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Vieste "capitale animalista" per un giorno

In corso la mobilitazione contro la violenza sugli animali, nel ricordo dei cani barbaramente uccisi il 24 febbraio

Sono centinaia le persone che hanno raccolto l'invito di A.n.p.a.n.a. onlus e Puglia animalista e stanno partecipando al corteo contro la violenza sugli animali. Il luogo scelto per questa mobilitazione nazionale è fortemente simbolico: Vieste. Nella cittadina garganica, infatti, il 24 febbraio scorso sono stati barbaramente uccisi i cani Tura, Chicco, Nerina, Lillo, Lele e Pepe. Presenti anche numerose associazioni foggiane e del Barese oltre alle istituzioni locali.
IL PROGRAMMA. Il programma della giornata prevede un corteo pacifico per le vie della città. Al termine, è fissato un momento di raccoglimento per ricordare i piccoli trucidati e un rappresentante per ogni associazione potrà ricordare episodi analoghi vissuti.
LA STRAGE DEL 24 FEBBRAIO. Per raccontare la strage del 24 febbraio, ci affidiamo alla ricostruzione che ne ha fatto Onda radio, il primo portale a riportare la notizia. “I quattro randagi, raccolti e sottratti dalla strada con amorevole cura da parte degli animalisti di Vieste, dopo essere stati sottoposti  a tutte le profilassi, sterilizzazioni e microchippature di competenza del  servizio veterinario della ASL, solo pochi giorni fa erano stati adottati da una persona residente a Vieste (che ha voluto mantenere l’anonimato) e che aveva deciso di portarli in un terreno di sua proprietà posto nell’immediato confine  con il territorio di Peschici. Questa mattina l’amara sorpresa che è sembrata essere più una esecuzione quanto un semplice dispetto. Dopo aver tranciato la recinzione, ignoti si sono introdotti all’interno del podere, sottraendo due cuccioli  di pochi mesi di vita e buttandoli  in un pozzo per la raccolta di acqua piovana, alto circa quattro metri,  dove sono annegati. Il pozzo era regolarmente chiuso.  Due cani adulti, Tura e Lele, erano invece a poca distanza dal pozzo, in una cascina parzialmente diroccata e, mentre Lele aveva la mandibola leggermente fracassata e con il muso incuneato in una buca, forse per tentare di sfuggire ai suoi “carnefici, Tura  - che all’esame visivo non presentava nulla - potrebbe essere deceduta di paura alla visione del massacro del  suo compagno. La  scena più atroce appariva in un altro locale della vecchia masseria - la cui porta era stata scassinata - dove una cagna era riversa a terra con la faccia  probabilmente fracassata da qualche bastone e l’altra, stesa su un vecchio materasso,  con identiche lesioni. I due cani erano in un lago di sangue”.

di Redazione 


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