Trasgredisce sorveglianza speciale e torna in carcere il boss Roberto Sinesi: beccato al matrimonio lucerino di un "compare"
E' stato trasferito nel carcere di Ariano Irpino per motivi di sicurezza
Stava scontando il residuo pena per la condanna ricevuta nell'ambito della nota operazione "Osiride". Doveva rispettare l'ennesimo regime di sorveglianza speciale, me se ne è nuovamente infischiato ed è tornato in carcere.
IL DUBBIO DELLA MINACCIA. Forse, però, c'è un motivo più valido dietro questa trasgressione: forse, dopo il tentato omicidio di Vito Bruno Lanza (esponente di spicco del clan rivale Pellegrino-Moretti) occorso qualche giorno fa (LEGGI) e, dunque, il possibile inizio di una nuova faida di mala a Foggia, Sinesi si è sentito minacciato e ha fatto in modo di tornare in carcere, luogo pur sempre più sicuro della strada.
LA SORVEGLIANZA SPECIALE. Dopo aver scontato la detenzione carceraria, da marzo scorso, Roberto Sinesi, boss dell'omonimo clan Sinesi-Francavilla, poteva girare libero in ore diurne e pomeridiane ma aveva l'obbligo di non allontanarsi da Foggia e di non frequentare pregiudicati: norme entrambe trasgredite.
IL MATRIMONIO LUCERINO. Sinesi, infatti, senza aver richiesto alcuna autorizzazione giudiziaria, si è recato al matrimonio di uno dei suoi "compari", una cerimonia svoltasi in un noto grand hotel-sala ricevimenti di Lucera dove molti dei convenuti erano pregiudicati o elementi di spicco della malavita foggiana appartenenti al suo stesso clan.
Sin da settembre, i carabinieri, attraverso servizi di controllo sul territorio ed acquisizione di immagini videoregistrate, lo avevano "beccato" in compagnia di altri pregiudicati, e poi è arrivata anche la partecipazione al "matrimonio lucerino".
IN CARCERE AD ARIANO IRPINO. Per questi motivi per Roberto Sinesi si sono riaperte le porte del carcere, questa volta di Ariano Irpino, dove è stato trasferito per motivi di sicurezza. Ora dovrà ripetere una nuova trafila penale verso la libertà, che lo porterà, dopo aver scontato quest'ultima ordinanza di custodia cautelare in carcere, a doversi sottoporre, in futuro, all'ennesimo regime di sorveglianza speciale.
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