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Università di Foggia: “Questo pezzo di Paese non è la periferia del mondo”

Studenti, professori e ricercatori uniti nella protesta

Ieri mattina, 28 novembre, dalle ore 11.00 alle ore 13.00, gli studenti e il personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo foggiano hanno indetto una sospensione della didattica, in sincronia con gli altri Atenei pugliesi, a seguito delle sconcertanti “novità” del D.M. Punti Organico 2013. Presenti all’assemblea, tenutasi presso l’Aula Magna del Dipartimento degli Studi Umanistici, il Direttore Saverio Russo, la professoressa Maria Filomena Caiaffa, il direttore del Dipartimento di Economia Andrea Di Liddo, il Prorettore Milena Sinigaglia e il Professor Aldo Ligustro.
UNA CROCIATA CONTRO LE UNIVERSITA'. Quello che è stato ribadito nel Decreto Ministeriale è parte di un disegno più ampio verso il quale l'Università di Foggia, come molti altri Atenei, era predestinata. Le leggi del 2008 e del 2009 avevano già sancito la sottrazione di 1,5 miliardi di euro dal F.F.O (fondo per il finanziamento ordinario), tra cui 4 milioni per l’Università di Foggia, e il Blocco del Turn Over (blocco delle nuove assunzioni). La situazione è precipitata con la tragica Legge Gelmini del 2010 che non ha fatto altro che aumentare il gap tra Università di serie A e quelle di Serie B. E da qui si giunge allo scorso 17 ottobre quando è stato pubblicato il D.M. ripartizione dei Punti Organico 2013, dal quale è risultato che: per il sistema universitario il turn-over complessivo è fissato al 20%, ma alcuni atenei, Scuola Superiore Sant’Anna (turn-over 212%) e la Scuola Normale di Pisa (turn-over 160%) in testa, non solo conservano tutti i punti organico ma li incrementano grazie a quelli sottratti agli altri atenei.  Per la serie: a chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto.
UNA QUESTIONE MERIDIONALE?  Le opinioni sono discordanti. “Le nostre esigenze non sono la solita querimonia del Mezzogiorno che chiede beneficenza e assistenza”, spiega il Prof. Russo. ”Chiediamo di essere messi nelle stesse condizioni delle Università del Centro-Nord, partendo da una situazione di grave handicap sociale e culturale in cui noi ci muoviamo”.  Alla base c’è una questione politica che va riproposta, vale a dire la possibilità di avere università d’eccellenza anche nel sud Italia, fortemente penalizzato dal costo delle tasse universitarie che al Nord raddoppiano”. “Siamo nella stessa barca tutti noi meridionali, ma non vogliamo nemmeno vedere questi provvedimenti come un problema puramente meridionalista”: queste le parole del Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Ligustro, il quale ritiene che negli ultimi trent’anni le politiche abbiano visto nelle università solo un costo da ridurre. Una linea che pare essere seguita, contro ogni aspettativa, anche dal Ministro Carrozza, proprio un ex rettore. C’è però un punto di vista che accomuna tutti: siamo di fronte ad un problema culturale e non politico, per cui l’Università in Italia viene vista come un costo, non come investimento.
LA VOCE DEGLI STUDENTI. Vincenzo Padalino, Presidente del Consiglio degli Studenti, lancia la provocazione: “Non pagheremo le tasse”. Uno sfogo per dare un segnale forte a una politica che non vuole investire sull’istruzione e sulla ricerca. Regina Barile del Sindacato studentesco Link Foggia sofferma, invece, l’attenzione degli studenti sul recente Decreto della quota premiale, in base al quale verranno sottratti a livello nazionale altri 303 milioni di euro all’Università e conclude: “Finirà che chiuderemo i battenti. Il Ministro Carrozza ci ha deluso, ci ha tolto quel minimo di speranza che ci era rimasta”. L’appello degli studenti si fa unanime: istituire un comitato d’assemblea permanente, cosicché la giornata di giovedì non resti un momento isolato di mobilitazione. L’intervento dello studente Giovanni Ricciardi ricorda a quest’assemblea che a pagare le spese dell’eventuale chiusura dell’Ateneo foggiano saranno soprattutto i 116 studenti disabili attualmente iscritti, i quali si vedranno privati del diritto di studiare nella propria città e dei pochi vantaggi di cui ancora godono. Gli interrogativi sono ancora molti, il futuro quanto mai incerto ma la voglia di farsi valere forse fa sperare che non tutto è perduto.
