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Troia, scintille in Consiglio comunale: tutta colpa di un manifesto mai affisso...

Botta e risposta tra Cavalieri e Beccia

C’è un solo elemento in comune nelle versioni tra maggioranza e opposizione: è oggettivamente vero che la minoranza ha abbandonato l’aula consiliare in occasione del Consiglio comunale convocato per ieri a Troia. Sui motivi, però, è botta e risposta tra il sindaco Leonardo Cavalieri e chi gli siede meno vicino in consiglio.
IL CONSIGLIO. Disertato dalla minoranza, con Matteo Cuttano unico consigliere a dare giustificazione della propria assenza. “Un fatto grave, privo di qualsivoglia giustificazione, che mortifica la funzione stessa del Consiglio Comunale di composizione degli interessi di un’intera cittadina e vaglio di decisioni vitali per la popolazione. Una mancanza di rispetto – attacca il primo cittadino Cavalieri - nei confronti di cittadini ed istituzioni, guidata, è evidente, da desideri di protagonismo”.
I VOLANTINI. Poi l’attacco mirato: “Una minoranza rappresentativa di una fetta significativa di elettori, che, evidentemente, non è abituata a dialogare nei banchi dell’Aula Consiliare o delle commissioni preposte, ma che si arroga il diritto di farlo – denuncia Cavalieri - con manifesti e volantini per la maggiore infamanti, arroccandosi dietro le pagine dei social network. Una minoranza affetta dalla frustrazione del non avere argomenti, segno palese, manifestatosi nella stessa volgarità degli attacchi in cui si è profusa in questi giorni”.
IN CONSIGLIO. E proprio su un manifesto che si regge la polemica. “La libertà, in democrazia, viene prima di ogni cosa. Quando si viola la libertà è, sempre, un fatto grave” denuncia il consigliere di opposizione Giuseppe Beccia che questa mattina ha “chiesto di intervenire per poter spiegare le ragioni gravi per le quali io e altri consiglieri di minoranza abbiamo deciso di non partecipare ai lavori del Consiglio in segno di protesta e di profondo dissenso verso il comportamento che il sindaco continua a tenere nei confronti delle regole democratiche. Il sindaco, per tutta risposta, non mi ha consentito di intervenire, negandomi la parola. Un sindaco che nega la parola in consiglio comunale, a questo siamo ridotti. Di fronte a questo comportamento, di fronte a questa negazione, sono andato via e ho annunciato che ci saremmo rivolti alle autorità competenti”.
IL PARADOSSO. A questa accusa, il sindaco Cavalieri risponde poi via facebook a Beccia: “Pretende di spiegare il motivo della propria assenza prendendo parola ad un’assise alla quale non sta partecipando? È assurdo, ed è ancora più assurdo che lei non si renda assolutamente conto di quanto scrive, perdendo il contatto con la realtà: o è presente al Consiglio o altrimenti non si può intervenire”. #facebook#
IL MANIFESTO “CENSURATO”. Infine, la stoccata di Beccia: “Spiegheremo soprattutto, che in questa città, dopo quello che è accaduto in questi giorni, la libertà di opinione e di espressione è compromessa. Quello che è accaduto, ormai, lo sanno tutti: il sindaco ha impedito la pubblicazione di un manifesto politico di una parte della minoranza esercitando, di fatto, un potere di controllo preventivo, una censura. Questo è intollerabile, non si era mai visto. Nessuno, men che meno il sindaco, può permettersi di scegliere cosa si può affiggere e cosa no. Se si sente leso dalle opinioni altrui è libero, dopo, di denunciare i fatti alla magistratura. Ma non può permettersi di vietare, in via preventiva, l'affissione di manifesti che non gli sono graditi. Le critiche si accettano e, se si hanno argomenti, si affrontano, si smentiscono con i fatti. Ma non si possono vietare perché se si vietano si viola la libertà. E la libertà, in democrazia, viene prima di ogni cosa”.

di Redazione 


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