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Schiavi dell'Est e sfruttatori, 'Uomini e Caporali' narrati da Alessandro Leogrande

Il libro del 2008 già denunciava le condizioni inumane

Un campo di concentramento ad un chilometro da Orta Nova. Centinaia di ‘morti sospette’ archiviate troppo in fretta dalla Procura della Repubblica e corpi senza vita nascosti sottoterra senza neanche una degna sepoltura. I sogni di una vita migliore di lavoratori dell’Est Europa, in particolare di ragazzi polacchi, stritolati nelle grinfie di caporali che tra soprusi e violenze danno ad un traffico umano di schiavi. Poi la fuga di tre ragazzi da questi campi di concentramento e la denuncia ai Carabinieri porta alla scoperta e all’arresto dei loro aguzzini. Non è la trama di un film, ma quanto accadito realmente a pochi chilometri da Foggia e raccontato da Alessandro Leogrande nel suo libro ‘Uomini e Caporali’.

UN LIBRO GIA’ SCRITTO Un libro la cui trama non è molto dissimile da quanto scoperto nell’operazione ‘Saturno’ condotta dal Servizio Centrale Operativo, dalla Squadra Mobile di Foggia e dal Commissariato di Cerignola, coadiuvato dal Reparto Prevenzione Crimine. Oltre cinquanta cittadini comunitari di nazionalità bulgara e rumena vittime dello sfruttamento. Trattati come schiavi: costretti a lavorare per 12 ore in condizioni disumane. Tutto già scritto, già denunciato. Eppure, succede ancora. Succede in Puglia, le foggiano. A pochi chilometri dai centri urbani.

 

IL MIRAGGIO DEI SOLDI Lo descriveva nel 2008 già Leogrande nelle pagine del suo libro. “Ogni anno centinaia e centinaia di stranieri giungono lì col miraggio di guadagnarsi un po’ di soldi lavorando alla raccolta estiva dei pomodori o di altri frutti della terra. In particolare l'Europa dell'Est si è rivelata il serbatoio ideale di questa manodopera a basso prezzo. Ma quasi immancabilmente ragazzi e adulti provenienti dall'Ucraina e dalla Polonia vedono il loro piccolo sogno di miglioramento economico infrangersi davanti a una realtà durissima, fatta di condizioni igieniche, lavorative e salariali atroci”. Per descrivere le inumane condizioni di vita a cui erano sottoposti i braccianti agricoli e per provare a fare luce sui numerosi casi di morti sospette, il giornalista e scrittore incontrò le vittime, studiò le tecniche e le ‘biografie’ dei nuovi kapò, interrogò magistrati, avvocati, medici, sindacalisti che provavano ad opporsi allo sfruttamento. Oggi, purtroppo, quelle storie riemergono. Gli ‘Uomini e i caporali’ narrati da Leogrande ci sono ancora. L’operazione ‘Saturno’ ne ha riportati in vita 54, ma chissà quanti – delle migliaia di cittadini stranieri che arrivano nel Tavoliere delle Puglie per trovare fortuna e lavoro – sono ancora schiavi di sfruttatori ed aguzzini.

di Redazione 


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