Estorsioni e prodotti imposti, così i clan del Sistema Foggia "impediscono la crescita economica della città"
Altri elementi dalla relazione Dia
Nella città di Foggia "perdurerebbe lo stallo tra le tre consorterie mafiose, Moretti - Pellegrino - Lanza, Sinesi - Francavilla e Trisciuoglio - Prencipe - Tolonese che
risultano da tempo contrapposte, sia pure a fasi alterne, in una sanguinosa guerra di mafia per
il conseguimento della leadership interna e il controllo degli affari illeciti ma, allo stesso tempo,
unite nella condivisione degli interessi economico-criminali". E' un altro degli elementi che emergono dalla relazione del Ministro dell’Interno sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, relativa al secondo semestre del 2020.
LA MAPPA. Dotato di una energica influenza criminale in ambito provinciale il clan Moretti - Pellegrino - Lanza è ramificato nell’Alto Tavoliere (grazie all’appoggio del clan La Piccirella - Testa), nell’area garganica (in virtù dei collegamenti con il clan ex Romito con il quale si
è schierato militarmente nella faida contro i Li Bergolis) e nel basso Tavoliere (con il gruppo
Gaeta di Orta Nova). Il clan Sinesi - Francavilla, invece, è tradizionalmente collegato ai cosiddetti Montanari dell’area garganica (in particolare al
clan Li Bergolis) e ai Nardino di San Severo. Opera prevalentemente nel capoluogo
di provincia ed è attivo nelle estorsioni, nei traffici di stupefacenti, usura, riciclaggio nonché
nel gioco illegale.
La batteria dei Trisciuoglio - Prencipe - Tolonese ha infine sviluppato sinergie con
elementi mafiosi della provincia in particolare con il clan Romito, operante a Manfredonia
e con elementi della criminalità di Orta Nova.
IL SISTEMA FOGGIA. Il carattere federativo delle tre batterie citate - evidenzia la relazione - continua a rappresentare la conditio sine qua non per metabolizzare gli effetti delle energiche attività di contrasto che hanno privato i clan delle
figure apicali. Ne è conferma quanto confluito nell’operazione “Decimabis” eseguita il 16
novembre 2020 dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri, che ha consentito di definire gli equilibri interni delle tre batterie della società foggiana e “l’ordinario andamento dell’agire
mafioso” evidenziandone la pervasiva e sistematica pressione estorsiva nei confronti di imprenditori e commercianti di Foggia gestita secondo un codice regolativo predefinito, condiviso e significativamente denominato come il “Sistema Foggia”.
I PRODOTTI DA VENDERE. Dal contesto investigativo
è emerso come la protervia dei membri della società foggiana si estrinsecasse non solo nella
formulazione di richieste estorsive ma anche nella imposizione dei prodotti da vendere nel
capoluogo così realizzando anche una contrazione inevitabile dei redditi oltre che, in linea
generale, “impedendo la crescita economica della città di Foggia”. Peraltro, l’atteggiamento reticente assunto dalle vittime dei taglieggiamenti nei confronti delle Forze di polizia è sintomatico
della loro soggezione al “prestigio criminale” dell’associazione che “per la sua fama negativa e per
la capacità di lanciare avvertimenti, anche simbolici ed indiretti, si è accreditata come un centro di potere
malavitoso temibile ed effettivo”.