Nuiova tappa del nostro viaggio alla conoscenza degli sport in Capitanata. In qust'occasione parliamo con il maestro e pluridecorato della boxe a Foggia, Luciano Bruno. La pugilistica Bruno si trova in via Carlo Baffi presso la palestra Taralli.
LA CARRIERA. E se con il maestro Italo Scrocchia abbiamo scoperto le radici della KickBoxing a Foggia (
Leggi: Le arti marziali a Foggia: alle radici della KickBoxing), con Luciano Bruno andiamo alle radici della Boxe. Ma non solo: Luciano Bruno, prima ancora di diventare maestro è stato un campione ed un vanto della nostra provincia e della boxe nazionale. Ha all’attivo 130 incontri: medaglia d’oro ai mondiali del 1983, medaglia d’argento alle olimpiadi di Los Angeles nel 1984. Nello stesso anno avviene il passaggio al professionismo nel quale disputerà nove incontri, tutti e nove vinti, fino al 1987, quando causa un grave infortunio alla mano dovrà, a soli 24 anni interrompere una carriera fino a quel momento ricca di riconoscimenti.
Maestro, cosa l’ha portata ad approcciarsi alla boxe fino al punto da farla diventare il suo mestiere? Ho iniziato a 11 anni per gioco. Insieme ad un mio amico ci iscrivemmo in palestra, poi piano piano notavo che questo sport mi piaceva sempre di più. Così continuai fino al punto di intraprendere la carriera agonistica. All’età di quindici anni sono entrato in nazionale. Ma a questo punto mi sono trovato a dover fare una scelta, in quanto lavoravo come idraulico e, sebbene il mio datore di lavoro mi desse la possibilità ogni tanto di andare ad allenarmi con la nazionale, il tempo era quello che era e non potevo fare tutte e due le cose. Dovevo fare una scelta e scelsi di fare il pugile, fu una scelta sicura per me, volevo fare carriera come pugile, e così è stato.
Lei ha disputato tanti incontri sia da dilettante che da professionista, sebbene la sua carriera si sia interrotta precocemente a soli 24 anni: quali sono secondo lei le caratteristiche più importanti che deve possedere un pugile sia da un punto di vista psicologico che tecnico? L’aspetto per me più importante è l’educazione. Il ragazzo deve essere educato e si deve comportare bene in palestra. E al giorno d’oggi non è sempre una cosa scontata. Una volta che ho assodato che il ragazzo si comporta bene ed è educato allora possiamo iniziare a fare pugilato. Se in palestra abbiamo un ragazzo un po’ “così”, cerchiamo di metterlo a posto, oppure se ne va, è semplice.
Per quanto riguarda il pugilato in sé, a me interessa più di ogni altra cosa la tecnica, faccio lavorare tantissimo sulla tecnica, ovvero sul modo corretto in cui si portano i colpi, quando il ragazzo ha raggiunto un buon livello tecnico, allora e solo allora si incomincia a lavorare sulla tattica. Devo essere sincero mi considero fortunato, in quanto in palestra da me ho sempre avuto bravi ragazzi. Non ultimo Falcone, che ha vinto nel 2019 il campionato italiano. Parliamo di un ragazzo che ha sempre avuto un comportamento ineccepibile dentro e fuori la palestra, e quando ha vinto per me è stata una grande soddisfazione perché proprio in virtù del suo comportamento ritengo che il titolo se lo sia meritato tutto.
Ho girato tante palestre e una cosa che riscontro da tanti anni è che gli allievi che popolano una determinata palestra sono quasi sempre, caratterialmente il riflesso degli insegnanti. Ma non riesco a dare una spiegazione razionale a questo fenomeno. E’ come se gli insegnanti si attirino nelle proprie palestre allievi che hanno le loro stesse caratteristiche comportamentali. Vorrei sapere se capita la stessa cosa anche a lei e cosa ne pensa.Certo è così, è una cosa naturale in quanto il ragazzo tende ad imitare il maestro. Se il maestro è educato e porta rispetto lui per primo, il ragazzo rifletterà quel comportamento. E’ importante che il maestro non si aspetti solo di avere rispetto, ma che lui per primo dia rispetto al ragazzo. E chiaramente la cosa vale anche per le caratteristiche negative, perché se il maestro è un esaltato il ragazzo sarà portato ad esserlo pure lui, ed è una cosa sbagliatissima. Poi chiaramente queste sono cose soggettive, io personalmente ho sempre cercato di essere umile e mi sono sempre trovato bene.
Voi Insieme al maestro Scrocchia, Antonio Corvino, e qualche altro che ora mi sfugge, si può dire che rappresentate un pò i decani degli sport da combattimento in capitanata. L’esperienza dell’insegnamento così lunga cosa vi ha lasciato? Sì, diciamo che io insieme ad Italo ed ad altri maestri rappresentiamo la vecchia guardia. Quello che ho capito dalla mia esperienza, è che più stai in palestra e più ti rendi conto che c’è sempre da imparare. E questa è la cosa bella sia del pugilato che della vita. Quando un maestro si sente arrivato, a mio avviso non ha capito niente. Essere pugile è bellissimo ma essere insegnanti è dura. Quando stai all’angolo e vedi che un incontro non va per il verso giusto ti incominci a fare mille domande, ti senti responsabile, e ti chiedi : dove ho sbagliato? La maggior parte delle volte gli incontri vanno bene, ma quella volta in cui non è così, ti incominci a chiedere cosa va aggiustato, qual’ è il percorso giusto per quel ragazzo, e ti assicuro che non è facile.
