RADICAL CHIC. “Où m’è fa a ‘mmè, che sim cumbagn!”, era la delicata esortazione del mio pacato sdegno simil-radical-chic che si è sollevato davanti alla sgomenta constatazione che una fila di circa un centinaio di persone stazionava in un pomeriggio domenicale davanti ad un negozio alla cui inaugurazione era presente un tale Francesco Monte, “tronista” dice la sua biografia e dicevano quelli nella fila. “Tronista” non è un lavoro, nella mia testa, ma fa portare a casa un reddito molto più che adeguato con poco sforzo, e lavorare invece qualche volta no, per cui forse non era sdegno ma invidia, però vabbè ci siamo capiti.
“Chessò?!? Che stji’ pazziann’??” era l’educata risposta che l’irritazione mi offriva, convinta di voler esporre le sue ragioni riguardo il fatto che nella stessa domenica, armati di santa pazienza e tanta speranza io e un manipolo di lettori del fantastico Maurizio De Giovanni ci siamo messi in fila da presto per avere dei buoni posti alla presentazione del suo ultimo libro, “Buio”, e i soliti notabili locali, tanta faccia tosta e zero educazione, sono arrivati per ultimi e si sono seduti meglio di noi.
“Famm’ parlà a ‘mmè, anz famm’ sta citt’ che s’nnò ‘e fà a’llit caa ggend”, era il timido punto di vista della mia ambizione frustrata da indecenti proposte nelle quali sei tu a lavorare, sei tu a pagare, e magari gli fai pure un regalo a Natale.
RAGAZZE MANCINE. Poi, siccome nella vita quasi tutti noi e quasi in ogni circostanza rispondiamo a uno più in alto di noi, il mio referente nonché responsabile di questa collaborazione ha adocchiato una minuscola noticina sul mio facebook, riguardo l’annoso problema di libri che costano troppo e durano poco, e mi ha chiesto se vi parlavo di quello, e così mi accingo a fare.
Il casus belli è stato un libro molto bello che ho cominciato, e per l’appunto finito, da pochi giorni, Ragazze mancine di Stefania Bertola, per Einaudi: la Bertola è, fatte le debite proporzioni, Wodehouse made in Torino, vale a dire libri divertenti e leggeri senza che siano inutili o frivoli, l’ironia usata con garbo e maestria, il sorriso che vi ritrovate in faccia anche quando i casi vostri non lo consentirebbero, il romanzo di evasione ma scritto veramente con stile e bravura, il che vi assicuro è più difficile che scrivere tomi strappalacrime. Il libro scorre veloce, fin troppo veloce anche se non siete patologici come lo sono io, e insomma in due giorni e mezzo, o al massimo in quattro, vi siete letti 18,50 €. Dividete la cifra per i giorni di lettura occorsi, moltiplicate per 30 e scoprirete quanto vi serve al mese per leggere.
MA LA CULTURA NON COSTA UN PO' TROPPO? Messa così, capisco che sembri una lamentela sterile. “E allora perché non parli di quanto costa un aifòn? E un dvd per la playstation con l’ennesimo videogioco violento o gotico o horror o automobilistico? E la wii? E andare in pizzeria una volta di meno e comprarsi un libro in più? LA CULTURA NON HA PREZZO!!”
Sì va bene, la cultura non ha prezzo (parentesi: questa è una palla, se vi guardate intorno e scoprite quanti ne sono fieramente privi, viene da pensare che sia costosissima e considerata inutile). Però i libri sì, ce l’hanno il prezzo, e un libro che conta 150 pagine ed è rilegato in brossura e costa 18,50 € è un libro che dal punto di vista del supporto costa uno sproposito. Per capirci, come oggetto varrebbe più la pena se vi compraste l’ultimo tomo cartonato di Bruno Vespa, oltretutto scommetto che sarà, non diversamente dai precedenti, così noioso che ci metterete ere geologiche a finirlo, quindi è un investimento durevole. Vero è che nella mia esperienza passata di libraia, Bruno Vespa si compra solo per regalarlo (vedi alla voce “Modi sottili per mostrare ai destinatari di un regalo che ce li avete garbatamente sullo stomaco, o poco più sotto”), quindi no, tranquilli, non vi sto suggerendo di comprarvi il Vespone. Vi dico come faccio io, un po’ mi intorto gli amici librai per sconti fuori periodo, un po’ tengo d’occhio gli sconti istituzionali, un po’ faccio la letterina a Babbo Natale o alla Fatina dei buoni libro al mio compleanno, un po’ scambio libri con amici lettori, un po’ aspetto le edizioni economiche, le ristampe, i superpocket, e un po’ confido che il mio karma sia abbastanza scadente cosicché in una prossima vita rinasco tronista e mi compro tutti i libri che voglio, senza preoccuparmi del rapporto pagine/costo.