Teatro Giordano, Michele Placido pronto a lasciare: è già toto-nomi per il successore
Ormai certe le dimissioni dal ruolo di direttore artistico dell’attore e regista di Ascoli Satriano. E spuntano già i primi nomi
La notizia non è ancora ufficiale ma tra gli addetti ai lavori circola già da qualche giorno e sembrerebbe tutt’altro che una bufala. Per la prossima stagione teatrale e di spettacoli, con ogni probabilità, il Teatro U. Giordano di Foggia non avrà alla sua guida l’attore e regista Michele Placido.
MANCANO SOLO LE DIMISSIONI. Dopo aver allestito il cosiddetto “cartellone della riapertura” (un successo di pubblico e critica), nell’anno di grazia che ha ridato al capoluogo dauno il suo principale contenitore di cultura, e dopo averlo fatto a titolo gratuito (seppur inserendo più date del suo spettacolo) e grazie, soprattutto, all’aiuto del Teatro Pubblico Pugliese e alla disponibilità dell’assessorato di riferimento del Comune, Michele Placido sembra ormai prossimo a dire addio alla città di Foggia. Con la stagione teatrale ormai quasi alle porte, il ruolo di direttore artistico resta, dunque, scoperto: si attendono, infatti, unicamente le dimissioni da parte dell’attore e regista pugliese, tali da ufficializzare una notizia che, negli ambienti teatrali foggiani, circola già da un po’ di tempo.
“IL SIGNOR MARCHETTI HA TUTTE LE COMPETENZE”. E su facebook, come da copione, è il caso di dire, spuntano già i primi nomi e le prime proposte. Su tutti e tutte, quello di Enzo Marchetti, come nel post dell’attore Dino La Cecilia, di fatto l’erede del noto attore del Piccolo Teatro, nonché “reggente” per quanto concerne la direzione artistica dello storico avamposto di vernacolo foggiano. “Evitiamo il nome di grido”, scrive l’attore, sostenendo che questo, in realtà, non è garanzia di riuscita sul piano gestionale: “Il signor Marchetti ha tutte le competenze artistiche e gestionali per essere un ottimo direttore artistico”. Il messaggio di La Cecilia è rivolto alla città, naturalmente, ma anche e soprattutto ai politici chiamati, secondo l’attore, “a fare una scelta meritocratica, in cambio dei soliti meccanismi di potere e di denaro”.
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