In Italia sono tutti maschi
Libridintorno di Giuseppina Dota
OMOCAUSTO. Zi’ Francesco, questo sarebbe stato il suo appellativo qualora ce l’avesse fatta a diventare anziano, è uno tra i milioni di vittime sterminate nei campi di concentramento. La maggior parte di queste vittime furono ebrei, ma non furono i soli. Insieme a loro gli omosessuali, uomini e donne, gli zingari, i disabili. “Omocausto” è la raggelante crasi con cui viene indicato l’eccidio perpetrato ai danni di gay e lesbiche dai nazisti, e il suono orribile della parola è indicativo a sufficienza degli orrori che in quei campi hanno preso corpo, sostanza, come fumo che esce dalle viscere della terra e diventa materia per mostrare cosa sia la vita dannata.
IL CONFINO A TREMITI. Noi italiani abbiamo avuto una triste specificità, nei provvedimenti fascisti che riguardavano gli omosessuali: sulla scorta del buon esempio dato dal Duce, difatti, in Italia omosessuali non potevano essercene, e le leggi razziali non contemplavano ufficialmente alcuna restrizione. In realtà, negli anni dal 1938 al 1943, moltissimi omosessuali furono sottoposti alla misura del confino. San Domino, delle nostre Tremiti, fu il luogo di confino assegnato agli “arrusi”, ai “femminielli”, fu la prigione senza mura di trecento giovani, bollati come nemici della patria, sottratti alle loro vite quotidiane e alle loro famiglie –famiglie su cui calava, grave come il più inamovibile dei macigni, un disonore che non poteva venire dimenticato- e letteralmente deportati su un’isola in mezzo al niente, nella quale non c’era assolutamente niente se non denigrazione e angoscia. Del confino degli omosessuali a San Domino parla la graphic novel “In Italia sono tutti maschi”, pluripremiato lavoro realizzato da Luca De Santis e Sara Colaone, per Kappa Edizioni, che narra le vicende di San Domino seguendo il filo dei ricordi di uno dei protagonisti. Bello, amaro, disegni che restituiscono una atmosfera quasi onirica a fatti veri, crudi, vignette nelle quali faticate a rintracciare un sentimento espresso esplicitamente, tanto la storia raccontata descrive bene se stessa.
LA MEMORIA E L’APERITIVO KOSHER. Diverse associazioni -Arcigay Foggia, Link Foggia, Donne in rete, Arcigay BAT- hanno voluto offrire il proprio impegno e la creatività dei loro iscritti, per realizzare una serata nella quale restituire la dignità della memoria a tutte le vittime, e la sera di domenica 26 gennaio, presso i locali dell’associazione Donne In Rete, si è tenuta una vivace serata a più voci. Si sono alternati interventi che hanno ripercorso periodi storici, per i quali sono intervenuti Albertina Della Croce (docente di latino e greco), Andrea Belardinelli (referente Arcigay gruppo giovani), Luciano Lopopolo (consiglio direttivo Arcigay BAT) a performance artistiche, letture empatiche guidate da Valentina Vigliaroli (consigliere nazionale Arcigay e ideatrice della serata), un momento teatrale diretto da Raffaele Carella, e un apprezzatissimo aperitivo kosher, preparato da Gaetano Vavalle, cultore delle tradizioni ebraiche. Presente anche un nucleo familiare Rom, con il neonato Gabriel in carrozzina, partecipante più giovane della serata, in rappresentanza della comunità, insieme al presidente dell’Opera Nomadi Antonio Vannella.
L’idea di uno spazio plurale che arrivasse a coinvolgere quante più persone possibili è stato uno spunto di riflessione importante, per creare un contatto con il territorio sul quale queste associazioni operano. Vale la pena ricordare che alcune tra esse sono associazioni che esistono da poco tempo, e si occupano con costanza e competenza di ambiti difficili, come l’integrazione dei Rom, o le tematiche omosessuali in una città in cui “ricchiò” è ancora considerato un affettuoso appellativo con cui apostrofare gli amici. Il coraggio di esserci, di contribuire, di chiedere attenzione, e in più la gratificazione di un buon bicchiere di vino e di un felafel decisamente squisito meritavano che gli si dedicasse la serata della domenica, e l’attenzione di voi tutti che avete letto fin qui. Grazie.
(Alla memoria di Francesco Circelli, nato a San Bartolomeo in Galdo- BN nel 1922, morto in Germania nel 1944, località sconosciuta)