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Trivellazioni, i geologi si schierano contro: "Per la Puglia nessun guadagno”

Non avevano ancora espresso un parere ufficiale. Eppure sono tra quelli che hanno maggior voce in capitolo. Oggi, però, è arrivata la comunicazione dell’Ordine dei geologi puglia in merito alle estrazioni petrolifere nell’Adriatico. La “sentenza” del presidente Alessandro Reina è senza scampo: “la nostra regione e i nostri cittadini non ricaveranno affatto guadagni in termini di opportunità lavorative”.
NESSUN VANTAGGIO ECONOMICO. “Per intraprendere delle operazioni così gravide di conseguenze per l’intero sistema socio-economico – scrive Reina - è necessario uno sforzo di collaborazione multilaterale, una governance globale. E solo in un secondo momento passare dal generale al locale, per operare in maniera non miope, valutando le ricadute su larga scala: non è possibile che scelte di questo tipo siano affidate esclusivamente all’iniziativa e alla gestione privata. Peraltro la gestione e la guida della vicenda richiede livelli di responsabilità nazionale e transnazionale. Ciò detto, è evidente che in ambiti di questo tipo, quando cioè entrano in gioco gruppi industriali sovranazionali (spesso vere e proprie holding) le ricadute economiche e lavorative per il paese che le ospita non sono significative”.
PIU' ESTRAZIONI, PIU' COSTI. “Per di più – prosegue -  gli operatori macro-economici hanno verificato che l’investimento per l’estrazione di petrolio  e gas naturali – in quanto  materie prime non rinnovabili - si autoregola sulla legge ricardiana dei rendimenti decrescenti. Cioè: più si estrae, più alto sarà il prezzo del petrolio, complici anche le guerre e le situazioni ambientali annesse, quindi non ci sono margini di offerta e di concorrenza. In quest’ottica il rapporto tra il costo di produzione in  Arabia Saudita e in offshore può essere anche di 1 a 10. Nel caso del Brasile i giacimenti offshore risultano veramente imponenti, ma sono a 250km dalla costa! Se a questo si aggiunge che le nuove aree di estrazione sono spesso collocate in zone geo-politicamente instabili (o che diventano tali poiché petrolifere) e/o geologicamente poco adatte alle operazioni di escavazione dei pozzi, si comprenderà come le strutture collaterali alla produzione di idrocarburi acquisiscano una maggiore importanza.
CAMBIARE POLITICA. In sostanza, non vale la pena di investire su settori di questi tipo, bisogna piuttosto cambiare politica (come d’altronde la Puglia ha dimostrato di saper fare) puntando sul risparmio e sull’efficienza energetica. Altrimenti si rischia di entrare in una fase involutiva del meccanismo, e di implodere piuttosto che fare passi in avanti. C’è di più: di tutto il petrolio che si estrae (e si estrarrebbe) in realtà sarebbe utile al nostro fabbisogno una parte decisamente inferiore. Ritengo che alterare gli equilibri in profondità e superficie nel Mar Adriatico non risulterebbe, a conti fatti, affatto conveniente; non solo a livello strategico, ma neanche economico, quanto invece lo sarebbe preservare e valorizzare  l’attuale  risorsa ambientale ,  puntando – ripeto - su energie alternative e pratiche di risparmio energetico. A conti fatti,  è  il mare delle Tremiti il nostro petrolio.
ANCHE IL MOLISE E' NO TRIV. Il parere di Reina sulla questione delle prospezioni geo-sismiche e delle trivellazioni nel mare Adriatico arriva contestualmente al voto unanime e contrario espresso oggi dal Consiglio regionale del Molise rispetto alla ricerca di petrolio a largo delle Isole Tremiti (che la società Petroceltic, su approvazione del precedente Governo, dovrebbe iniziare nel giro di pochi mesi).
Un voto bipartisan, quello del Consiglio regionale molisano, arrivato dalla maggioranza di centro-destra e dall'opposizione su un argomento di natura ambientale molto sentito.
L'Assemblea regionale ha deciso anche l'adesione in forma ufficiale del Molise alla grande manifestazione nazionale contro le trivellazioni nei fondali delle Tremiti, in programma il prossimo 6 ottobre a Manfredonia, dove è prevista l'adesione di un migliaio di enti e associazioni schierati a favore della salvaguardia del nostro mare.
Fronte comune, dunque, anche attraverso una proposta di legge regionale che le Regioni Puglia, Molise e Veneto intendono presentare alle Camere congiuntamente per cercare di impedire, in maniera più generale, le trivellazioni in Adriatico.

di Redazione 


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