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Seccia & gli altri: se anni di giustizia valgono meno di un tweet di Saviano...

Chi sono quelli che (com)battono la mafia

Quando ieri in redazione abbiamo letto i messaggi sui social network di Roberto Saviano, dedicati alla mafia foggiana, ci sono state due reazioni differenti. C'è chi ha commentato: “E allora? Ci voleva lui...”. E chi invece ha pensato che in quel momento la popolarità dello scrittore campano avrebbe squarciato il velo di ipocrisia che ruota attorno alla criminalità organizzata. 
 
Alla fine ha prevalso la scelta di dare risalto ai post di Saviano, convinti che parlare di mafia sia fondamentale per affrontare il problema. Il pensiero, però, è andato subito a tante altre persone che questa verità – la mafia garganica esiste ed è efferata e potente – l'hanno sempre gridata, anche a rischio della propria incolumità fisica. E allora hanno riecheggiato nella mente le parole di Domenico Seccia.
LA MAFIA ESISTE. Alla fine ha prevalso la scelta di dare risalto ai post dello scrittore, convinti che parlare di mafia sia fondamentale per affrontare il problema. Il pensiero, però, è andato subito a tante altre persone che questa verità – la mafia garganica esiste ed è efferata e potente – l'hanno sempre gridata, anche a rischio della propria incolumità fisica. E allora hanno riecheggiato nella mente, ad esempio, le parole di Domenico Seccia.
MAFIA INNOMINABILE E SOCIALE. “C’era un tempo in cui la mafia garganica non esisteva. Bisognava vincere la credenza che fosse una magia, popolata dal potente di turno che impone il suo comando, la sua forza e la sua violenza. 
Non esisteva perché tutti la negavano. Anche i Magistrati che se ne occupavano. 
Una faida come le altre. 
La mafia garganica, però, esisteva, eccome.
 Ammazzava ed ammazza”.È la quarta di copertina di “La mafia innominabile”, un libro scritto nel 2011 dal procuratore della Repubblica a Lucera.  Lo stesso che  qualche giorno fa, al chiostro di Santa Chiara ha presentato un altro volume, “La mafia sociale” ribadendo alcuni concetti molto semplici: “Foggia è divisa e l'ha divisa la mafia”. E “a chi mi chiede il perché di due libri sulla mafia – ha ribadito - ebbene io rispondo così: perché era troppa, troppa l'indifferenza della gente”.
DA EMILIANO A FABBROCINI. E poi, vi ricordate la querelle con il sindaco di Bari (e magistrato) Michele Emiliano che aveva sconvolto con il suo “A Foggia la mafia si sente nell'aria?”. L'incidente diplomatico venne risolto con una eloquente verità: “Il primo passo per riuscire a sconfiggere la mafia è quello di riconoscerla e di nominarla”. E di aria ne avevano parlato anche altre influenti istituzioni a Foggia. A distanza di mesi viene quasi da pensare che forse avremmo fatto meglio a considerare in modo diverso le parole sibilline del capo della Mobile Fabbrocini, che tanto ci indignarono.  E, infine, perchè non citare il procuratore Antonio Laudati, che in una recente lettera al sindaco di Monte Sant'Angelo, si è lasciato andare a un amaro commento: "Non dimentico che quando mi sono insediato, nel settembre 2009, qualcuno declassava le organizzazioni mafiose a mere “faide fra pastori. Ho dovuto lavorare non poco per convincere gli operatori della giustizia e le istituzioni che, invece, eravamo di fronte a una delle organizzazioni criminali fra le più pericolose esistenti sul territorio italiano anche se non vi era un unico nome ad identificarla".
LA STRADA E' INDICATA... Ora è arrivata la sberla di Saviano. Ben venga lo scrittore campano che indica la strada, ma c'è qualcuno che l'ha già indicata da tempo. L'indifferenza si combatte anche così, riconoscendo i messaggi dei quotidiani portatori di giustizia e non solo affidandosi ai 140 caratteri di un opinion leader. Ignoranza e indifferenza si (com)battono con le azioni forti come quelle di Libera, si (com)battono con il lavoro incessante verso la verità come quello, ad esempio, di Daniela Marcone, si (com)battono con "quella parte di stampa che da anni si occupa di cronaca nel silenzio, rovistando nella macchia mediterranea garganica, dove si sono impigliati troppi corpi senza vita". Non limitiamoci a un Saviano sì, Saviano no. Anni di lotta per la giustizia e la legalità non possono essere meno importanti di un tweet e di un post. Non possono. Non devono.

di Redazione 


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