Stadio Zaccheria: gara lampo del Comune, gestione ponte concessa all’Heraclea di Casillo e De Vitto
I dettagli della procedura e i risvolti economici
La concessione-ponte per la gestione dello stadio comunale Pino Zaccheria è stata aggiudicata all’Heraclea di Gennaro Casillo e Giuseppe De Vitto fino alla stagione calcistica 2026/2027 per un importo di 12mila euro annui, con un ribasso del 90,612% rispetto all’importo a gara d’asta di 127.829,39. Si è trattato di una gara lampo conclusasi in meno di una giornata rispetto alla scadenza fissata per l’invio delle istanze.
LA GARA. Dunque il ‘tempio’ del calcio foggiano è stato temporaneamente affidato alla ormai collaudata coppia De Vitto-Casillo, quest’ultimo – Gennaro – figlio del presidente Pasquale Casillo dell’era zemaniana. I due imprenditori gestiranno lo Zaccheria per tutto il periodo in cui saranno realizzati i lavori di ammodernamento dello stadio che porteranno la capienza a 15.657 posti e comunque fino alla stagione calcistica 2026/2027. L’affidamento potrà essere prorogato per ulteriori due stagioni. Inizialmente fissata al 29 agosto scorso, la scadenza per l’invio delle istanze telematiche di partecipazione è stata posticipata alle 23.59 del 22 settembre, dopo che, in sede di interpretazione autentica il Comune ha precisato rispetto all’art. 6 del capitolato speciale d’appalto che, tra le spese da sostenere da parte del concessionario, erano da escludere quelle del montaggio e smontaggio delle barriere divisorie allestite durante ogni gara (servizio aggiudicato a parte alla NGT costruzioni srl). Nella prima mattinata di oggi -23 settembre – è stato immediatamente costituito il seggio di gara composto dai dirigenti del Comune Tullio Mendolicchio e Irene Licari, dal funzionario architetto Andrea Canistro e dalla segretaria Angela di Letizia. Subito dopo, alle 11,10 si è tenuta la seduta di gara che, come confermato in una nota da Palazzo di Città “ha verificato la correttezza formale della documentazione presentata e il possesso dei requisiti” dell’Heraclea aggiudicando alla società candelese la concessione.
I RISVOLTI ECONOMICI. Il capitolato speciale d’appalto ha previsto la possibilità da parte del Comune di aggiudicare la concessione anche “in caso di una sola offerta valida purché ritenuta congrua e conveniente per l’Amministrazione”. L’importo offerto dall’Heraclea di un canone concessorio di mille euro al mese deve quindi essere stato ritenuto vantaggioso per le casse del Comune. Nella considerazione della convenienza economica va infatti considerato che spetterà al concessionario il sostenimento di una serie di costi che altrimenti sarebbero stati a carico dell’Amministrazione. Si tratta delle spese legate alla manutenzione degli ascensori, dell’impianto idrico e antincendio, degli impianti elettrici e dei tornelli d’accesso, della manutenzione e dell’irrigazione del prato di gioco, della tenuta dell’impianto di videosorveglianza e della pulizia interna ed esterna della struttura a cui deve aggiungersi il servizio di guardiania H/24. Attività i cui costi, secondo quanto riferito dagli aggiudicatari, indicativamente sono quantificabili in circa 150mila euro. Per Casillo e De Vitto tuttavia un’oculata scelta imprenditoriale. A fronte di tali spese, l’Heraclea è obbligata a far giocare allo Zaccheria le gare del Calcio Foggia incassando per ogni partita 5mila euro oltre al 10% dell’incasso. A occhio e croce circa 80mila euro all’anno. Non solo: gestendo direttamente lo stadio la società neopromossa in serie D risparmierà un importo di circa 70mila euro per i costi legati alle singole partite disputate in casa. Senza contare la possibilità di gestire il punto ristoro-bar e di incassare gli introiti pubblicitari in caso di concerti ed eventi organizzati all’interno dello stadio.
I contenuti dei commenti rappresentano il punto di vista dell'autore, che se ne assume tutte le responsabilità. La redazione si riserva il diritto di conservare i dati identificativi, la data, l'ora e indirizzo IP al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti. La Corte di Cassazione, Sezione V, con sentenza n. 44126 del 29.11.2011, nega la possibilità di estendere alle pubblicazioni on-line la disciplina penale prevista per le pubblicazioni cartacee. Nello specifico le testate giornalistiche online (e i rispettivi direttori) non sono responsabili per i commenti diffamatori pubblicati dai lettori poichè è "impossibile impedire preventivamente la pubblicazione di commenti diffamatori". Ciò premesso, la redazione comunque si riserva il diritto di rimuovere, senza preavviso, commenti diffamatori e/o calunniosi, volgari e/o lesivi, che contengano messaggi promozionali politici e/o pubblicitari, che utilizzino un linguaggio scurrile.Riproduzione Riservata.