LE FEMMINE SI CRESCONO DA SOLE. Sua la rassegnata e addolorata constatazione, lasciata ai membri della famiglia, che “le femmine si crescono da sole”, con cui aveva spiegato a se stessa il gap educativo che ha sempre contraddistinto l’educazione rivolta a maschi e femmine, almeno in questi territori. La femmina aveva meno bisogno di assistenza, di cure, di ascolto, perché aveva dentro di sé le risorse di autoaccudimento, e non era destinata a diventare capofamiglia per cui non bisognava alimentare la sua autostima. Chiedete alle vostre nonne, alle vostre mamme, quante di loro hanno sentito sulla propria pelle la disparità di attenzioni e concessioni fra loro e un fratello maschio, magari anche meno dotato o meno incline ad ambizioni più articolate, ma maschio e quindi virgulto su cui proiettare sogni di futuro e di riscatto negati alla donna. Maria ha impiegato tutta la sua vita, la sua ricerca, la sua passione, a raccontarci questo, a dirci come questo fosse radicato e sbagliato, a cercare una sua via per percorrere sentieri diversi.
NICOLINO E GLI ALTRI LIBRI. Ho conosciuto i suoi libri alle medie, cominciando da Nicolino, libro di narrativa in uso nelle scuole foggiane a fine anni ‘80, libro che aveva già raccolto consensi e premi, tradotto anche in Cina specificatamente per le scuole dell’obbligo. Mi viene facile immaginare che la mia insegnante e tante sue colleghe lo avessero scelto perché ci si vedevano raccontate: la vita quotidiana di un’insegnante, quale Maria stessa era, e della sua classe, e nell’educazione di una classe il cemento di una coscienza sociale da formare, temi destinati agli adulti trattati narrando delle famiglie degli scolari, le sofferenze di una regione ancora povera, l’emigrazione, la microcriminalità, sullo sfondo di una Bari così bella che resta nel cuore. La figura dell’insegnante e dei genitori un po’ didascalica, talvolta stereotipata, ma per fortuna lontano anni luce dall’alone di amicalismo con cui da qualche anno in qua si caratterizzano e si dequalificano le relazioni tra docenti e discenti, tra educatori e allievi, tra genitori e figli. Subito dopo, ma ancora adolescente, mi imbattei, a casa di un cugino, nel commovente “Le pietre si muovono”, storie degli edifici, delle case, perché le case contengono le storie delle persone, e quante di quelle case e di quelle persone si sono perdute nei bombardamenti subiti da Foggia: per una curiosa coincidenza in quei giorni io leggevo di Hiroshima e Nagasaki, e mi colpì l’immutabilità del dolore, ai poli opposti del mondo, l’umanità così diversa anche somaticamente, soffre per le stesse ferite.
L'OMICIDIO DEL FRATELLO. Tanti altri gli scritti di Maria, romanzi, racconti, saggi, collaborazioni a sceneggiature, una capacità espressiva che nella scrittura ha dato il meglio di tutta una personalità proiettata all’esterno, al dono, all’impegno per la crescita, offrendo alla sua epoca anche il dolore privato e straziante per la perdita del fratello, quel Franco Marcone barbaramente ucciso dalla mafia, e far scaturire da quella tragedia una rinnovata energia da spendere per il cambiamento, con il movimento Nessuno tocchi Abele. Un mesto ricordo personale, quando anni fa ho conosciuto i suoi nipoti, una delle prime cose che ho domandato è stata di poterla conoscere e parlare con lei della sua opera. Non fu possibile, era già sofferente del male che se l’è portata via. Nicolino è sempre fra i libri che ho a portata di mano, anche se bimba e studente non sono più, non ha mai smesso di farmi sentire tra gli studenti di Maria.