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Alloggi popolari in via Einaudi, c'è anche una disabile: “Non può entrare in bagno”

Due anni al limite della dignità umana per un'anziana

Il girello deambulatore per disabili non riesce neanche a varcare la soglia del bagno (come evidente all'inizio del video a corredo dell'articolo). Per accedere a casa sua, al primo e unico piano di uno stabile privo di elettricità, la signora anziana assegnataria dell'alloggio popolare deve ricorrere all'aiuto di due persone, tra cui la nipote. La casa inoltre, in cui ci vivono in quattro, è stipata di oggetti sin dentro il piccolo ingresso-salone, alcuni dei quali indispensabili all'anziana donna. È quanto vive da due anni una persona disabile risultata tra i destinatari degli alloggi di Via Einaudi, la scorsa settimana oggetto della protesta di alcuni altri inquilini, i quali avevano denunciato le malsane condizioni dello stabile (LEGGI).
 
COSTRETTA AD URINARE FUORI DAL BAGNO. “In più di un'occasione è stata costretta ad urinare nel disimpegno, ma non in bagno: col girello non può nemmeno entrare dentro, figuriamoci muoversi, e questo anche se c'è qualcuno che la aiuta”. A parlare è la nipote della signora anziana con evidenti problemi di deambulazione, costretta alle cure costanti da parte dei suoi famigliari e che però, a causa dell'alloggio angusto e non adatto ad una persona disabile, nonostante la loro assistenza non riesce a vivere dignitosamente. “Per lavarsi deve usare il lavandino della cucina e se non ci siamo noi, non può salire al primo piano ed entrare in casa sua”. 
 
IL MONTACARICHI ROTTO. A complicare le cose infatti, come già denunciato nell'articolo precedente, è il montacarichi mal funzionante e privo di sicurezza che sostituisce un'ascensore regolare, unico mezzo per accedere al primo piano della palazzina popolare di Via Einaudi. A questo, si aggiungono inoltre quegli elementi negativi già denunciati dagli altri inquilini: mancanza di sicurezza e di privacy (cucine e bagni danno sui due angusti pianerottoli), immondizia, assenza di elettricità nella palazzina (ma non nelle case) e scoli inadeguati, come confermano i frequenti allagamenti dello stabile, secondo quanto dichiarato dalla maggior parte dei condomini. Tutti fattori con ogni probabilità esito della frettolosa trasformazione dello stabile da uso ufficio ad uso abitativo, per quanto a norma di agibilità (almeno per assegnatari non dotati di handicap). 
 
COSA DICE LA LEGGE. Situazioni al limite che però, com'è facile intuire, diventano drammatiche se tra gli assegnatari dell'alloggio popolare risulta anche una persona disabile. A livello legislativo, come fa sapere l'avvocato Valerio Saponiere (associato allo Studio N. Sabbetti di Foggia, che sta seguendo il caso), la normativa che disciplina l'accessibilità e l'abbattimento delle barriere architettoniche è la Legge 13/89, che stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita l'accessibilità ai vari ambienti, anche luoghi pubblici. Il Decreto Ministeriale 236/89 poi, entra proprio nello specifico nell'identificazione dei termini d'uso, riferendosi direttamente a “persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale”. L'accessibilità, la visitabilità e l'adattabilità sono le tre discriminanti; ossia, rispettivamente: la possibilità di raggiungere l'edificio e le unità immobiliari (“di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi ed attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia”); la possibilità di accedere agli spazi di relazione (soggiorno, cucina) e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare; la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito, intervenendo senza costi eccessivi, per rendere completamente e agevolmente fruibile lo stabile.
 
