Uomini e Lupi

Dal blog Libridintorno di Giuseppina Dota

IL PROTAGONISTA. E così è anche per Marco Polizzi, cronista di “nera”, protagonista de “Il lupo”, splendido esordio noir di Antonio Moscatello per l’editore Kairòs. Marco ha una inquietudine che talvolta prende corpo fino a diventare un “grumo”, un cumulo di sensazioni di inspiegata angoscia che si impossessa di lui e lo scuote, annichilendolo, quando ricordi vaghi, indefiniti e forse per questo ancora più minacciosi emergono dalla foschia in cui anima e memoria li hanno confinati. Tutto quello che Marco sa è che questa angoscia densa ha a che fare con un lupo, e questa consapevolezza lo fa sentire in certi frangenti impossibilitato alla reazione, proprio come da bambini si ha paura del lupo. L’esplosione di questo grumo dà origine alla dolorosa vicenda narrata nel romanzo, in cui in poche settimane dei nostri giorni si cerca di dare spiegazione a un delitto di quaranta anni prima, che in realtà aveva già trovato soluzione. Ma, in un meccanismo segreto e delicato in cui nessuno è quel che sembra, anche la soluzione forse non è la soluzione. E quel che c’è da sapere fa ancora più male di quel che non si sapeva…

IL LIBRO. La trama è avvincente, piena di colpi di scena, ogni personaggio introdotto assume un ruolo che lascia il segno anche quando sembra solo una comparsa, le vite che incontriamo sono descritte senza dolcezze, senza indulgenze e senza sconti, solo per alcuni viene accordata la pietà che non intacca la purezza. Lo stile di scrittura è asciutto, quasi secco, senza sentimentalismi: certe situazioni vengono descritte con lentezza studiata, forse per farci riprendere fiato, per farci apprezzare gli assolati, aridi paesaggi del Sud Italia in cui la storia si svolge, e allora si allenta la cupezza che pervade tutto il libro e vediamo sprazzi in cui la luce è protagonista e sovrasta i personaggi. Ci sono alcune piccole sbavature, alcune caratterizzazioni declinate con pochi chiaroscuri, ma se pensiamo che parliamo di un romanzo d’esordio, di un autore che è giornalista e abituato quindi a un linguaggio diverso, e per di più con una piccola casa editrice, quindi senza superstar come editor, possiamo considerarle attese nel conto finale, e anzi leggerle come il valore aggiunto di conoscere un’opera che è per intero frutto del lavoro dello scrittore, senza abbellimenti estranei.
Il termine della storia, triste e amaro, riabilita però il lupo e restituisce la verità che lo sfortunato animale è solo la maschera indossata dall’uomo, che non si sente capace di ammettere l’aberrazione a cui può giungere.

ANTONIO MOSCATELLO. L’autore, appunto al suo esordio, è originario della nostra terra, viene da Torremaggiore, e le origini del libro sono ambientate in un paese mai citato proprio in provincia di Foggia. Incontriamo nelle pagine di questo libro lo stesso Sud che siamo abituati a vedere quando lo percorriamo in auto, campi riarsi, strade polverose, asfalto sbiadito, rapporti familiari che portano ancora una impronta ancestrale.
Io l’ho praticamente finito in una domenica di pioggia, e meno male, perché questo è il genere di libro che vi fa fare tardi al lavoro, dato che vorrete per forza sapere cosa c’è nella pagina successiva.


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