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La spesa "vicino all'ambulatorio" costa cara a un medico di famiglia: "Multa di 533 euro, incresciosa circostanza"

Una “incresciosa circostanza che ha visto, suo malgrado, protagonista, una delle figure più preziose di questo particolare e delicato periodo storico, un medico di famiglia”. È la definizione che l’avvocato Giovanni Tricarico adopera per spiegare quanto accaduto al suo assistito, il dottor Lucio Mattioli, multato nei giorni scorsi dagli agenti di Polizia Locale del Comando di Vico del Gargano.

LA STORIA. Residente a Carpino, il medico quotidianamente percorre circa 40 km (20+20) per raggiungere il proprio ambulatorio a Vico del Gargano, per garantire la propria presenza e le proprie prestazioni ai suoi assistiti, ancor più in questo emergenziale momento. I suoi orari lavorativi – spiega l’avvocato - sono i seguenti: dalle 08,30 alle 13 circa e dalle ore 16 alle 20 e, comunque, con una reperibilità di 12 ore al giorno, come da normativa regionale. “In data 21 aprile, al termine del turno lavorativo mattutino - dunque intorno alle ore 13,10 - il dott. Mattioli – ricostruisce il legale - decideva di trattenersi presso il supermercato MD, collocato a pochi metri di distanza dal proprio ambulatorio, per acquistare del pane e altri generi alimentari di prima necessità per la propria famiglia, composta dalla moglie e dai suoi tre figli, anche nella considerazione che i tempi di percorrenza per arrivare nel paese di domicilio non gli avrebbero consentito di trovare ivi aperto alcun supermercato”.

IL CONTROLLO. Nell’accingersi ad entrare nel supermercato, veniva fermato da una pattuglia della polizia municipale, nella persona di due agenti, i quali procedevano all’identificazione del dottore e a richiedere le motivazioni della sua presenza in quel posto. “Lo stesso – prosegue il legale -, dopo aver declinato le proprie generalità, nonché le motivazioni lavorative che quotidianamente lo portano ad essere nel Comune di Vico del Gargano, cercava di spiegare che aveva bisogno di comprare alcuni beni di prima necessità, tra i quali pane e latte e quel supermercato era il punto più vicino all’ambulatorio medico e, stante gli orari ambulatoriali mai sarebbe arrivato in tempo utile nel proprio Comune di residenza per ottemperare a tale necessità”. Gli agenti, però, “elevavano la sanzione e dichiaravano, pertanto, sul verbale, che l’accertato ‘proveniva da altro Comune senza una valida motivazione’, sostenendo che il dottore avrebbe dovuto fare la spesa in un supermercato del suo paese di domicilio e applicavano una multa da 533,33 euro, dimenticandosi che per quasi 5 ore aveva prestato servizio medico/ambulatoriale per i cittadini di Vico del Gargano”.

I COMMENTI. Alla luce dell’accaduto – conclude l’avvocato -, “si intendono operare alcune necessarie, seppur brevi, puntualizzazioni: è innanzitutto opportuno che le prescrizioni di Legge, anche le più rigide, vengano applicate ‘cum grano salis’ come sottolineato più volte ‘in primis’ dallo stesso PCM Giuseppe Conte; fondamentale, diviene così, il senso di elasticità degli accertatori, portati a valutare caso per caso la necessità di applicazioni delle sanzioni imposte dalla novella normativa d’urgenza. Ne discende l’imprescindibilità sull’identità dell’accertato, che nella fattispecie appartiene ad una delle categorie che più di ogni altra conosce la ‘ratio’ della normativa in oggetto, impostata esclusivamente su criteri di tutela della incolumità pubblica. Chi meglio di un medico, che oltretutto, mette a rischio quotidianamente e coscientemente la propria salute per prestare assistenza all’utenza, conosce l’importanza della prevenzione e della tutela della salute? Sarebbe folle se fosse proprio un sanitario ad adottare comportamenti che potrebbero mettere a repentaglio ciò che è chiamato a tutelare (la salute pubblica) e vanificare pertanto tutti gli sforzi che a tutto il mondo vengono imposti e richiesti per fermare la diffusione di questa terribile emergenza sanitaria. La sensazione che si percepisce da questa vicenda è che purtroppo, come anche accade per altre normative, l’applicazione della Legge non venga intesa quale strumento di tutela in favore della collettività”.

di Redazione 


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