Stampa questa pagina
  • Pubblicata il: 04/05/2021 16:49:17

Dalla cialtronata di agosto all’implosione del Consiglio: cronaca di una morte (leghista) annunciata

A meno di due anni, si spegne il secondo disastroso governo Landella

Che poi, non è proprio una cronaca. Piuttosto, un filo che si riannoda, acquisendo senso e consequenzialità. Da agosto a maggio, dalla piazzata a Palazzo di Città sottobraccio a Matteo Salvini fino ai messaggini frettolosi inviati ai consiglieri di maggioranza: quasi nove mesi per concepire un aborto. Ora ci sono 20 giorni per revocare le dimissioni, ma se Foggia ora ha bisogno di serenità, ne avrà anche a fine maggio.   

LA CARNASCIALATA ESTIVA. Franco Landella saluta e se ne va, pagando dazio per una serie di scelte politiche e personali a dir poco infelici. Su tutte, svetta la carnascialata del 23 agosto 2020, quando nella casa del popolo l’allora Primo Cittadino consegnò, di sua iniziativa personale e per vendette familistiche di partito (la cognata lasciata a casa dal centro-destra), le chiavi della città al leader della Lega Matteo Salvini. Un azzardo che gli costò un mezzo ammutinamento elettorale, confermato poi dalla sconfitta alle Regionali di settembre in cui il Carroccio, a Foggia, con dentro Landella, perse alcune migliaia di voti rispetto alla precedente tornata. (Leggi anche: “Golpe” alla Landella: no Michaela, no party!)


RISVEGLIO CIVICO
. Ma al di là dei voti, quell’arbitrio a Palazzo di Città ha avuto il merito di risvegliare le coscienze di una parte di società civile che, errando, aveva derubricato “l’affaire Comune di Foggia” a una semplicistica bega tra mediocri. La Lega, per quanti consensi possa fare in un territorio in cui i migranti stranieri vengono sparati in faccia mentre si recano al lavoro, resta un partito divisivo: molti moderati si sono allontanati dall’area landelliana, altri si sono invece uniti, dando vita persino a un movimento civico che trae spunto proprio dall’opposizione a Salvini e soci – come conferma l’inequivocabile nome del gruppo “Foggia Non Si Lega” (quasi 6mila solo su Facebook).

IL CASO PACCA. E se c’è chi pone la morte del suocero Massimo Di Donna (novembre del 2019) quale momento iniziale del declino dell’attuale maggioranza e dell’annebbiamento del sindaco, altrettanto innegabile è il calo di popolarità seguito al cosiddetto “caso Sala Fedora” dello scorso dicembre 2020. Pasticcini o meno, l’autorizzazione data da Landella in persona all’amico e teatrante Emanuele Pacca – suo sostenitore in campagna elettorale – è sembrato a tutti uno schiaffo in faccia ai foggiani. Mentre questi erano chiusi in casa, nel peggior momento della seconda ondata di Covid e con le ambulanze che non riuscivano a entrare in ospedale, c’era qualcuno che trattava la storica Sala Fedora del Teatro Giordano come la tavernetta di casa, in smacco agli operatori della cultura già beffati in estate da una promessa di sostegno poi evaporata – proprio da parte di chi, va riconosciuto, aveva fatto della riapertura del teatro comunale una svolta politica e culturale.

BARZELLETTE, ARRESTI, CRIMINALI E COMMISSIONE. Da dicembre a febbraio, poi, più che su Franco Landella i riflettori si sono accesi sui suoi commilitoni. Foggia sale agli “orrori” della cronaca prima grazie al suo Presidente del Consiglio – dalla barzelletta di capodanno all’immobilità del Comune che non riesce a liberarsene – e poi per i notissimi fatti giudiziari: dall’arresto per tangenti di Bruno Longo ai casi riguardanti l’ex assessore Roberto e la consigliera Iadarola, entrambe finite al centro delle cronache per presunti legami con la malavita. A marzo poi, la Spada di Damocle: dal Ministero degli Interni si rende noto che una commissione di inquirenti deciderà se il Consiglio Comunale di Foggia è infiltrato dalla mafia.

LEGGI ANCHE. Che ora è? È l’ora di sciogliere il Comune di Foggia

LE ACCUSE? “IGNARO”. Landella temporeggia, straparla, etichettando l’insediamento della Commissione come “una cosa buona per Foggia”, mentre la stampa nazionale continua a tirare in ballo nomi della sua maggioranza e legami con questa o quella batteria di criminali. Gioca la carta della disperazione: l’azzeramento della Giunta in favore di una nuova alba di “migliori” – espressione ormai di moda. La Giunta dei presunti top player dura circa due settimane prima di annichilire davanti agli arresti di Iaccarino e Capotosto – il primo rubava persino i temperamatite per i figli, l’altro lo aiutava e cercava in tutti i modi di non fargli perdere la poltrona di presidente (chissà perché). Franco è alle corde, si difende, si dice “ignaro” e non “estraneo” alle accuse – forse è la sua ultima gaffe, intenerisce quasi – tentando un goffo distinguo tra “reati di corruzione” e “reati di mafia” – come a dire, alla foggiana, “bell’ bell’”.

NON TI SCORDARE LE CHIAVI. Il resto è storia recentissima. Arriva l’ultima défaillance: il consigliere Consalvo Di Pasqua, quello che piagnucolava mentre destituiva Iaccarino, lo stesso di cui si accenna in alcune intercettazioni nell’ordinanza di arresto di Bruno Longo e soci, fa anche lui un passo indietro. È la tarda mattinata del 4 maggio 2021 quando il sindaco ad horas invia un messaggino ai consiglieri di maggioranza rimasti ancora in piedi: a neanche due anni dall’elezione del suo secondo, disastroso, mandato, è costretto alla resa. Manca la serenità per lavorare, si dirà – e la legalità per continuare e la dignità per guardare in faccia ai cittadini, aggiungiamo noi. Manca tutto. Comprese le chiavi di Palazzo di Città che aveva dato a Matteo Salvini… A proposito, prima di andare, sarebbe bello riaverle indietro. Grazie.

di Alessandro Galano