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Operazione 'Security', arrestato per autoriciclaggio il commercialista Massimo Curci

E' stato vice presidente del Foggia

Nella mattinata odierna, militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Varese e personale della Squadra Mobile della Questura di Milano, nell’ambito dell’operazione denominata “Security” – che aveva già portato all’esecuzione di misure cautelari personali a carico di 15 persone, a vario titolo accusati di far parte di un’associazione per delinquere che ha favorito gli interessi, in particolare a Milano e provincia, della famiglia mafiosa catanese dei “Laudani” – hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia a carico del commercialista Massimo Curci, per l’ipotesi di reato di cui all’art. 648 ter 1 c.p. (autoriciclaggio).
 
IL PROVVEDIMENTO. L’attività fa seguito all’esecuzione, dell'8 novembre scorso, del Decreto di sequestro preventivo d’urgenza, per un valore di beni pari a 8,2 milioni di euro, emesso dal P.M. della D.D.A. milanese, Paolo Storari, a carico del professionista foggiano. Tale provvedimento era stato completamente eseguito fino all’importo previsto, mediante il sequestro di beni mobili (autovetture di grossa cilindrata), denaro e polizze assicurative nella disponibilità dell’indagato.  (LEGGI: Ancora guai per Massimo Curci: altro maxi sequestro, per la Finanza avrebbe anche riciclato soldi nel Foggia calcio)
 
LE ACCUSE. Nello specifico, in prosecuzione delle indagini delegate dall’A.G. nel contesto del procedimento penale – a seguito delle quali, relativamente al c.d. “filone pugliese” degli indagati, erano già emerse le illecite condotte da Curci, quale referente di un sistema di evasione fiscale e contributivo basato su indebite compensazioni di crediti tributari – è stato accertato dalle forze dell'ordine che quale promotore del sistema evasivo smascherato, ha ricevuto illeciti compensi in denaro contante (allo stato accertati per oltre 600.000 euro) da parte di società riconducibili ad Antonio Saracino, Giuseppe D'Alessandro, Antonino Catania e Luigi Sorrenti (i primi 3 tratti già in arresto in data 12.07.2017 in esecuzione di misura cautelare del G.I.P. di Milano), i quali avevano gestito in modo fraudolento una serie di cooperative operanti nel settore della logistica e dei trasporti, svuotandone con artifizi i conti correnti 
 
IL FOGGIA. Inoltre, secondo l'accusa, Curci avrebbe autoriciclato parte del denaro ricavato quale prezzo del delitto del citato art 10 quater, finanziando per importi rilevanti, relativamente alle stagioni 2015/2016 e 2016/2017, il Foggia calcio (del quale Curci era indirettamente, fino al maggio 2017, socio al 50% e vice presidente, carica tutt’oggi rivestita a titolo onorario).  (LEGGI: Caso Curci, il Foggia rompe il silenzio: "Società estranea, evitiamo pregiudizi alla nostra immagine")
 
IL SEGUITO. L'inchiesta non si ferma e con particolare riferimento all’esecuzione delle perquisizioni locali, in provincia di Lecco e Napoli, a carico di ulteriori 3 persone dimoranti a Verderio (LC), emersi nel corso delle più recenti indagini, è stato accertato che, al fine di procacciarsi provviste “a nero” di denaro contante, il citato sodalizio formato da Saracino, D'Alessandro, Catania e Sorrenti si era rivolto a una persona che, a fronte di fatture riferite a operazioni inesistenti, emesse per il tramite di cooperative di comodo amministrate da ulteriori 2 persone prestanome, riceveva il pagamento delle stesse tramite bonifici bancari che, successivamente, spalmava su più conti correnti riconducibili alle citate cooperative di comodo, al fine di distrarre dai relativi conti correnti le disponibilità finanziarie, restituendole al sodalizio anzidetto, decurtato nella misura del 6%.

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di Redazione 


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