Stampa questa pagina

Tifoserie contro, la proposta di Pelusi: “Una partita di beneficenza Foggia–Napoli”

Si accende lo scontro tra Curva Nord e Chiara Carpano

In 48 ore è successo di tutto. Da quando il giudice sportivo ha emesso il provvedimento che – con pena sospesa – chiude il settore di tribuna lato nord dello Zaccheria per i cori contro Napoli e la Lega, è stato uno scontro tutt'altro che “politically correct”.
UN NOME CHE RITORNA. Protagonista, suo malgrado, Franco Mancini. Perchè in realtà il nome del portierone rossonero è cruciale in questo intreccio pseudocalcstico. Ricapitoliamo: martedì la decisione del giudice, poi la moglie di Mancini, Chiara Carpano, nel ruolo di responsabile dei rapporti con la tifoseria in conferenza stampa ammette la sua delusione: la curva Nord Franco Mancini (che dovrebbe riaprire nella prossima gara interna con il Sorrento) rischia di chiudere prima ancora di riaprire (GUARDA LO SFOGO DI CHIARA CARPANO). E così la moglie di Mancini bacchetta i tifosi che – neppure a ricordarlo – si identificano nella curva intitolata proprio a Mancini.
LA DISCRIMINAZIONE TERRITORIALE. La ramanzina della Carpano non va giù ai tifosi della curva nord Franco Mancini che affidano a una polemica nota la propria risposta (LEGGI IL COMUNICATO). Prima, però, sui muri della città  era comparsa la scritta: 'Shelbyville merda' con tanto di hashtag #discriminazione territoriale. Tifosi di Springfield evidentemente, la città di Homer Simpson, che hanno dato sfogo all'eterno odio verso i confinanti avversari.
LA FAMIGLIA CON PESCARESI E TARANTINI. Ora, tocca a Davide Pelusi. Più che ingiuste, il presidente del Foggia calcio considera inefficaci le decisioni del giudice sportivo. “Si giungerà a un muro contro muro – spiega Pelusi - che inasprirà ancor più le tensioni tra gruppi di tifosi e istituzioni. Il metodo che reputo migliore è sempre quello del dialogo per comprendere le ragioni”. “Del resto – evidenzia il presidente rossonero -  questo è il paese dei campanili dove è normale prendersi in giro tra abitanti di città diverse e resta lecito fin quando non si scade in violenza”. Poi, si lascia andare, probabilmente riferendosi anche al suo caso personale: “Non può trattarsi di discriminazione territoriale se è vero che almeno a Foggia quasi tutti abbiamo in famiglia parenti baresi, tarantini, napoletani o pescaresi”.
L'AMICHEVOLE DI BENEFICENZA. Perchè non cambiare queste norme allora? Alla domanda più razionale del mondo, Pelusi risponde con un eccesso di rassegnazione: “Le norme sono queste e anche come società le subiamo con la responsabilità oggettiva che è ancora più paradossale”. Infine, la proposta concreta: “Ad ogni modo – rilancia Pelusi - noi pensiamo di rispondere con iniziative concrete. Per esempio potremmo organizzare un'amichevole contro la Primavera del Napoli, sarebbe un sogno la prima squadra e devolvere i fondi alle famiglie bisognose di Foggia e Napoli. Un'iniziativa simbolica per far comprendere che il concetto di discriminazione territoriale va chiarito meglio e limitato a casi eccezionali”.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload