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“Golpe” alla Landella: no Michaela, no party!

Premessa: un golpe è tutt’altra cosa, ovvio. Ma anche un sindaco dovrebbe essere ben altro.

IL PRIMO CHE CAPITA. Il day after della piazzata domenicale andata in scena ieri mattina, 23 agosto, a Palazzo di Città (LEGGI), a bocce ferme ma ancora bollenti consegna un quadro cittadino che rasenterebbe la comicità, se non fosse politicamente grave – e culturalmente così triste. In sintesi: dopo aver incassato il no del suo partito di origine che, va detto, nelle ultime tornate elettorali ha sempre avuto in Franco Landella una mosca bianca in termini di consensi, il sindaco di Foggia ha voltato le spalle a Berlusconi e soci, di fatto andandosene con il primo che capita. Che, ovviamente, non può che essere Matteo Salvini.

JACK LANDELLA E’ USCITO DAL GRUPPO. Il motivo è ufficiale, e non ha avuto paura di sbandierarlo in sede di conferenza stampa lo stesso Primo Cittadino: siccome il partito non ha accolto la candidatura alle Regionali della cognata Michaela Di Donna, “Jack” Landella è uscito dal gruppo. Di più: non solo è uscito dal gruppo – “dopo ventisei anni”, come ha sottolineato – ma appellandosi a una concezione familistica della cosa pubblica che, da quando i sindaci sono espressi dal voto dei cittadini, non ha precedenti storici in questo comune, ha anche pensato bene di proclamare Foggia città leghista. Così, con tanto di gonfalone dietro e “sorpresona” finale (rigorosamente senza mascherina, in pieno stile youtuber).

FOGGIA NON E’ LEGHISTA. Peccato però che lui stesso sia stato eletto in un partito diverso da quello rappresentato da Salvini, tale da accogliere in sé anche quella parte di cittadini che credeva – e crede – in valori di centrodestra moderati, diversi da quelli della Lega. E peccato che i foggiani, malgrado alcune recrudescenze razziste minoritarie, non si sentano affatto leghisti, di certo non in maggioranza (voti alla mano): basta dare un’occhiata ai social network, alle reazioni – davvero trasversali – avute dagli utenti/cittadini dopo la decisione di Landella – un dissenso feroce. E se dalle opposizioni l’operazione è stata già bollata in termini di trasformismo – a proposito, se la reazione è la solita "snobbata" soft poi non piangete alle Regionali – non lo stesso si può dire dei consiglieri ex forzisti: la spilletta della Lega ce l’avevano appuntata già da giorni e il passaggio a Nord-Ovest è stato solo una formalità – della serie: la carota è lì, basta seguirla.

FOGGIA E’ DEI FOGGIANI, ANZI NO: E’ SOLO DI FRANCO. In seno al Comune di Foggia, in definitiva, si è dovuto assistere a un rimescolamento che non ha nulla di ideologico e tutto di privatistico, quasi di miseramente casalingo: se la cognata non va a Bari, in pratica, Foggia va alla Lega – che è quella del Nord, quella della secessione, dei terroni nullafacenti. Un dispetto? Un oltraggio, piuttosto. Grave, triste, arbitrario. Fatto da chi, soltanto qualche mese fa, gridava che Foggia è dei foggiani… Da ieri non è più così: Foggia è di Franco e basta, della sua famiglia, sempre più Casa Landella. Anzi, peggio: Casa Matteo.

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di Redazione 


 COMMENTI
  • Roby

    24/08/2020 ore 15:10:12

    Siamo alla frutta,una città in cui non e" stato risolto un problema vedi rifiuti,strade dissestate,illuminazione carente,quartiere ferrovia,centro storico abbandonato a se stesso ecc,,il fallimento di una amministrazione e una classe politica mediocre,ora addirittura a trazione leghista per interessi di bottega con la città divenuta invivibile senza nessun controllo,vigili assenti totalmente,opposizione se esisti fatti sentire in maniera forte,coinvolgiamo tutta la città perbene mandiamo a casa questi amministratori inconcludenti,progettiamo una città diversa, proiettata al futuro ma custode della sua storia.
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