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Scarcerato Tavasci, presidente della Gema

Continua l'inchiesta sui 52 milioni di euro sottratti alle casse dei Comuni

Lanfranco Tavasci, presidente di Gema, dopo 6 mesi di arresti domiciliari, ieri è stato scarcerato  per decorrenza dei termini di custodia cautelare.  

Rita Curci, il gip che l'altro ieri sera ha notificato a Tavasci il provvedimento, ha inoltre rigettato l'istanza del pm Antonio Laronga che invece aveva chiesto l’obbligo di firma per il "numero 1" della Gema. 
Tavasci era stato arrestato lo scorso luglio insieme all’amministratore delegato dello stesso ente di riscossione, Giuseppe Corriero, già scarcerato nei mesi scorsi. 
"Peculato aggravato" l'accusa che pesava sulla testa dei due imputati. 
Secondo quanto emerso dall'inchiesta giudiziaria, infatti, la Gema avrebbe trattenuto parte dei tributi riscossi per conto dei Comuni di cui era concessionaria. 
Un ammanco totale di 52 milioni di euro spalmato su altrettanti Comuni: tra i casi più gravi quello di Cerignola, dove sarebbero stati sottratti alle casse comunali 8 milioni di euro, e quelli di Foggia e Vieste, rispettivamente in credito di 3 e 2 milioni di euro con l'ente di riscossione delle imposte locali (Imu, Tarsu, tarsug, tosap e altre).
Durante l'interrogatorio di garanzia Tavasci si era dichiarato innocente, adducendo l'alibi della cessione di ogni incarico amministrativo già nei due anni precedenti il suo arresto.
Ma il Tribunale del Riesame non gli aveva creduto respingendo per ben due volte l’istanza di scarcerazione. 
Nei mesi scorsi la società è stata messa in liquidazione e appare molto credibile la via del fallimento: sulla questione il tribunale si pronuncerà il prossimo 25 febbraio.
Continua intanto l’indagine che dovrà accertare dove  siano finiti i 52 milioni di euro di imposte comunali e le responsabilità della sparizione dellLanfranco Tavasci, presidente di Gema, dopo 6 mesi di arresti domiciliari, ieri è stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare. 

 

IL PROVVIDEMENTO DI SCARCERAZIONE. Rita Curci, il gip che l'altro ieri sera ha notificato a Tavasci il provvedimento, ha contestualmente rigettato l'istanza del pm Antonio Laronga che invece aveva chiesto l’obbligo di firma per il "numero 1" della Gema. 
Tavasci era stato arrestato lo scorso luglio insieme all’amministratore delegato dello stesso ente di riscossione, Giuseppe Corriero, già scarcerato nei mesi scorsi. 
"Peculato aggravato" l'accusa che pesa sulla testa dei due imputati.
IL BUCO DI 52 MILIONI DI EURO. Secondo quanto emerso dall'inchiesta giudiziaria, infatti, la Gema avrebbe trattenuto parte dei tributi riscossi per conto dei Comuni di cui era concessionaria. 
Un ammanco totale di 52 milioni di euro spalmato su altrettanti Comuni: tra i casi più gravi quello di Cerignola, dove sarebbero stati sottratti alle casse comunali 8 milioni di euro, e quelli di Foggia e Vieste, rispettivamente in credito di 3 e 2 milioni di euro con l'ente di riscossione delle imposte locali (Imu, Tarsu, tarsug, tosap e altre).
Durante l'interrogatorio di garanzia Tavasci si era dichiarato innocente, adducendo l'alibi della cessione di ogni incarico amministrativo già nei due anni precedenti il suo arresto.
Ma il Tribunale del Riesame non gli aveva creduto respingendo per ben due volte l’istanza di scarcerazione. 
LE INDAGINI CONTINUANO, GEMA VERSO IL FALLIMENTO. Nei mesi scorsi la società è stata messa in liquidazione e ora appare credibile la via del fallimento: sulla questione il tribunale si pronuncerà il prossimo 25 febbraio.
Continua intanto l’indagine che dovrà accertare dove  siano finiti i 52 milioni di euro di imposte comunali riscossi dalla Gema e le responsabilità della sparizione della grossa somma di denaro. 

di Redazione 


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