Sequestro GrandApulia, il Comune sapeva: dal parere dell'avvocatura al sopralluogo dei vigili, ecco i retroscena
A giorni si discuterà l'istanza di riesame presentata dai legali di Sarni al Tribunale di Foggia e resta ancora in bilico il futuro di circa 1000 lavoratori che avrebbero dovuto cominciare un nuovo impiego presso il GrandApulia. Ma se, per loro e per migliaia di cittadini, il provvedimento di sequestro dell'area dove sorge il centro commerciale è arrivato come un fulmine a ciel sereno, in Comune c'era chi sapeva: qualcuno inascoltato aveva messo nero su bianco dubbi sul procedimento; qualcun altro, forse frettolosamente, aveva ritenuto l'intervento non soggetto a Valutazione Impatto Ambientale e, per finire, la polizia municipale aveva ispezionato i luoghi in questione quando i lavori di sistemazione dovevano essere già conclusi ma vi era ancora un cantiere aperto e non hanno avuto nulla da ridire.
LA RELAZIONE DELL'AVVOCATURA. L'indagine del Corpo Forestale dello Stato nell'area ex Sfir è partita nel 2014 ma i reati contestati si riferiscono ad epoche antecedenti fino al 2010 quando la proprietà era ancora della Sfir, la società che gestiva lo zuccherificio in zona industriale. È proprio in quell'anno che la società romagnola presenta prima al Consorzio Asi, il 25 febbraio, poi al Comune di Foggia, il 24 giugno, una Dia (Dichiarazione Inizio Attività) intitolata “sistemazione area vasche”: sulla carta è una semplice sistemazione superficiale del terreno e un intervento di riparazione delle vasche di decantazione che contenevano i residui di produzione dell'ex zuccherificio. Ma in cosa consistono? A scriverlo, in una relazione del gennaio 2015, è lo stesso servizio Avvocatura del Comune di Foggia che informa l'assessore alle Politiche Urbanistiche dell'epoca, Antonio De Filippis: si tratta di “un vero e proprio sconvolgimento urbanistico ed ambientale di vaste proporzioni, che ha demolito ed eliminato di fatto le vasche”, connesso “con immensi movimenti di materiale e masse di liquidi di ignota natura, mascheranti irregolarmente il loro smaltimento sulla stessa area o in quella limitrofa”. Detto in altri termini, il tombamento di rifiuti pericolosi mischiati a materiale di demolizione.
LE MANCANZE. Basterebbe questo per mettere in allarme gli uffici. Ma la relazione dell'avvocatura va oltre. Trattandosi di un piano di riconversione industriale – evidenzia- l'istanza non poteva essere “spacchettata” in più procedimenti. Così facendo si è sottratta ad una serie di controlli tra cui: la Valutazione Impatto Ambientale, la Valutazione Paesaggistica e, soprattutto, l'approvazione in consiglio comunale ma in assise il procedimento non ci arriva mai. Manca poi il parere dell'Autorità di Bacino sul rischio idrogeologico vista la vicinanza del torrente Cervaro. Proprio su quest'ultimo punto era stato lo stesso Consorzio Asi, già nel 2008, ad autorizzare l'intervento subordinandolo al fatto che la Sfir si fosse accollata i costi per la realizzazione di aree di bacini di compensazione idraulica. Inutile dire che i lavori non sono stati mai effettuati.
L'ISTANZA DELLA LICOS. La relazione dovrebbe far preoccupare. Eppure tutto tace. Il mese dopo – siamo a febbraio 2015 - scrive al Comune la società Licos, proprietaria del terreno accanto a quello oggetto dei lavori, su cui vorrebbe far sorgere un opificio. Sollecita l'annullamento del permesso di costruire rilasciato alla Finsud nel giugno 2013, per la serie di criticità già segnalate in conferenza dei servizi due anni prima al consigliere comunale Augusto Marasco, all'epoca Assessore Suap: ci sono strani lavori nel terreno di fianco e sul confine è stato creato un dislivello di oltre due metri. Marasco aveva assunto l'impegno di convocare un incontro di approfondimento sulle questioni ma non se ne era fatto nulla. Non è la prima volta che scrive la Licos. Lo aveva già fatto nel maggio 2014 quando aveva chiesto lumi a Sindaco, Segretario Comunale e nuovo assessore Suap, Leonardo Pietrocola.
Anche in quel caso silenzio.
L'INTERPELLANZA. A luglio 2015 la questione arriva (finalmente) in consiglio comunale. La porta Giuseppe Mainiero, consigliere comunale di Fratelli d'Italia, con un'interpellanza che aveva presentato a marzo (GUARDA IL VIDEO). Risponde l'assessore D'Emilio liquidando la storia in pochi minuti e promettendo l'istituzione di un fantomatico tavolo tecnico. All'epoca l'iter è già in fase avanzata e ci sono indagini in corso che si chiuderanno con il provvedimento di sequestro dello scorso novembre.
IL SOPRALLUOGO. Un iter su cui il Comune di Foggia si era già pronunciato nel 2012 con la Determina n. 796 del 21 settembre: l'intervento non Va assoggettato alla procedura di VIA poiché “gli impatti ambientali, certi, derivanti dalla realizzazione della struttura sono in alcuni casi non significativi, nel senso che gli effetti sull’ambiente non sono distinguibili dagli effetti preesistenti, in altri casi scarsamente significativi,nel senso che le stime effettuate sugli effetti non producono un peggioramento significativo della sistuazione esistente”.. Del resto anche sui lavori preliminari di sistemazione delle vasche vi era stata anche una verifica della Polizia Municipale nel febbraio 2011. Sul posto si trovano realmente dinanzi a un dislivello di due metri ma, secondo i vigili, “il dislivello ha carattere di provvisorietà in quanto i lavori consistono nel livellarlo con operazione di sterro e riporto e vi sono ampie zone di terreno a quote inferiori allo zero capaci di accaogliere quello a quote più alte”. Peccato che gli agenti dimentichino di annotare che i lavori, a quella data, dovrebbero essere già stati conclusi. E' lo stesso direttore dei lavori a dichiarare il termine a novembre 2010. Quisquilie? Non proprio. A dicembre 2010 avviene la cessione da Sfir a Finsud ed è qui che entrano in gioco i Sarni: quando hanno acquistato e dichiarato di aver ispezionato il terreno non hanno notato nulla di strano? Sulla carta i lavori sono finiti ma come mostra il verbale della polizia municipale due mesi dopo è ancora tutto in corso. Questioni divenute secondarie. Ora le carte sono in mano alla Procura e toccherà al Tribunale di Foggia pronunciarsi sul riesame. La sorte di 1000 lavoratori è in bilico. Qualcosa magari poteva farsi anche prima.