Tutte le vite di Yari Selvetella, “un lessico famigliare contemporaneo”: lo scrittore a “Fuori gli Autori”
Appuntamento in sala narrativa della Biblioteca
“Avevo meno di trent’anni, ho cominciato a fare il padre in presenza anche di altri padri”. È quello che succede all’autore, come dichiarato in un’intervista su Rai Uno. Ed è ciò che racconterà Claudio, protagonista di un romanzo-memoir in cui la letteratura – il racconto, la confessione, la riflessione – cerca di trovare una via d’uscita al dolore. Di più, prova a colmare una mancanza.
LESSICO FAMIGLIARE. Yari Selvetella è scrittore vero e il suo “Vite mie” (Mondadori, 2023) è un libro struggente, “un lessico famigliare contemporaneo”, com’è stato scritto in riferimento al capolavoro di Natalia Ginzburg. Giovedì 23 marzo, alle ore 18.00, l’autore lo presenta nella sala narrativa della Biblioteca di Foggia, ospite di punta della rassegna Fuori gli Autori, organizzata da Ubik e La Magna Capitana. Un libro, come ha scritto Sandra Petrignani, “che ha le stigmate della necessità”. A conversare con lo scrittore capitolino sarà Stefania Labella del Presidio del Libro di Foggia - RivoltaPagina.
UNA VITA NON BASTA. Amare non è sufficiente, bisogna sapere come si fa. Talvolta una vita non basta a impararlo per bene, oppure l’abilità coltivata negli anni si dissolve misteriosamente e non rimane altro che un senso di inadeguatezza e di nostalgia. Serve più di una vita, a Claudio Prizio, per poter sentire che sta davvero ricominciando da capo. Gli serve, anzitutto, cercare sé stesso negli altri. Claudio chiede riparo, come ha sempre fatto, alla famiglia, ma anche gli equilibri domestici si stanno ormai modificando. La sua è una famiglia particolare e al tempo stesso normalissima, che custodisce grandi dolori, legami insoliti e momenti di autentica felicità. Tutti devono trovare la forza di lasciar andare il passato: la sua compagna Agata, i suoi quattro figli – due dei quali ormai adulti – e soprattutto lui.
“I DOPPI”. Claudio cerca sé stesso in casa, ma anche nella sua città: Roma è così prodiga di incontri che finisce per stordirlo in un vortice di coincidenze. Da qualche tempo, infatti, Claudio non fa che ravvisare somiglianze tra sé e le persone in cui si imbatte: un guidatore distratto che quasi lo investe al semaforo, un rocker attempato, un agente immobiliare, una donna che si è rifugiata in campagna. I suoi simili sono specchi, ma anziché aiutarlo a comprendere la propria identità, sembrano avvilupparlo in un gioco di riflessi senza scampo.
SCHIAVI DELLA MEMORIA. Come si fa a passare oltre preservando la memoria, ma senza diventarne schiavi? Roma, che tutto custodisce e a niente pare far caso, è una maestra in quest’arte, e suggerirà a Claudio lo stratagemma – l’ultima illusione, forse – per liberare sé stesso e coloro che ama. Vite mie è una impetuosa esplorazione esistenziale spinta avanti da domande brucianti: cosa vuol dire amare a un certo punto della vita, e quando la vita ha già colpito duro? Come si fa a non dare per scontati i nostri legami e renderli invece speciali, unici e duraturi? Un romanzo pervaso di riflessioni sull’amore, sulla famiglia, sul nostro rapporto con il tempo che passa. Un libro emozionante e commovente che con una scrittura ipnotica, nitida, plastica, prova a raccontarci qualcosa di essenziale che sempre ci sfugge.
LO SCRITTORE. Yari Selvetella è nato a Roma nel 1976. Tra i suoi ultimi romanzi “Le regole degli amanti” (Bompiani 2020), premio Cambosu, “Le stanze dell’addio” (Bompiani 2018), candidato al premio Strega, “La banda Tevere” (Mondadori 2015). Ha pubblicato il libro di poesie “La maschera dei gladiatori” (CartaCanta 2014). Si è a lungo occupato di storia della criminalità con saggi e reportage di successo. Giornalista e autore televisivo, lavora per la Rai.
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