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Teatro Giordano, chiuse le indagini. L'accusa: “I lavori di ristrutturazione furono una truffa”

Accusata la Ra.co e i responsabili comunali del cantiere

Truffa aggravata in concorso tra loro e frode in pubbliche forniture ai danni del Comune di Foggia. Sono questi i reati contestati ai legali rappresentanti della Ra.co costruzioni srl, Salvatore e Gianluigi Raspatelli, al Responsabile Unico del procedimento e dipendente comunale all’epoca dei fatti, Francesco Casolaro, oltre che a Gaetano Centra e Francesco Paolo Lepore, rispettivamente addetto al collaudo tecnico-amministrativo e addetto alla contabilizzazione dei lavori.

IN TRIBUNALE. L’appalto relativo ai lavori di ristrutturazione del teatro Giordano, come era prevedibile, potrebbe avere uno strascico giudiziario anche in sede penale. Il pubblico ministero Laronga, sulla base di una approfondita consulenza tecnica e confermando quanto già emerso dalle investigazioni della Digos, ha emesso un avviso di chiusura indagini nei confronti dei legali rappresentanti della ditta appaltatrice, la Ra.co costruzioni, e dei responsabili della quantificazione dei lavori.

LA TRUFFA. Secondo quanto emerso al termine delle indagini i Raspatelli, in concorso con l’architetto Casolaro, Francesco Lepore e Gaetano Centra, avrebbero “con artifici e raggiri, consistiti nel formare scientemente la contabilità dei lavori riguardanti il Giordano in modo inattendibile e incontrollabile, mediante le false attestazioni di lavori eseguiti e riportati negli stati di avanzamento e nello stato finale dei lavori" procurato un profitto ingiusto all’impresa Ra.co e un conseguente “danno di rilevante gravità” per il Comune di Foggia.

SETTE MILIONI “IN BALLO”. Le indagini hanno fatto emergere discordanze sulla quantità e qualità dei lavori eseguiti rispetto a quelli effettivamente registrati in contabilità. Mediante tali raggiri, l’impresa avrebbe ottenuto in modo ingiusto l’intero importo dei lavori in appalto pari a circa 3milioni di euro e avrebbe chiesto, senza averne titolo, l’ulteriore somma di 4,3 milioni di euro.

FALSO IN ATTO PUBBLICO. All’architetto Casolaro contestato anche il reato di falso in atto pubblico relativamente alla sottoscrizione dello stato finale dei lavori, in relazione al fatto che le opere a cui si riferiva non erano in realtà terminate.

di Redazione 


 COMMENTI
  • Gesualdo Gustavo

    30/04/2015 ore 12:47:52

    E siamo alle solite. La pervicace volontà di non osservanza e di disobbedienza rispetto alle regole e alle norme da parte dei foggiani richiama un medesimo "sentire" italiano, soprattutto meridionale, ma non solo meridionale. Assistiamo al disastro e ci domandiamo ogni giorno: quando finirà tutto questo? Quando diventeremo un paese normale? Quando vincerà un appalto pubblico l'onestà intellettuale, morale e materiale? L'ardua sentenza non la lascio ai posteri: voglio giustizia oggi, adesso, ora.
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