L’oro rosso di Capitanata: un tesoro raccolto col sudore dei braccianti
Questa sera all’Auditorium Santa Chiara un documentario e un convegno su patrimonio culturale e agricoltura di qualità
F. non lo sa, ma ha tra le mani
l’oro rosso. F. non lo sa quando viene schiavizzato nei campi di
pomodoro per 2 euro e 50 all’ora, ma quello che lui raccoglie,
rassetta nei cassoni e trasporta è una delle maggiori risorse del
nostro territorio.
LA DENUNCIA. Ma tutto questo F. non lo sa. Dopo aver lavorato a nero, per mezzo di un caporale, in uno dei campi sterminati nella pianura, è stato cacciato a malo modo perché rivendicava i suoi diritti. Ma F. ha denunciato, costringendo il latifondista a esser chiamato dall’Ispettorato. F. non lo sa ma la sua denuncia ha un qualcosa di straordinario: è lo schiavo che si ribella al signorotto, Davide che inforca la fionda contro Golia, Di Vittorio che esorta i braccianti a non togliersi il cappello dinanzi al padrone. F. non lo sa, ma ogni volta che i suoi diritti di lavoratore vengono infranti da un caporale, muore un pezzo di questa terra, quella che ha puntato tutto sull’eticità dei prodotti, quella che lavora alacremente per ottenere marchi di qualità, quella che rifiuta l’etichetta infamante dello schiavismo sul pomodoro nostrano.
IL DOCUMENTARIO. Perché è facile far di tutta un’erba un fascio, ma nulla distrugge più la nostra economia che assimilare l’agricoltore onesto che stringe la cinghia per regolarizzare i braccianti e pagare gli F24 agli aguzzini che hanno sfruttato F. e i suoi amici. In tutto questo, F. non lo sa, ma questa sera, sabato 20 giugno alle 19.00, all’Auditorium di Santa Chiara, Antonio Fortarezza – uno che con la telecamera ci sa fare – presenta un nuovo documentario sui tesori di Faragola. A seguire, un dibattito su patrimonio culturale e agricoltura di qualità. Perché, F. non lo sa – ma forse non lo sappiamo neanche noi – l’identità di questo territorio sta nella terra arsa della pianura, dove bruciano le stoppie a giugno e si sparge la brina a gennaio. In tutto quanto ci puoi trovare al di sotto, riemerso alla luce ad opera di appassionati archeologi, e in tutto quanto ci cresce sopra, raccolto dai migranti africani.
Di Claudio de Martino