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Detenuti al lavoro per i disabili? Si può fare e a guadagnarci sono tutti, Asl compresa

Presentato il progetto “Atelier dell’Ausilio”: per una volta, la provincia di Foggia volano nazionale

“La persona con problemi di giustizia è una risorsa che, se ben addestrata ed educata, se formata nel modo giusto, può farsi valere anche fuori dall’istituto di detenzione”. Non nasconde la propria soddisfazione Paolo Tanese, rappresentante italiano di ESCOOP, la cooperativa sociale europea che ha fortemente voluto il progetto “Atelier dell’Ausilio”, finanziato dalla Fondazione con il Sud nell’Iniziativa Carceri 2013 (Cod. Progetto 2013-CAR-060). Questa mattina, pertanto, da Palazzo Dogana–Sala della Ruota di Foggia, sono stati presentati i risultati di questa importante operazione socio-lavorativa che, in estrema sintesi, ha permesso di riabilitare e mettere al servizio della disabilità, in un arco di tempo compreso tra maggio 2014 e luglio 2016, i detenuti delle case circondariali di Lucera e Cerignola (LEGGI). Oltre all’intervento di Tanese – nella cui intervista è stata sottolineata la percentuale di risparmio in favore dell’Azienda Sanitaria Locale, dalla quale ci si attende una risposta più forte della bozza appena concordata – hanno preso parte ai lavori anche gli esponenti del Consiglio Regionale, uniti nel dare manforte al progetto, come confermano le parole dei consiglieri Giuseppe Turco e Marco Lacarra, intervistati da Foggia Città Aperta.

“I DETENUTI IMPIEGATI DEVONO CONTINUARE A LAVORARE”. Dall’ausilioteca di Cerignola, già avviata e potenziata grazie all’intervento congiunto delle varie sigle coinvolte – ESCOOP, L’obiettivo Onlus, Home Care Solutions, Lavori in Corso e, naturalmente, Innova e Fondazione con il Sud – alla creazione di una seconda Officina realizzata all’interno dell’Istituto carcerario di Lucera, con una incidenza in grado di riguardare tutto l’Appennino Dauno Settentrionale. Una vera e propria impresa sociale che ha permesso di trasformare – e pagare, secondo tutti i crismi del caso e con regolarità fino al 30 giugno scorso – alcuni detenuti in veri e propri operatori formati, impegnati nel servizio di ritiro, riparazione e manutenzione, ricondizionamento e sanificazione degli Ausili protesici rivolti a persone non autosufficienti. “In carcere – ha aggiunto Paolo Tanese, nel corso della conferenza – spesso si imparano mestieri che fuori, una volta usciti, non servono più, cosa che in questo caso non è avvenuta. Ci sono detenuti – ha continuato non senza emozione Tanese – che adesso, dopo questo progetto, non possono più tornare a fare quello che facevano prima e che li ha portati in carcere: per questo abbiamo il dovere di far continuare a lavorare la gente”.

605 AUSILI RIPARATI PER UN VALORE DI 250 MILA EURO. La stoccata è sia all’Asl locale, presente in conferenza con Leonardo Trivisano (in sostituzione del direttore generale Vito Piazzolla), e sia alla politica regionale la quale però, in questo frangente, sembra essere concorde nell’adottare un modus operandi che ha in Foggia e nella sua provincia un interessante volano nazionale (sia la città di Alessandria che la Regione Calabria hanno avanzato le loro richieste nei confronti del progetto). L’intento è che l’Atelier dell’Ausilio, insomma, smetta di essere un progetto e si trasformi in un servizio, forte di quelle cifre che sia Tanese e sia i consiglieri regionali intervenuti, Turco e Lacarra, non hanno mancato di sottolineare. Ad oggi, infatti, gli ausili riparati sono 605 per un valore di oltre 250mila euro, con un risparmio medio per l’Azienda Sanitaria Pubblica di circa il 70% (l’ipotesi di risparmio, stando ai dati, ammonterebbe per la sola Asl di Foggia a circa un milione e quattrocentomila euro). Ben due polizze di garanzia inoltre, a sfatare qualsiasi titubanza da parte dell’azienda foggiana, renderebbero sicuri gli ausili che, al momento, sono conservati in un capannone nella zona industriale di Cerignola, in attesa di essere reimmessi al servizio della comunità.

IL SOGNO? UN CENTRO DI RICERCA SCIENTIFICA NEL TERRITORIO. “Il sogno – ha concluso Paolo Tanese – è quello di dare vita, magari proprio nel nostro territorio, ad un vero centro di ricerca scientifica, fabbricando nuovi ausili in base ai bisogni della gente e lavorando sempre secondo la logica del dentro-fuori: con officine da realizzare dentro il carcere e centro di ricerca laboratoriale all’esterno”. Facendo così della provincia di Foggia, per una volta, un modello sanitario, sociale, economico e scientifico da copiare ed esportare anche oltre i confini regionali.

di Redazione 


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