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Zapponeta: aziende agricole senza terreni e 760 falsi braccianti, smascherata truffa all'Inps

In due ai domiciliari, sequestro di beni per 2milioni

Oltre 83.600 giornate lavorative fittizie, 765 falsi braccianti agricoli (circa 200 all’anno), 48 mesi di indagini e un procurato danno all’erario di oltre 2milioni e 250mila euro, pari all'ammontare del sequestro di beni per equivalente operato. Sono i numeri – impressionanti – della truffa ai danni dell’Inps smascherata a Zapponeta dai carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro, nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura di Foggia che, per il fatto, ha provveduto a notificare due misure cautelari agli arresti domiciliari nei confronti di Michele La Macchia di 44 anni, già legale rappresentante della ditta individuale La.Ma. Fruit e Michele Mastropasqua di 50 anni, legale rappresentante della “Mastropasqua International Spa”, entrambi imprenditori agricoli del posto.
LA VICENDA. Si tratta della canonica truffa ai danni dell’Inps, posta in essere attraverso fittizie assunzioni di braccianti, produzione di falsi certificati di lavoro, falsificazione di contratti di affitto di fondi agricoli. Un raggiro ormai rodato (le indagini hanno preso in esame le annualità dal 2007 al 2010) e ben congeniato che ruotava attorno alla La. Ma Fruit, una “scatola vuota”, incapiente, alle dipendenze della quale sono stati contati  – nel complesso – 765 falsi braccianti agricoli. Una realtà, un soggetto giuridico, che esisteva solo sulla carta perché, di fatto, non aveva nemmeno terreni a sufficienza per giustificare le 200 assunzioni l’anno, ed assolutamente priva di mezzi economici. Di queste, solo sessanta erano effettivamente operative, ma presso la Mastropasqua International, e quindi in “nero”. E’ quanto emerso nel corso delle indagini, svolte grazie alla fondamentale e fattiva collaborazione della Direzione provinciale dell’Inps e dei suoi funzionari: un meccanismo di interposizione del datore di lavoro finalizzato ad un’illecita evasione contributiva ed erariale.
La La.Ma Fruit era di fatto una “bara fiscale e previdenziale”, così come è stata definita dagli inquirenti della procura foggiana: non assolveva ad alcun obbligo previdenziale e non temeva nulla perché incapiente; dall’altra parte, la ditta complice del raggiro non aveva obblighi previdenziali nei confronti dei lavoratori che, di fatto, non risultavano alle proprie dipendenze. I titolari dell’inchiesta hanno quindi chiesto ed ottenuto il sequestro preventivo per equivalente di beni mobili e immobili nonché quote societarie in capo a persone fisiche e società, per un valore complessivo di 2milioni e 250mila euro.

di Redazione 


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