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Sfruttati e segregati in un casolare, scappano e fanno arrestare tre caporali

Vivevano in una struttura senza acqua, luce e bagno

Li hanno arrestati con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro: in sostanza erano tre “caporali”: Ionel Tarnauceanu (classe ’84), Daniel Balaceanu (’90)  e Ionut Macovei (’88), tutti incensurati.
LA FUGA. Nella stazione Carabinieri di Apricena, nove cittadini rumeni hanno denunciato di essere riusciti a scappare sfondando una piccola porta secondaria di un casolare in campagna, dove erano stati costretti a soggiornare per circa tre giorni dopo essere stati impiegati nella raccolta dei pomodori. Il caseggiato era stato adibito a dormitorio dove decine di persone erano segregate in condizioni igienico-sanitarie pessime, prive dei più elementari servizi: acqua, energia elettrica e rete fognaria.
LA RICOSTRUZIONE. Gli stranieri, in evidente stato di disidratazione sono stati rifocillati e le indicazioni fornite hanno consentito l’individuazione sia del casolare, situato nelle campagne apricenesi, sia dei tre “caporali”, ancora ignari del fatto che gli operai si erano rivolti ai Carabinieri.  All’arrivo dei militari la porta d’ingresso del caseggiato era chiusa con un lucchetto, rimosso il quale, i Carabinieri si sono trovati in presenza di pochi materassi sudici ed immondizia sparsa ovunque.
Secondo quanto ricostruito i 9 lavoratori erano stati contattati in Romania da Tarnaceanu (il reclutatore del gruppo), che li aveva invitati a seguirlo in Italia per la raccolta stagionale dei pomodori alle seguenti condizioni: ogni lavoratore doveva pagare in anticipo la somma di 125 euro quale corrispettivo del viaggio di andata e ritorno, avrebbe ricevuto la somma di 3 euro a cassetta (che una volta riempita di pomodori sarebbe pesata circa 50 Kg), avrebbe usufruito di un alloggio con letti e docce e di una somma extra di 10 euro ogni tre giorni per far fronte alle spese di sostentamento. Il lavoro sarebbe stato così articolato: un primo turno dalle 5 alle 11 seguito da una pausa dalle 11 alle 16, per poi riprendere fino a quando il buio rendeva impossibile proseguire nella la raccolta.

IL VIAGGIO. Accettata la proposta le vittime erano salite su un autobus e dopo circa 20 ore di viaggio erano giunte a San Severo, dove ad attenderle vi erano Balaceanu e Macovei, che a bordo di un’autovettura avevano fatto strada al bus facendolo girare a lungo a vuoto, in modo da disorientare i passeggeri sul percorso. Viste le condizioni del casolare i lavoratori avevano espresso il loro diniego a vivere in quel posto squallido e abbandonato senza però potersi allontanare poiché l’autista rifiutava categoricamente di riportarli indietro, in quanto il viaggio doveva essere pagato con i proventi della raccolta non ancora effettuata.
L'ARRESTO IN FLAGRANZA. Sono così iniziate le prevaricazioni e le prepotenze nei confronti dei lavoratori: Balaceanu e Macovei si sono subito impossessati dei loro documenti, minacciandoli che qualora si fossero allontanati sarebbero stati fermati dalle forze dell’ordine o sarebbe stato loro sparato dietro. Al termine delle giornate lavorative inoltre venivano rinchiusi nella masseria e, fino a tarda notte, venivano svolti dai due veri e propri servizi di guardiania per evitare che le vittime potessero fuggire. La porta del casolare veniva chiusa con un lucchetto dall’esterno mentre le inferiate poste alle finestre impedivano qualunque velleità di fuga. Dopo quasi tre giorni di stenti, privati del cibo e dell’acqua, le vittime del caporalato sono riuscite a fuggire in piena notte sfondando la porta secondaria del casolare. Una volta all’esterno hanno vagato nel buio per le campagne circostanti, seguendo l’unico riferimento le luci in lontananza del paese fino a quando hanno raggiunto la Caserma dei Carabinieri.
Ricostruita la vicenda, i Carabinieri hanno proceduto all’arresto in flagranza di reato dei tre rumeni  a vario titolo ritenuti responsabili di concorso nell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.  Ulteriori indagini sono in corso per chiarire la posizione del proprietario del fondo dove i rumeni erano stati impiegati per la raccolta dei pomodori.

di Redazione 


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