione del contagio.
LA BUONA PRATICA. Alcune delle attività
riconosciute come esempi qualificanti dalla OMS (WHO) sono state effettuate
grazie all’appoggio economico al CUAMM del governo Americano (US.AID) e al
supporto dell’Associazione ANLAIDS e dell’Istituto di Malattie Infettive
dell’Università di Bari e, nel dettaglio, rispettivamente la distribuzione di
alimenti, prodotti igienici e di protezione individuale durante il COVID, e lo
screening HIV e HCV negli insediamenti dei migranti stanziali o temporanei. A
dimostrazione che la progettualità viene premiata dalla simbiosi delle energie
disponibili. L’OMS
riconosce queste attività come buona pratica, sottolineando sia il percorso di
crescente assistenza specialistica e di inclusività con il Sistema Sanitario
Regionale, sia l’azione di coordinamento di Regione Puglia, A.Re.S.S. e ASL
Foggia con la rete di Enti del Terzo Settore attivata negli insediamenti per
aumentare l’efficacia dei servizi erogati. Il riconoscimento
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sta ad indicare che il percorso
intrapreso merita di essere imitato e riconosce la lungimiranza del compianto
giovane Responsabile delle Politiche di accoglienza della Regione Stefano
Fumarulo, pienamente recepite e realizzate dal Presidente Michele Emiliano.
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