5 stelle, Grillo caccia Rizzi: "Tradite le regole". La replica: "Mai fatto parte di un gregge"
Si chiude l'esperienza del consigliere comunale
È finita come previsto: Beppe Grillo “caccia” dal Movimento 5 stelle Vincenzo Rizzi e il consigliere comunale non ne fa un dramma.
L'ESPULSIONE. Del resto, lo avevamo scritto anche nell’ultimo articolo dedicato all’ennesimo “sgarbo” di Rizzi al Movimento: votare alle provinciali, in rottura con la linea dei grillini. Forse era una strategia per dire: “Sono loro che mi hanno cacciato”. E così è stato: ieri, dopo averlo sconfessato in campagna elettorale, dal leader genovese arriva l’espulsione per il foggiano: nel Post scriptum al post principale sulle responsabilità di Renzi per l’alluvione a Genova, Grillo scrive: “Vincenzo Rizzi non fa più parte del MoVimento 5 Stelle in seguito al suo tradimento delle regole del Movimento presentando una lista comunale per Foggia diversa da quella decisa dal voto. Si diffida quindi dal proclamarsi come esponente del MoVimento 5 Stelle per le sue attività politiche”.
“NON HO MAI FATTO PARTE DI UN GREGGE”. La replica non si è fatta attendere. Il consigliere comunale foggiano su l suo profilo facebook scrive: “Peccato io ci credevo, ma certamente non ho problemi a continuare a camminare controvento, non ho mai fatto parte di un gregge, non sono mai stato attratto dalla protezione propria di una comunità dedita al belato. La libertà o c'è o non c'è, nel M5S purtroppo non c'è. Per cui accetto serenamente questa espulsione perchè non sono abituato ad applaudire a comando, quindi con questo atto dispotico e antidemocratico prodotto dallo staff della Casaleggio Associati si conclude la mia esperienza nel M5S ....”. E posta il video della sequenza finale del film “Noi credevamo” di Mario Martone.
I contenuti dei commenti rappresentano il punto di vista dell'autore, che se ne assume tutte le responsabilità. La redazione si riserva il diritto di conservare i dati identificativi, la data, l'ora e indirizzo IP al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti. La Corte di Cassazione, Sezione V, con sentenza n. 44126 del 29.11.2011, nega la possibilità di estendere alle pubblicazioni on-line la disciplina penale prevista per le pubblicazioni cartacee. Nello specifico le testate giornalistiche online (e i rispettivi direttori) non sono responsabili per i commenti diffamatori pubblicati dai lettori poichè è "impossibile impedire preventivamente la pubblicazione di commenti diffamatori". Ciò premesso, la redazione comunque si riserva il diritto di rimuovere, senza preavviso, commenti diffamatori e/o calunniosi, volgari e/o lesivi, che contengano messaggi promozionali politici e/o pubblicitari, che utilizzino un linguaggio scurrile.Riproduzione Riservata.