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Camera di Commercio, la Corte dei Conti condanna ex consiglieri e dirigenti.

Danno di 300mila euro per il maxi-stipendio a di Mauro

Trecentomila euro. È quanto dovranno restituire a titolo di danno erariale ex consiglieri, revisori dei conti e dirigenti della Camera di Commercio di Foggia per la corresponsione negli anni dal 2009 al 2011 di un maxi stipendio, giudicato illegittimo, al segretario generale Matteo di Mauro che figura, peraltro, tra i dodici condannati dalla Corte dei Conti.

LA VICENDA.
La pronuncia definitiva dei giudici contabili, arrivata lo scorso 10 novembre, si riferisce alla vicenda che ha visto chiamati in causa gli ex componenti della giunta della Camera di Commercio Eliseo Zanasi, Pietro Salcuni, Carmine Cesareo, Michele Colangelo, Giuseppe Erinnio, Luigi Lepri e Carlo Simone, i revisori Alfonso Minerva, Raffaele La Torre e Matteo Ricucci, il segretario generale Matteo di Mauro e il dirigente dei servizi finanziari Giuseppe Santoro, a cui in solido è stato contestato “l'ingiustificato ed esorbitante aumento della retribuzione di posizione” dello stesso di Mauro sulla scorta di quanto stabilito da una deliberazione dell'ottobre 2008.
MANCANZA DI PRESUPPOSTI. A seguito di quella decisione di Mauro ha percepito complessivamente 390mila euro nel 2009, 355mila nel 2010 e 320mila nel 2011 come riportato nella sentenza (LEGGI: In Cciaa oltre 500mila euro per tre dirigenti), importi che superano di gran lunga il massimo stabilito dalle norme contrattuali . Secondo la Corte dei Conti il raddoppio della retribuzione di posizione del segretario generale è avvenuto in assenza dei presupposti di legge ovvero in mancanza di una struttura amministrativa tanto complessa da giustificare la deroga.
GLI ADDEBITI. Ai componenti di giunta è stata contestata la colpa grave per aver adottato una decisione così delicata “con una motivazione scarna ed essenziale senza prendere in considerazione le norme di legge”. Ai revisori è stato censurato il comportamento omissivo di “colpevole acquiescenza alla decisione... anche in considerazione della preparazione e della esperienza superiori a quelle dell’uomo medio”. Stesso addebito mosso ai due dirigenti che dovevano essere “ben a conoscenza del quadro normativo e contrattuale di riferimento che ostava al riconoscimento della maggiorazione della retribuzione di posizione”.
LA RESTITUZIONE. L'ammontare del danno è stato calcolato come differenza tra l'importo della retribuzione percepita dal precedente segretario generale e quello fissato per di Mauro. In tutto 300mila euro (25mila euro per ciascuno dei coinvolti) a cui andrà aggiunto un importo complessivo di circa 50mila euro a titolo di rivalutazione monetaria e interessi legali.
IL TENTATIVO DI AUTODIFESA. A nulla è valso il tentativo “in extremis” di sanare il danno. Nel gennaio 2013, dopo essere venuta a conoscenza delle contestazioni, la giunta targata Zanasi era corsa ai ripari con una nuova deliberazione con la quale si precisavano meglio le motivazioni alla base della decisione del 2008. A settembre poi, in piena fibrillazione per il rinnovo del consiglio (LEGGI: Zanasi e di Mauro alla resa dei conti) la giunta aveva ridotto l'importo della retribuzione di posizione del segretario generale portandola a 150mila euro e chiesto in restituzione le somme percepite in più (LEGGI: Mannaia su di Mauro). Per la Corte si tratta di provvedimenti che non incidono sul dato oggettivo contestato che è quello della mancanza di una struttura amministrativa complessa. Una pronuncia che a questo punto apre dei dubbi anche sull'attuale ammontare della retribuzione di posizione dei dirigenti camerali.

di Redazione 


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