Ieri mattina, 28 novembre, dalle ore 11.00 alle ore 13.00, gli studenti e il personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo foggiano hanno indetto una sospensione della didattica, in sincronia con gli altri Atenei pugliesi, a seguito delle sconcertanti “novità” del D.M. Punti Organico 2013. Presenti all’assemblea, tenutasi presso l’Aula Magna del Dipartimento degli Studi Umanistici, il Direttore Saverio Russo, la professoressa Maria Filomena Caiaffa, il direttore del Dipartimento di Economia Andrea Di Liddo, il Prorettore Milena Sinigaglia e il Professor Aldo Ligustro.
UNA CROCIATA CONTRO LE UNIVERSITA'. Quello che è stato ribadito nel Decreto Ministeriale è parte di un disegno più ampio verso il quale l'Università di Foggia, come molti altri Atenei, era predestinata. Le leggi del 2008 e del 2009 avevano già sancito la sottrazione di 1,5 miliardi di euro dal F.F.O (fondo per il finanziamento ordinario), tra cui 4 milioni per l’Università di Foggia, e il Blocco del Turn Over (blocco delle nuove assunzioni). La situazione è precipitata con la tragica Legge Gelmini del 2010 che non ha fatto altro che aumentare il gap tra Università di serie A e quelle di Serie B. E da qui si giunge allo scorso 17 ottobre quando è stato pubblicato il D.M. ripartizione dei Punti Organico 2013, dal quale è risultato che: per il sistema universitario il turn-over complessivo è fissato al 20%, ma alcuni atenei, Scuola Superiore Sant’Anna (turn-over 212%) e la Scuola Normale di Pisa (turn-over 160%) in testa, non solo conservano tutti i punti organico ma li incrementano grazie a quelli sottratti agli altri atenei.  Per la serie: a chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto.
UNA QUESTIONE MERIDIONALE?. Le opinioni sono discordanti. “Le nostre esigenze non sono la solita querimonia del Mezzogiorno che chiede beneficenza e assistenza”, spiega il Prof. Russo. ”Chiediamo di essere messi nelle stesse condizioni delle Università del Centro-Nord, partendo da una situazione di grave handicap sociale e culturale in cui noi ci muoviamo”.  Alla base c’è una questione politica che va riproposta, vale a dire la possibilità di avere università d’eccellenza anche nel sud Italia, fortemente penalizzato dal costo delle tasse universitarie che al Nord raddoppiano”. “Siamo nella stessa barca tutti noi meridionali, ma non vogliamo nemmeno vedere questi provvedimenti come un problema puramente meridionalista”: queste le parole del Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Ligustro, il quale ritiene che negli ultimi trent’anni le politiche abbiano visto nelle università solo un costo da ridurre. Una linea che pare essere seguita, contro ogni aspettativa, anche dal Ministro Carrozza, proprio un ex rettore. C’è però un punto di vista che accomuna tutti: siamo di fronte ad un problema culturale e non politico, per cui l’Università in Italia viene vista come un costo, non come investimento.
LA VOCE DEGLI STUDENTI. Vincenzo Padalino, Presidente del Consiglio degli Studenti, lancia la provocazione: “Non pagheremo le tasse”. Uno sfogo per dare un segnale forte a una politica che non vuole investire sull’istruzione e sulla ricerca. Regina Barile del Sindacato studentesco Link Foggia sofferma, invece, l’attenzione degli studenti sul recente Decreto della quota premiale, in base al quale verranno sottratti a livello nazionale altri 303 milioni di euro all’Università e conclude: “Finirà che chiuderemo i battenti. Il Ministro Carrozza ci ha deluso, ci ha tolto quel minimo di speranza che ci era rimasta”. L’appello degli studenti si fa unanime: istituire un comitato d’assemblea permanente, cosicché la giornata di giovedì non resti un momento isolato di mobilitazione. L’intervento dello studente Giovanni Ricciardi ricorda a quest’assemblea che a pagare le spese dell’eventuale chiusura dell’Ateneo foggiano saranno soprattutto i 116 studenti disabili attualmente iscritti, i quali si vedranno privati del diritto di studiare nella propria città e dei pochi vantaggi di cui ancora godono. Gli interrogativi sono ancora molti, il futuro quanto mai incerto ma la voglia di farsi valere forse fa sperare che non tutto è perduto.

di Redazione 


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