Dovrà restituire un totale di 315mila euro il segretario generale della Camera di Commercio di Foggia, Matteo di Mauro. La giunta dell’Ente camerale, targata Zanasi, ha infatti stabilito di ridurre di un terzo lo stipendio del manager, sino a ieri uno dei più pagati della regione, con effetto a decorrere dall’anno 2009. Nessuna modifica della retribuzione, invece, per gli altri due dirigenti, Michele Villani e Giuseppe Santoro.
CONFRONTO CON ALTRE CAMERE. Per effetto della decisione presa lo scorso mercoledì, la retribuzione base di di Mauro scende a 150mila euro annui rispetto ai 220mila euro fissati nel 2009; un importo che aveva già subito una lieve diminuzione nel tempo fino ai 193mila del 2013. Ora il primo dirigente camerale dovrà “accontentarsi”, si fa per dire, di una retribuzione totale annua inferiore ai 200mila euro tenendo conto dei compensi accessori. La riduzione è stata operata dalla giunta basandosi sugli importi erogati ai segretari generali di altre otto Camere di Commercio, tra cui Lecce, indicate da Unioncamere come simili per dimensioni a quella di Foggia. E in ogni caso l'importo resta superiore ad esse, considerando che le retribuzioni di posizione fissate da tali camere vanno dai 65mila euro di Perugia ai 146mila di Varese.
A GENNAIO ERA STATO CONFERMATO. Il provvedimento è stato preso in via di autotutela
in risposta all’indagine della Corte dei Conti che a ottobre scorso contestò l’ipotesi di responsabilità amministrativa e danno erariale a carico di sette componenti di giunta, colpevoli secondo la procura contabile, di aver aumentato a dismisura lo stipendio del primo dirigente camerale nel 2008. Eppure non è stata una decisione scontata. A gennaio scorso, infatti, nonostante la nota ricevuta, la giunta camerale aveva in sostanza confermato lo stipendio di di Mauro supportando la decisione con ulteriori motivazioni legate alla complessità organizzativa dell’Ente guidato dal segretario generale.
QUALCOSA E' CAMBIATO. Evidentemente qualcosa deve essere cambiato. Cosa abbia fatto cambiare idea alla giunta camerale in questi mesi non è dato sapere. Vero è che anche la decisione di gennaio scorso era stata formalmente disapprovata dal Ministero. Tuttavia
non si può escludere che gli scontri avutisi negli ultimi tempi sulla procedura di costituzione del consiglio camerale abbiano avuto un ruolo non secondario nella vicenda. Non è un caso che ad approvare la delibera di riduzione siano stati, oltre al presidente Zanasi, gli esponenti di Confesercenti, Confartigianato e Confagricoltura. Assente "provvidenzialmente" il vicepresidente Salcuni della Coldiretti e i rappresentanti della Confcommercio che, ad onor del vero, avevano già votato contro l'aumento nel 2008. L'ipotesi che alla Camera di Commercio si debba definitivamente parlare di correnti "amiche e nemiche", con buona pace di chi indica nell'Ente camerale la casa di tutte le imprese, è oggi ancor più una realtà.