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Scuole chiuse e lavoratrici dimenticate, l'allarme della Fp Cgil: "Per donne e bambini costi socialI enormi, troviamo soluzione"

Trenta giugno. E' questa la data che allarma sindacati e lavoratrici della scuola. Sarà il giorno in cui succederanno due cose strettamente legate l’una all’altra: 12 operatrici scolastiche foggiane vedranno scadere il loro contratto e la città assisterà alla chiusura di tutte le sue 8 scuole dell’infanzia comunali, le stesse presso le quali lavoravano quelle donne.

LE MAESTRE. Quelle 12 operatrici scolastiche - commentano dalla FP Cgil -  hanno lavorato nelle scuole per 17 anni, quasi sempre da precarie e con scarse tutele contrattuali, tranne che per l’ultimo periodo, gli ultimi 10 mesi durante i quali il loro lavoro è stato regolato da un contratto con il Comune di Foggia. Oltre alla loro vicenda, poi, c’è quella delle maestre. E’ vero che per queste ultime è già previsto un ‘ricollocamento’ nella pianta organica comunale, ma in ogni caso non nell’ambito scolastico in cui hanno lavorato per anni e vorrebbero continuare a lavorare ancora.

LE CONDIZIONI. “Foggia non può rassegnarsi a perdere le proprie scuole comunali dell’infanzia e non può accettare che 12 donne, 12 brave operatrici scolastiche perdano il loro lavoro, riponendo chissà per quanto tempo nel cassetto un’esperienza e una professionalità che hanno conquistato facendo sacrifici e dando sempre il massimo, anche in condizioni contrattuali non proprio ottimali”. Nella sede della FP Cgil Foggia, i dirigenti sindacali e le 12 operatrici scolastiche foggiane si sono riuniti per fare il punto della situazione. “Lavoriamo insieme a due obiettivi: convincere il Comune di Foggia e le altre istituzioni competenti a salvare almeno una parte delle 8 scuole comunali dell’Infanzia; impedire che per le 12 operatrici scolastiche foggiane il 30 giugno sia l’ultimo giorno di lavoro all’interno delle scuole materne comunali”.

LA MOBILITAZIONE. Poi, un riferimento al lavoro dei commissari. “La gestione commissariale del Comune di Foggia non può agire come un ‘curatore fallimentare’, amministrare la cosa pubblica non può ridursi a tagliare quelle che vengono percepite solo come ‘spese’: i costi sociali della chiusura delle scuole e della perdita di 12 posti di lavoro per altrettante donne pesano enormemente di più sui bilanci delle famiglie, delle persone in carne e ossa, di bambini trattati alla stessa stregua di ‘pacchetti’ che possono essere spostati e conteggiati come oggetti di una contabilità priva di visione del futuro. Per questi motivi occorre trovare una soluzione, insieme, che contemperi la possibilità di salvare almeno in parte le scuole comunali, di implementare una gestione del servizio anche attraverso la turnazione, in modo da salvaguardare posti di lavoro, storie professionali, metodologie di lavoro acquisite nel tempo. La nostra mobilitazione su questo fronte continuerà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane con ogni iniziativa possibile”.

di Redazione 


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