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Vetrina romana per “La Belleville”, il documentario sul Ghetto di Rignano

Domenica 22 giugno, al MAAM di Roma

Dopo i consensi ricevuti in Capitanata, l'ultimo in ordine di tempo quello andato in scena al Cineporto di Foggia, il documentario che racconta le drammatiche condizioni della comunità africana che da dieci anni abita la baraccopoli situata tra San Severo e Foggia, sbarca anche nella capitale. Domenica 22 giugno infatti, alle ore 21.30, gli autori foggiani Francesco Bellizzi (giornalista) e Roberto Tenace (regista) presentano “La Belleville” al MAAM - Museo dell'Altro e dell'Altrove a Metropoliz (via Prenestina 913).
 
STORIA DI MBAYE ED HERVE'. “Non poteva esserci luogo migliore per il debutto romano di questo documentario – si legge nel comunicato ufficiale – all’interno del Metropoliz il diritto alla casa per stranieri e italiani convive con il mondo dell’arte, immaginando una realtà ideale che con 'La Belleville' condivide il principio dell’autodeterminazione degli individui”. Quaranta minuti di girato, tra inchiesta giornalistica e lavoro autoriale, tutto per raccontare il processo di emancipazione tentato dai due protagonisti, Mbaye Ndiaye e suo nipote Hervè, all'interno dell'ormai tristemente noto “Ghetto di Rignano”, da dieci anni esistente in Puglia e situato a pochissimi chilometri da due centri urbani. 
 
OPPORSI ALLA SCHIAVITU'. L'idea dei due protagonisti – reale e in fase di attuazione, nonostante i tanti rallentamenti, spesso opera della malavita organizzata – è quella di chiudere il Ghetto e di spostare la comunità africana accanto all'albergo diffuso di San Severo, una delle piccole strutture che la Regione ha distribuito sul territorio per dare un letto ed un pasto ai braccianti stranieri stagionali, tuttora sotto la loro gestione (idea che ha dato il via alla recente intenzione della Regione di sgomberare la baraccopoli). Il messaggio di Mbaye ed Hervé è chiaro: la comunità africana deve trovare il coraggio per opporsi a chi li vuole schiavi. 
 
IL GHETTO. “Un luogo di segregazione razziale – come scrivono gli autori dell'interessante lavoro, parlando in modo specifico del Ghetto – governato da capi bianchi e capi neri, dove uomini, donne e bambini vivono arrangiati in baracche di cartone e legno. Un luogo dove tutto – dal giaciglio su cui si dorme, al piatto di carne e riso – ha un prezzo, pagato con la dignità prima ancora che con il denaro. Mentre gli uomini lavorano nei campi per 3,5 euro l’ora, l'unica attività concessa alle donne è la prostituzione. Lontani dai centri urbani, schiavi della propria condizione, gli abitanti di questo luogo – durante i lunghi giorni di attesa per qualche ora di lavoro – trovano consolazione nell'alcol e nella droga di un mercato offerto dalla lunga fila di baracche adibite a bordelli che animano le serate della baraccopoli, frequentate da visitatori di ogni nazionalità”.
 
UN LAVORO IMPORTANTE. Un'autoproduzione importante e dal respiro nazionale quella firmata dai due autori foggiani (con le musiche originali di Luca Tonolini), la quale ha come partner oltre alla Fondazione Banca del Monte, anche la “Carovana Antimafia 2014”. Disponibile anche con i sottotitoli in francese, il documentario è presente su tutte le più importanti piattaforme social.
Dopo i consensi ricevuti in Capitanata, l'ultimo in ordine di tempo quello andato in scena al Cineporto di Foggia, il documentario che racconta le drammatiche condizioni della comunità africana che da dieci anni abita la baraccopoli situata tra San Severo e Foggia, sbarca anche nella capitale. Domenica 22 giugno infatti, alle ore 21.30, gli autori foggiani Francesco Bellizzi (giornalista) e Roberto Tenace (regista) presentano “La Belleville” al MAAM - Museo dell'Altro e dell'Altrove a Metropoliz (via Prenestina 913).
STORIA DI MBAYE ED HERVE'. “Non poteva esserci luogo migliore per il debutto romano di questo documentario – si legge nel comunicato ufficiale – all’interno del Metropoliz il diritto alla casa per stranieri e italiani convive con il mondo dell’arte, immaginando una realtà ideale che con 'La Belleville' condivide il principio dell’autodeterminazione degli individui”. Quaranta minuti di girato, tra inchiesta giornalistica e lavoro autoriale, tutto per raccontare il processo di emancipazione tentato dai due protagonisti, Mbaye Ndiaye e suo nipote Hervè, all'interno dell'ormai tristemente noto “Ghetto di Rignano”, da dieci anni esistente in Puglia e situato a pochissimi chilometri da due centri urbani. 
OPPORSI ALLA SCHIAVITU'. L'idea dei due protagonisti – reale e in fase di attuazione, nonostante i tanti rallentamenti, spesso opera della malavita organizzata – è quella di chiudere il Ghetto e di spostare la comunità africana accanto all'albergo diffuso di San Severo, una delle piccole strutture che la Regione ha distribuito sul territorio per dare un letto ed un pasto ai braccianti stranieri stagionali, tuttora sotto la loro gestione (idea che ha dato il via alla recente intenzione della Regione di sgomberare la baraccopoli). Il messaggio di Mbaye ed Hervé è chiaro: la comunità africana deve trovare il coraggio per opporsi a chi li vuole schiavi. 
IL GHETTO. “Un luogo di segregazione razziale – come scrivono gli autori dell'interessante lavoro, parlando in modo specifico del Ghetto – governato da capi bianchi e capi neri, dove uomini, donne e bambini vivono arrangiati in baracche di cartone e legno. Un luogo dove tutto – dal giaciglio su cui si dorme, al piatto di carne e riso – ha un prezzo, pagato con la dignità prima ancora che con il denaro. Mentre gli uomini lavorano nei campi per 3,5 euro l’ora, l'unica attività concessa alle donne è la prostituzione. Lontani dai centri urbani, schiavi della propria condizione, gli abitanti di questo luogo – durante i lunghi giorni di attesa per qualche ora di lavoro – trovano consolazione nell'alcol e nella droga di un mercato offerto dalla lunga fila di baracche adibite a bordelli che animano le serate della baraccopoli, frequentate da visitatori di ogni nazionalità”.
UN LAVORO IMPORTANTE. Un'autoproduzione importante e dal respiro nazionale quella firmata dai due autori foggiani (con le musiche originali di Luca Tonolini), la quale ha come partner oltre alla Fondazione Banca del Monte, anche la “Carovana Antimafia 2014”. Disponibile anche con i sottotitoli in francese, il documentario è presente su tutte le più importanti piattaforme social.

di Redazione 


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