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In quel palazzetto trasformato in camera ardente abbiamo riscoperto di essere una comunità

In quel Palazzetto dello Sport ci siamo entrati mille volte. Per guardare le partite di basket o di volley, per i raduni di karate o di scuola di ballo. Quelli più fortunati anche per giocare o allenarsi. Ma mai avremmo immaginato di entrarci per l'ultimo saluto a tre ragazzi morti al ritorno da una trasferta.

VIALE GIOTTO. Non so se si possono fare paragoni, ma a me sono tornate in mente le giornate che hanno seguito il crollo di Viale Giotto. Guardandomi intorno mi sono accorto che ancora una volta in un momento difficilissimo noi foggiani ci siamo riscoperti una comunità: di cittadini, di genitori, di tifosi.
In questi giorni abbiamo visto gli ultras di mezza Italia, quelli che alcuni pensavano fossero buoni solo a menare le mani, manifestare la loro vicinanza alle famiglie di questi ragazzi.

Abbiamo visto i nostri figli, quelli che secondo la tv stanno sempre e solo davanti alla playstation, organizzarsi per preparare striscioni e manifestazioni di solidarietà.
Abbiamo apprezzato i gesti della Sindaca, del Vescovo, del presidente del Foggia, ma anche le parole dei professori e degli allenatori di questi giovani. Evidentemente non sono pensano solo ai fatti loro.
Abbiamo anche visto che moltissimi negozi e attività commerciali hanno comunicato di voler star chiusi per tutto il pomeriggio nonostante l'ordinanza di lutto cittadino non li obbligasse a farlo.

AMORE E NON ODIO. Ogni tanto leggo qualche polemica contro questo o quello. Non è il momento. Non possiamo permetterci di trasformare questo dolore in odio. Dobbiamo farlo diventare amore. Continuiamo a stare vicini alle famiglie di questi ragazzi, sia dei morti che dei feriti, partecipiamo tutti ai funerali e diamo il nostro contributo per la raccolta di fondi, in certe situazioni anche i soldi possono essere un aiuto.
Un altro impegno forse dovremmo prendercelo: al di là quello che sarà il lavoro degli inquirenti, dovremmo imparare a mettere la sicurezza alla guida sempre al primo posto. Nessun morto sulle strade è accettabile. Nessuno.

di Sandro Simone


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