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Senza fissa dimora morto in stazione a Foggia, il ricordo dei volontari

È stato trovato privo di vita, nei pressi della stazione di Foggia. È un senza fissa dimora, morto nella notte in quella che era diventata la sua “casa”. A lui, è dedicato il pensiero di Emiliano Moccia, già collaboratore di Foggia Città Aperta e attualmente volontario dei Fratelli della Stazione e direttore di FoglioDiVia.

IL RICORDO. Edoardo, il senza dimora che con lo sguardo proteggeva sempre la sua amata… quando calava la notte
La proteggeva da lontano. Con lo sguardo, con il pensiero, con quell’aria da vagabondo errante che si trascina dietro tutta la stanchezza di una vita. Una stanchezza, però, che non gli impediva d sfoggiare uno sguardo ironico e parole gentili ogni volta che ti avvicinavi a lui per chiedere se voleva un po’ di latte caldo e di biscotti. Quanti anni sei rimasto a dormire dentro la stazione di Foggia, Edoardo? Tanti, troppi, con qualche breve parentesi quando sei finito all’ospedale dopo che ti eri fatto male il piede. Proprio il piede, uno degli strumenti del corpo più preziosi per camminare, per mettersi in viaggio, per certificare il tuo status di senza fissa dimora arrivato dalla Polonia con chissà quali speranze. Ma tornavi sempre in stazione. Perché l’amavi in silenzio, la tua Giovanna. La proteggevi da lontano quando calava la sera e vi dividevate per dormire. Perché lei è sempre stata un po’ particolare, difficile da gestire, da comprendere. Ma tu, Edoardo, avevi sempre pazienza. E l’aspettavi, la guardavi, la proteggevi con il tuo sguardo. E se qualche sera ci capitava di sorprenderti arrabbiato, nervoso, era perché di sicuro lei ti aveva trattato con poco garbo, con poca dolcezza. Erano piccole ferite. Lo comunicavi con quel broncio da bambino capriccioso, offeso, incompreso. Perché l’amore è così. Anche se vissuto tra la polvere, sotto i cartoni, tra la gente che usciva di fretta dalla stazione senza rendersi conto che davanti a loro si stava consumando una grande storia, una grande passione. Silenziosa, clandestina, pudica. Ci mancherai, Edoardo. Difficile capire perché sei morto così all’improvviso in un giorno di fine d’estate. E lasciare Giovanna da sola, di notte, senza il tuo sguardo protettivo a garantirle che, nonostante tutto, non ci sono pericoli. Che va tutto bene. Che la notte trascorsa in mezzo alla strada fa meno paura se vissuta insieme. Un saluto Edoardo, e da lassù continua a proteggere Giovanna e tutti quanti noi, perché ne abbiamo bisogno e perché troppo volte non ci siamo neanche accorti degli immensi dolori che ti portavi dentro.

di Redazione 


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