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Tar Puglia, bocciatura sonora per il Rettore di Unifg: “La creazione del Dafne atto punitivo per quattro professori”

La vicenda riguarda il contenzioso con Del Nobile, Centonze, Conte e Palermo

Il provvedimento con cui il Rettore dell'Università di Foggia ha respinto la richiesta di 'ritorno' nel Dipartimento di Scienze Agrarie dei professori Matteo Del Nobile, Diego Centonze, Amalia Conte e Carmen Palermoevidenzia profili di rilevante eccesso di potere per sviamento dalla causa tipica”. Ciò, perchè, la creazione del DAFNErisulta essere stata null’altro che una mera riedizione per ridenominazione del vecchio Dipartimento SAFE, posta in essere non per finalità di migliore riorganizzazione o di servizio agli studenti di alcun genere, ma semplicemente allo scopo di ostracizzare i quattro docenti non graditi”.

LA SENTENZA DEL TAR. Il Tar di Puglia, con sentenza dello scorso 4 aprile, ha condannato, senza usare mezzi termini, l'operato di Pierpaolo Limone, rettore dell'Università di Foggia, nella vicenda che ha riguardato i quattro professori del Dipartimento di Scienze Agrarie, da un giorno all'altro ritrovatisi senza la possibilità di svolgere attività di didattica e ricerca in un dipartimento afferente alle proprie conoscenze. La pronuncia accoglie in pieno il ricorso dei docenti contro quella che i giudici amministrativi ritengono una manovra architettata per giungere a “un allontanamento coattivo di docenti “indesiderati” in quanto ritenuti organizzativamente problematici”.

LA VICENDA. Secondo la ricostruzione del Tar, Pierpaolo Limone ha creato – in sostanza in solitaria - un nuovo dipartimento, il DAFNE (Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali e Ingegneria), disattivando il vecchio dipartimento SAFE (Dipartimento di Scienze agrarie, degli Alimenti e dell'Ambiente) del tutto identico al primo, al solo fine di ostacolare e isolare Del Nobile, Centonze, Conte e Palermo, i primi due peraltro autori di un esposto sull'utilizzo incongruo di finanziamenti di progetti di ricerca al Dare. La decisione di istituire il Dafne all'Università di Foggia è avvenuta formalmente nel dicembre 2020 su richiesta di cinquantasei docenti su sessanta (tutti tranne i quattro docenti coinvolti) fatta nel settembre 2020. Al momento, però, di esprimere parere sull'ingresso nel nuovo dipartimento dei colleghi, la riunione di Consiglio del Dipartimento è andata deserta. I professori si 'tirarono indietro'. Secondo il verbale “sono pervenute quarantasette giustifiche” e così si è proceduto allo scioglimento della seduta per mancanza del numero legale.

LA DECISIONE DEL RETTORE. Siamo a gennaio 2021. La riunione non è riconvocata e a decidere sulla sorte dei quattro professori, è il Senato accademico nel febbraio 2021, nella cui riunione interviene il Rettore in solitaria con motivazioni ritenute totalmente infondate dal Tar. Secondo Pierpaolo Limone, l'ingresso di Del Nobile e i tre colleghi era da respingere in quanto era “stato rappresentato, a più riprese e da numerosi colleghi del Dafne, il difficile clima che si era creato nel Safe soprattutto in conseguenza delle azioni legali promosse in sede amministrativa e penale dai prof. Centonze, Del Nobile e Conte nei confronti di molti docenti del SAFE oltre che delle reiterate richieste di accesso agli atti, che ha determinato negli anni profondo disagio e stress lavorativo vissuto in un contesto caratterizzato da livelli non fisiologici di elevata conflittualità”. Il rettore ritiene dirimente l'aspetto legato allo stress evidenziato “con riferimento all’obbligo imposto a carico del datore di lavoro in materia di tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro”.

IL RICORSO ACCOLTO. Ma il Tribunale Amministrativo smonta la ricostruzione affermando che “gli assunti addotti dal Rettore non sono espressione di valutazione (in termini di afferenza) della didattica e della ricerca e non recano in nessuna parte un esame obiettivo della didattica e della ricerca e delle ragioni per le quali i ricorrenti non possono afferire” al Dafne. I giudici rimarcano, inoltre, che il Dafne “di per sé risulta essere null’altro che una mera riedizione per ridenominazione del vecchio Dipartimento SAFE”, bollando come fantomatico “qualsivoglia corso di ingegneria ipoteticamente attivato”. Quanto accaduto, per il Tar è “un caso di scuola di eccesso di potere per sviamento della causa tipica”.

NON RISPETTATO IL RUOLO DELL'UNIVERSITA'. I giudici amministrativi vanno oltre. Nella sentenza specificano che “l’Università ha completamente fuorviato l’azione amministrativa volta a valutare la richiesta di trasferimento in termini di afferenza quanto a didattica e ricerca, traslando la questione su un piano completamente differente e non attinente alla vicenda”. Il provvedimento di diniego in sostanza è “un atto punitivo in danno dei ricorrenti posto al di fuori di qualunque corretta logica amministrativa, caratterizzandosi peraltro per avere come presupposto un uso palesemente abusivo e distorto del potere organizzativo dell’Università, essendosi consapevolmente deciso di costituire in modo del tutto strumentale un nuovo Dipartimento al fine pragmatico unico di escludere dal medesimo i ricorrenti”. Il colpo finale è esteso all'intera Università che in questa vicenda – a giudizio del Tar – è venuta meno al proprio ruolo. “Fra i compiti istituzionali dell’Università – scrivono i giudici - non può non annoverarsi l’impegno per l’ascolto e la composizione del dissenso culturale ed organizzativo, quest’ultimo essendo espressione di un valore critico che deve essere incluso e non surrettiziamente ed artatamente escluso da una comunità accademica che voglia essere coerente con il suo ruolo ontologico”. In attesa dell'appello, la lezione impartita al rettore è indigesta.

di Michele Gramazio


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