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Salvini su Landella, le reazioni dopo “l’assoluzione”: “Comune sciolto per mafia, così contempla l’impunità”

Da Piemontese al Pd cittadino, ad Angiola e De Sabato

“La magistratura farà le sue indagini, non penso che Franco sia legato a niente che abbia a che fare con la malavita”. Sono queste le parole che Matteo Salvini, nel suo passaggio foggiano dello scorso 26 agosto, ha utilizzato a proposito dell’investitura leghista data a suo tempo all’ex sindaco di Foggia, Landella. Scelta della quale ha detto di non essersi pentito, malgrado il terremoto che si è abbattuto su Palazzo di Città, con i conseguenti arresti e gli scandali e le inchieste che hanno accompagnato la recente parabola politica locale. Parole che, immancabilmente, hanno suscitato non poche reazioni nelle opposizioni.

LE CHIAVI NON APRONO PIU’. “Matteo Salvini sappia che la serratura del Comune di Foggia è cambiata. Le chiavi che due anni fa gli ha consegnato Landella non aprono più – ha scritto in merito Raffaele Piemontese, vicepresidente della Regione Puglia e candidato alla Camera col PD per le prossime elezioni nel collegio plurinominale di Foggia. “È vero – si legge ancora sul suo profilo social – Foggia ha bisogno di un sindaco! Il capo della Lega Nord stia tranquillo: saranno i foggiani a scegliersi il prossimo primo cittadino”.

INFILTRAZIONI MAFIOSE. Sulla stessa linea la nota congiunta di Lia Azzarone e Davide Emanuele, rispettivamente Segretario Provinciale e Cittadino del Partito Democratico: “Il Consiglio comunale di Foggia è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Il sindaco leghista e alcuni assessori e consiglieri comunali della sua maggioranza sono stati giudicati incandidabili da una sentenza del Tribunale di Foggia. Venire a Foggia a tentare di minimizzare la gravità della situazione fa sorridere, amaramente, i foggiani onesti, che sono la stragrande maggioranza”.

CONTEMPLA IMPUNITA’. “Ad ‘assolvere’ Landella è un ex ministro dell’Interno – si legge ancora nella nota – che si è auto candidato a ricoprire lo stesso incarico. Come a voler dire: ci fossi stato io tutto questo non sarebbe accaduto. Nella sostanza il Credo di Salvini contempla anche l'impunità per chi abusa della funzione istituzionale, com’è accaduto a Foggia e come sostengono i magistrati inquirenti. L’assoluzione del sindaco leghista, però, stride con l’impossibilità di trovare un esponente politico foggiano da candidare nel collegio uninominale del capoluogo, dov’è stata catapultata una candidata romana, con convinzioni fortemente antiabortiste, e nel listino prlurinominale, dove la capolista è di Pordenone. Foggia è per la Lega un territorio da conquistare, anche a costo di riabilitare amministratori che hanno segnato in negativo la storia della nostra città”.

SCROCCARE LA CENA. “Mentre si gloria del numero di persone che approfittano della sua presenza a Foggia per scroccare la cena – scrive invece Nunzio Angiola, deputato di Azione candidato al Senato nel collegio plurinominale della Puglia per la coalizione Azione-Italia Viva-Calenda – un Matteo Salvini molto distratto continua a non rispondere a proposito della riserva del 40% al Sud dei fondi del Pnrr”.

“IL MODELLO DELL’AMICO FRANCO”. Infine, la stoccata social di Antonio De Sabato, Progetto Concittadino Foggial: “Ancora una volta Salvini elude la realtà e dimentica che Landella fu arrestato con l'accusa di corruzione e di concussione. Di questo dovrà rispondere e per questo sarà giudicato dalla magistratura e non la mafia. L'unico modello che sarà punito caro Salvini – scrive più avanti De Sabato – è proprio quello leghista, quello dell'amico Franco per intenderci, un sistema diffuso e capillare di corruzione che ha affossato definitivamente la nostra città. Un sistema malato che si è mostrato permeabile alle infiltrazioni mafiose”.

di Redazione 


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