I bambini che ballano in fascia

Libridintorno di Giuseppina Dota

I FLASH MOB. Il primo, nel 2006 a Piazza Mercato, era quello degli abbracci erga omnes. Per fortuna si scelse di farlo nelle vacanze di Natale, ma lo stesso tutto quell’entusiasmo nei saluti lasciò sbigottiti e perplessi i passanti coinvolti. Il secondo, la scorsa primavera, le ballerine di danze orientali che improvvisarono una coreografia all’isola pedonale  con le infradito di gomma ai piedi per il lancio di una nuova linea delle suddette ciabatte (alle fashion addicted: si, io le chiamo ciabatte, comunque sono ammesse le mail di reclami, scrivete al direttore). Il terzo, ieri, organizzato dall’associazione Mammearcobaleno, e di quello parliamo in queste righe.
GLI SCOPI. L’associazione si preoccupa di diffondere uno stile di vita e di pensiero che, quanto all’allevamento dei bambini, mette al centro l’ascolto degli stessi, dei loro bisogni primari, e sostiene con dovizia di teorie e studi scientifici le pratiche quali l’allattamento esclusivo al seno, il sonno condiviso, il portare i bambini in fascia, tutti comportamenti diretti a rafforzare il benessere fisico e psichico dei piccoli, lo sviluppo corretto dell’autostima, e l’instaurarsi di un sano rapporto di comunicazione genitori-figli. Per i genitori interessati, tutto questo è ben descritto da un libro caposaldo sull’argomento, Sono qui con te – L’arte del maternage, della pediatra Elena Balsamo, libro costruito a più voci, quelle dei medici e degli specialisti che illustrano i fondamenti e le ragioni di questi suggerimenti, e quelle dei genitori che hanno vissuto l’esperienza traendone indubbi benefici.
L'INIZIATIVALe attivissime mamme animatrici dell’associazione foggiana hanno pensato che la domenica pomeriggio fosse un buon momento per mostrare la tranquillità dei bambini portati in fascia, e, complice il fatto che ci sono delle ballerine tra loro, hanno organizzato l’evento nel quale le mamme ballavano tenendosi addosso i bambini, e chi non aveva bambini e voleva mostrare solidarietà si è fatto prestare le fasce e ha ballato con un bambolotto al collo.
LE REAZIONI. Ora, che Foggia sia una città che si adatta alle novità con molta flemma e un sovrabbondante pizzico di scetticismo è dato che abbiamo consegnato alla storia, e i miei concittadini che tanto duramente  faticano a farsi una reputazione e conservarla, non hanno deluso le aspettative nemmeno ieri. La prima avvisaglia l’ho colta due minuti dopo che l’esiguo ma ben riconoscibile corteo, abbigliamento candido e veli e fasce multicolori, è partito da piazza Giordano a passo di marcia danzante, diretto verso il cuore dell’isola pedonale: un uomo di mezza età ha chiesto “Ma che è, una lega antivivisezione?” Alla risposta “No, sono le mamme portatrici” ha fatto una faccia pensierosa, e ha aggiunto “Ma portatrici di che?” “Di bambini!”. Non l’ho rivisto nel seguito del corteo, sospetto sia corso a rifugiarsi in casa, allarmato dal veloce decadimento dei valori di questo tempo così frenetico. Ma ha lasciato dei correligionari in piazza… Un altro minuto, ed ecco una voce fuori campo “Oh, e che è, Carnev’l?”. Nuova spiegazione. Espressione incredula, hanno i bambini addosso? E non ce l’hanno, un passeggino? Il percorso era breve, ma un terzo figuro, superandoci in bici, ha espresso il timore più condiviso “mo’ quist che cazz vonn…”.
UN EVENTO DA RIPETERE. Luce di speranza in questo torpore invece le donne foggiane, che continuavano a scambiarsi ammirate osservazioni sul fatto che nessuno dei bambini piangesse, tutti erano sorridenti, le mamme non sembravano né isteriche né affaticate. Più di un bimbo era così tranquillo da essere scambiato per un bambolotto. La simpatia di mamme e piccini ha fatto breccia nei cuori e nella ripetitività di un sonnacchioso pomeriggio di autunno, più di qualcuno ha chiesto informazioni, le danzatrici hanno dovuto promettere che ripeteranno l’evento, e immagino quindi che crescerà il numero di partecipanti. Io ho cercato di convincere i miei gatti a miagolare a tempo sul ritmo di Auimmauè ma mi sono sembrati riluttanti. Se i vostri sono più collaborativi, siete invitati a danzare alla replica!


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