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Sotto le stelle del... Moody

Il 2013 comincia nel migliore dei modi. Mercoledì 9 gennaio, Jon Cowherd e John Patitucci

A via Nedo Nadi, il 2013 riparte all’insegna della qualità, della buona musica, del jazz d’autore. Nino Antonacci continua nella sua opera, ormai radicata e consolidata da anni, e porta a Foggia, al suo Moody Jazz Cafè, mercoledì 9 gennaio, un quartetto d’eccezione, con alcuni dei migliori musicisti del panorama mondiale. Di scena, il Jon Cowherd’ Mercy Project: un’idea sonora che, per la prima volta, tocca il suolo italiano.
GRANDI NOMI. “impossibile non è per sempre” si legge nel divertente (e divertito) comunicato stampa che annuncia l’ensemble protagonista di questo mese (oltre ad una luna crescente del 59%), citando alla lettera il grande Muhammad Ali (che forse poco ha a che fare col jazz, ma molto con le grandi sfide), a significare che anche in una città come Foggia, di provincia e forse poco avvezza alle ribalte internazionali, è possibile fare grandi imprese. E grandi lo sono di certo i magnifici quattro ospiti del Moody: Jon Cowherd, leader e ideatore della band, è un pianista e compositore di enorme talento, giovane ma già rispettato negli States, anche grazie alle sue incisioni che lo hanno visto affiancare nomi di spicco del panorama mondiale e non solo della scena jazz, da Joni Mitchell e Iggy Pop, a Cassandra Wilson, Mark Olson e altri. Con lui però, c’è forse la vera stella della band, o quanto meno il più famoso di tutti: l’italoamericano John Patitucci (originario di Torano Castello, Cosenza), bassista e contrabbassista straordinario. La sua firma figura nei migliori lavori di artisti del calibro di Chick Corea, Herbie Hancock, Stan Getz, Wynton Marsalis, Joshua Redman, Freddie Hubbard, solo per citare alcuni jazzisti, passando poi per Sting, Natalie Cole, Astrud e Joao Gilberto – e meglio stoppare qui la lista, altrimenti non v’è spazio per il resto della band. A tal proposito, direttamente “collegato” a Patitucci, c’è Brian Blade, il “suo” batterista di fiducia, visto che insieme, da quindici anni e stabilmente, seguono quell’altro fenomeno di nome Wayne Shorter, costituendo una delle sezioni ritmiche più affiatate di sempre. Chiude il quartetto, “last but not least”, il chitarrista Steve Cardenas, giovane musicista dal tocco originale, per giunta didatta di spicco della New School di New York.
L’IMPORTANZA DI FARE RETE. Oltre al Moody di Foggia, il quartetto andrà anche a Gioia del Colle e a Salerno, rispettivamente al “Ueffilo” e al “Modo”, le altre due realtà che fanno parte del S.I.N.C. (South Italy Network Club), la rete che, insieme, fa in modo che anche piccole realtà del sud Italia possano assaporare l’ebbrezza della musica degli dei, suonata da artisti di spessore mondiale. Un’idea vincente, confermata dai risultati (al primo dei due spettacoli in programma mercoledì, al Moody, è già tutto esaurito), da cui bisognerebbe trarre ispirazione, non solo per quanto riguarda la musica. Dopo Patitucci e Cowherd, il prossimo 10 febbraio sarà la volta di Ron, per cambiare registro ma restando sempre in tema di qualità. Ma i due nomi di spicco della stagione sono previsti per marzo e, soprattutto, maggio: James Taylor Quartet e Pat Martino. E per quest'ultimo, per chi non mastica l'argomento, forse basta unicamente un semplice rinvio al dizionario, della serie “vedi alla voce chitarra”.

di Redazione 


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