MANCA L'ACCESSIBILITA'. Così come specificato dal perito tecnico di parte, a seguito dell'effettivo sopralluogo dello stabile operato insieme con l'avvocato Saponiere, l'abitazione risulterebbe a norma, ma non di certo dal punto di vista di una persona disabile. A mancare, innanzitutto, è il criterio dell'accessibilità: quanto basta per rendere al limite della dignità umana la vita quotidiana della signora anziana oggetto della denuncia, da due anni costretta in un alloggio popolare a lei non idoneo. È l'aspetto più importante in caso di disabili, in quanto riguardante proprio gli spazi d'uso specifici, con alcune defezioni evidenti come: le dimensioni del bagno non rispettate, il posizionamento dei sanitari non rispettato, l'ascensore non funzionante, le scale prive di corrimano e altro ancora. Al di là delle proteste degli altri inquilini dello stabile popolare di Via Einaudi (più o meno condivise, per quanto pienamente in diritto di essere), l'assegnazione di un altro alloggio popolare per l'anziana disabile è da ritenersi un'urgenza da parte del Comune di Foggia. Nel rispetto della sua dignità umana, innanzitutto.
Il girello deambulatore per disabili non riesce neanche a varcare la soglia del bagno (come evidente all'inizio del video a corredo dell'articolo). Per accedere a casa sua, al primo e unico piano di uno stabile privo di elettricità, la signora anziana assegnataria dell'alloggio popolare deve ricorrere all'aiuto di due persone, tra cui la nipote. La casa inoltre, in cui ci vivono in quattro, è stipata di oggetti sin dentro il piccolo ingresso-salone, alcuni dei quali indispensabili all'anziana donna. È quanto vive da due anni una persona disabile risultata tra i destinatari degli alloggi di Via Einaudi, la scorsa settimana oggetto della protesta di alcuni altri inquilini, i quali avevano denunciato le malsane condizioni dello stabile (LEGGI E GUARDA FOTO).
COSTRETTA AD URINARE FUORI DAL BAGNO. “In più di un'occasione, soprattutto quando sola in casa, è stata costretta ad urinare nel disimpegno, ma non in bagno: col girello non può nemmeno entrare dentro, figuriamoci muoversi, e questo anche se c'è qualcuno che la aiuta”. A parlare è la nipote della signora anziana con evidenti problemi di deambulazione, costretta alle cure costanti da parte dei suoi famigliari e che però, a causa dell'alloggio angusto e non adatto ad una persona disabile, nonostante la loro assistenza non riesce a vivere dignitosamente. “Per lavarsi deve usare il lavandino della cucina e se non ci siamo noi, non può salire al primo piano ed entrare in casa sua: è costretta tante volte a restare in appartamento per giorni e giorni”.
IL MONTACARICHI ROTTO. A complicare le cose infatti, come già denunciato nell'articolo precedente, è il montacarichi mal funzionante e privo di sicurezza che sostituisce un'ascensore regolare, unico mezzo per accedere al primo piano della palazzina popolare di Via Einaudi. A questo, si aggiungono inoltre quegli elementi negativi già denunciati dagli altri inquilini: mancanza di sicurezza e di privacy (cucine e bagni danno sui due angusti pianerottoli), immondizia, assenza di elettricità nella palazzina (ma non nelle case) e scoli inadeguati, come confermano i frequenti allagamenti dello stabile, secondo quanto dichiarato dalla maggior parte dei condomini. Tutti fattori con ogni probabilità esito della frettolosa trasformazione dello stabile da uso ufficio ad uso abitativo, per quanto a norma di agibilità (almeno per assegnatari non dotati di handicap).
COSA DICE LA LEGGE. Situazioni al limite che però, com'è facile intuire, diventano drammatiche se tra gli assegnatari dell'alloggio popolare risulta anche una persona disabile. A livello legislativo, come fa sapere l'avvocato Valerio Saponiere (che sta seguendo il caso congiuntamente con l'avv. Nicola Sabbetti dell'omonimo studio di Foggia), la normativa che disciplina l'accessibilità e l'abbattimento delle barriere architettoniche è la Legge 13/89, che stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita l'accessibilità ai vari ambienti, anche luoghi pubblici. Il Decreto Ministeriale 236/89 poi, entra proprio nello specifico nell'identificazione dei termini d'uso, riferendosi direttamente a “persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale”. L'accessibilità, la visitabilità e l'adattabilità sono le tre discriminanti; ossia, rispettivamente: la possibilità di raggiungere l'edificio e le unità immobiliari (“di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi ed attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia”); la possibilità di accedere agli spazi di relazione (soggiorno, cucina) e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare; la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito, intervenendo senza costi eccessivi, per rendere completamente e agevolmente fruibile lo stabile.
MANCA L'ACCESSIBILITA'. Così come specificato dal perito tecnico di parte, a seguito dell'effettivo sopralluogo dello stabile operato insieme con l'avvocato Saponiere, l'abitazione risulterebbe a norma, ma non di certo dal punto di vista di una persona disabile. A mancare, innanzitutto, è il criterio dell'accessibilità: quanto basta per rendere al limite della dignità umana la vita quotidiana della signora anziana oggetto della denuncia, da due anni costretta in un alloggio popolare a lei non idoneo. È l'aspetto più importante in caso di disabili, in quanto riguardante proprio gli spazi d'uso specifici, con alcune defezioni evidenti come: le dimensioni del bagno non rispettate, il posizionamento dei sanitari non rispettato, l'ascensore non funzionante, le scale prive di corrimano e altro ancora. Al di là delle proteste degli altri inquilini dello stabile popolare di Via Einaudi (più o meno condivise, per quanto pienamente in diritto di essere), l'assegnazione di un altro alloggio popolare per l'anziana disabile è da ritenersi un'urgenza da parte del Comune di Foggia. Nel rispetto della sua dignità umana, innanzitutto.

di Redazione 


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