Che ora è? È l’ora di sciogliere il Comune di Foggia
Sembra una farsa ma è realtà, e fa sempre meno ridere
“Dio c’è”. Così pare, a questo punto. A dirlo fu proprio Leonardo Iaccarino quando, lo scorso 9 marzo, ne dava l’annuncio sulla sua bacheca Facebook, nel giorno in cui si insediava la Commissione incaricata di tastare il polso mafioso del Comune di Foggia.
HUMOR NERO. “Confermo, Dio c’è”, aggiunse due giorni dopo l’ex Presidente della più importante assise cittadina, evidentemente a fronte delle dovute verifiche del caso. Manifestazioni a parte, se ha ragione il consigliere finito agli arresti, allora è più che probabile che questo Dio di cui parla abbia tempi scenici da consumato drammaturgo e, pure, una certa vena umoristica. Humor nero, s’intende, perché da diverso tempo a questa parte – sarà chi di dovere a fare i conti precisi – quando si parla di Comune di Foggia il colore è sempre quello: nero. Nero come il buio che sta ingoiando ogni singolo cittadino di centosessantamila, tirato giù da una classe politica che non ha più nessuna ragione d’esistere.
“INVITO TUTTI I CONSIGLIERI ALLE DIMISSIONI DI MASSA”. Sembra proprio una farsa, già, ma è realtà, e fa sempre meno ridere. Soprattutto se, retroattivamente parlando, a tracciare la strada è ancora una volta lui, Iaccarino, fotografato lo scorso 19 marzo mentre firmava l’atto dal notaio allo scopo di unirsi a quei consiglieri dimissionari che, ai numeri, non riuscirono a far calare il sipario sul Comune. “Invito tutti – scriveva in quei giorni – ma proprio tutti coloro i quali vorrebbero mandare a casa questa Amministrazione, ad invitare i consiglieri comunali alle dimissioni di massa”.
RESISTERE NON SERVE A NIENTE. A un mese da quell’atto mancato, il sindaco Franco Landella ha azzerato la Giunta, cercando consensi e volti in ambiti in passato poco frequentati. Quella che a molti era parsa la carta della disperazione, il quarto attaccante buttato nella mischia per i minuti finali, negli ultimi giorni stava quasi per ritagliarsi una propria legittimità. Peccato che in queste ore il Comune abbia perso ancora pezzi, pezzi grossi, i quali preannunciano l’epilogo di uno spettacolo in cui, per dirla con un grande scrittore italiano, resistere non serve a niente. Al di là di questa o quella nomina, infatti, a prescindere da cosa deciderà la Commissione, la casa del popolo foggiano si sta riempiendo di letame e le possibilità che possano nascere fiori, da lì dentro, sono ormai nulle. Insomma: è ora di sciogliere il Comune di Foggia.