“È COLPA MIA”. Al triplice fischio il timore era quello che De Zerbi potesse accampare risibili scuse, come il doppio legno colpito – a inizio e fine partita – e rifugiarsi dietro qualche giustificazione di circostanza. Fortunatamente, l’allenatore del Foggia non è difensivista neppure davanti alle telecamere e nel post – gara ha detto quello che tutti hanno pensato: “E’ colpa mia”.
LA SCONFITTA. Giusto così. Ovviamente lo sanno tutti i tifosi rossoneri che se la squadra è entrata ‘molle’ in campo e si è ricordata di voler portare a casa qualche punto solo negli ultimi minuti di partita, la responsabilità non può essere tutta del mister. Ma un allenatore che ‘fa gruppo’ a fine gara esce, mette la faccia e ammette: “E’ colpa mia”. Ed è oggettivamente così se contro il Savoia si sono viste le stesse pecche già palesate contro il Martina e contro il Melfi. È oggettivamente così se alcuni “senatori” hanno completamente bucato il match. È oggettivamente così se ieri non si è vista neppure una briciola di quella mentalità che ha permesso di far compiere tanta strada a questo Foggia.
L’ANALISI. “Così quando è il mio gruppo quando vinciamo, lo è anche quando facciamo queste brutte figure”, ha ribadito De Zerbi, che anche sul suo profilo personale Facebook ha compiuto una ulteriore analisi puntuale e impeccabile: “Mi prendo la responsabilità di questa sconfitta. Quando tutti giocano al di sotto del proprio standard la colpa è dell'allenatore. Io non mi nascondo. Ora sarebbe troppo facile e da vigliacchi scaricare colpe. Se devo dire qualcosa alla squadra la dico nello spogliatoio, a quattrocchi e non certo mezzo stampa. Rimango sempre orgoglioso di guidare questo gruppo. Questa è la MIA squadra nel bene e nel male nelle vittorie e nelle sconfitte e io la difenderò sempre”.
RIPARTIRE. Giusto così. Il Foggia sta facendo molto di più di quanto preventivato a inizio stagione, nessuno può nutrire un solo dubbio su questo. Ma partite come quella di ieri non si possono perdere, almeno non si possono perdere così. De Zerbi lo sa. E la responsabilità, da buon ‘padre di famiglia’ se l’è presa lui. Sta ai figli, adesso, già da mercoledì a Catanzaro, dimostrare di aver capito.
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