Il maestro Italo Scrocchia, nell’intervista che ha preceduto la sua, ci ha spiegato che la differenza più grande tra le vecchie generazioni e le nuove nell’ambito degli sport da combattimento sta soprattutto nella tempra caratteriale, quelle vecchie ci ha detto erano molto più forti da questo punto di vista. Anche lei nella sua palestra ha visto tante generazioni di pugili passare, condivide oppure no questa posizione? Intanto diciamo che anche gli sport da combattimento sono cambiati, sono cambiate le tecniche, sono cambiati i regolamenti, tutto questo influisce anche sul modo di approcciarsi allo sport stesso.
Poi sicuramente sono cambiati anche gli atleti. Un tempo i ragazzi andavano a lavorare e poi venivano in palestra. Solitamente si trattava di lavori dove si usava il fisico e che quindi li irrobustiva, al di là del lavoro che poi venivano a fare in palestra. Combattevano più per una questione di orgoglio personale, per dimostrare a se stessi che potevano farlo, e molto spesso anche per arrotondare e fare un pò di soldi, per guadagnare quella trenta mila lire in più al mese. Oggi è diverso. Intanto se ti prendi trenta euro da un combattimento non ci fai assolutamente niente, e diciamo che in generale sono orientati di più sull’aspetto estetico. Probabilmente se non ci fossero i social avremmo molti meno ragazzi nelle palestre. Io ho fatto più di 130 combattimenti ed avrò al massimo 4 forse 5 video dove mi si può vedere. Oggi un ragazzo se fa dieci combattimenti si fa riprendere in tutti, si fa fare foto con i telefonini per farli vedere a tutto il Mondo e fare spettacolo
Per dirla all’Alessio Sakara i fashion fighters ...Esatto bravo!! Si però in mezzo a questi trovi anche quelli che hanno voglia di fare carriera seriamente. Ad esempio io ho avuto qualche anno fa un ragazzo di nome Arblin Kaba, un amatore di 18 anni. E’ venuto da me si è allenato qualche mese, poi l’ho messo subito a combattere, con me ha fatto 11 incontri perdendone solo 1. Poi è partito per l’università a Bologna, ma ha continuato a praticare. Nel 2019 è divenuto campione nazionale tra i professionisti, è diventato forte e sta andando forte. La cosa che mi è piaciuta tantissimo è stata che qualche tempo fa tornò in palestra da noi con la cintura e mi disse che voleva farsi una foto con me, dicendomi che sono stato il suo primo maestro e che non potrà mai dimenticarmi. Per me queste sono soddisfazioni immense. E questo per riallacciarci al discorso dell’educazione. Se c’è quella c’è tutto
Nell’attuale panorama pugilistico in Capitanata che cosa le piace e che cosa invece secondo lei andrebbe cambiato?
Io dico una cosa, il pugilato è uno sport che necessita di più contributi da parte degli organi centrali soprattutto il CONI. Quando c’è da organizzare una gara, per chiedere un contributo anche solo di 1000 euro facciamo una enorme fatica. Purtroppo il pugilato è uno sport dove l’esperienza del ring , del match agonistico è determinante. Puoi essere forte quanto vuoi ma se non fai esperienza e se non hai match alle spalle non migliori. Falcone da noi ha vinto il titolo italiano, ma prima di vincerlo ha fatto 40 combattimenti. Per dirti che non è facile arrivare a quei livelli. Quando andiamo a combattere in altre regioni, mi capita spesso di far combattere un mio ragazzo che ha 10 combattimenti, contro un altro che ne ha 40. E’ chiaro che vai a gareggiare con poche speranze. Allora dovremmo essere noi palestre della capitanata ad unirci tutti per organizzare più gare interne, solo così può crescere il movimento in capitanata. Non dimentichiamoci che Foggia in ambito pugilistico ha avuto 4 olimpionici, e non è da tutti. Il pugilato insieme alla scherma nella nostra città ha da sempre un ottima tradizione.
Ciò che invece secondo me va bene è che c’è gente che pratica il pugilato. La gente finalmente ha capito che non è uno sport violento. Da me in palestra vengono brave persone, anche avvocati, ingegneri, tutta gente per bene che hanno imparato ad apprezzare questo sport. E ad oggi sempre di più le palestre di boxe vengono frequentate da queste persone. E questo mi fa piacere. Abbiamo pure 5 palestre a Foggia veramente importanti di pugilato, frequentate da tanti ragazzi, tra i quali c’è sempre potenzialmente il campione da poter tirare fuori.
L'AUTORE.
Gaetano Lagattolla