"Non è na barzellett": da tormentone a rap, il ritorno dei Tavola 28 tra ironia, rime e denunce
Avevano fatto ballare al ritmo della “Ciaccanella”. Ma ora, Guaiet, Cisky e il rientrante Gennarone sono tornati a fare quello che gli riesce meglio: rap di denuncia, tra attualità legata al territorio, ironia e rime. E per segnare al meglio il ritorno sulle scene (e, pandemia permettendo, quanto prima sul palco) hanno scelto di farsi “accompagnare” da Leonardo Iaccarino.
IL TESTO. È attuale e pungente il testo del nuovo brano dei Tavola 28, la band foggiana che riappare all’insegna di quello che è stato il ritornello di inizio anno: “Non è na barzellett”. Prendono in prestito la voce del presidente del Consiglio comunale, finito al centro delle polemiche per il video da pistolero a Capodanno, per offrire uno spaccato nudo e crudo della Foggia raccontata su giornali, siti e tv. E l’analisi del trio è creativamente lucida. Basta l’inizio del brano per comprendere la critica: dopo la riproduzione del ‘tormentone di ‘Non è na barzellett’, è Gennarone a esordire: “Come se i nostri drammi li potessi raccontare, qui non c’è un cazzo da scherzare. La gente in gamba preferisce emigrare perché alla fine è la cosa più normale”.
IL SENSO. Nel brano intitolato "C'era uno del Candelaro, uno del Cep e uno della stazione" non mancano riferimenti alla criminalità e all’episodio di Capodanno, così come non si dimenticano altri ‘abusi legalizzati’: “Il sindaco che presta il teatro per uso privato, tutto nomale, qua è normale solo sto triste primato”, intona Guaiet stuzzicando Landella, presente con la sua voce che ripete a loop “è un bombardamento”. Il senso del brano è poi racchiuso nell’amaro finale cantato da Cisky, nella città del Gino Lisa chiuso e del presidente che spara dal balcone: “Pistole a salve, tarantelle e nacchere… prendi un aereo e vattene, prendi un aereo e vattene”.
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