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“Abitare le Relazioni”, quando il riscatto ha una casa, e un desiderio: “Tornare in Africa da medico”

Il progetto di housing e co-housing che ha luogo tra Foggia e Lucera

"Il mio desiderio più grande è ritornare in Africa ma voglio tornare da medico, solo così posso dare una mano al mio paese". Stella (nome di fantasia) non ha dubbi: l’Italia per lei è la salvezza, ma il Burundi è il luogo in cui vuole tornare: è lì la sua casa. E così anche Diana (altro nome di fantasia), nigeriana arrivata su quei barconi che, da ieri, avranno un muro in più contro cui infrangersi, grazie all’approvazione del Decreto Sicurezza Bis voluto – e personalizzato – dal Ministro dell’Interno, il quale di fatto criminalizza qualsiasi aggiramento di quello stesso muro.

SFUGGIRE L’INFERNO, GUADAGNARSI IL PANE. Al di qua della politica però, ci sono le storie. E da queste parti, in terra di Capitanata, ne sono tante. Storie di riscatto appena cominciate oppure in via di definizione, addirittura di risoluzione o quasi, persino di trionfo. Di esseri umani che, grazie a progetti mirati realizzati da professionisti, volontari e aziende di settore, sono riusciti a sfuggire l’inferno per guadagnarsi il pane sulla terra, come tutti gli altri. Alla pari. Lavorando, studiando, condividendo esperienze. È il caso di “Abitare le Relazioni”, progetto di housing e co-housing sociale sostento da Fondazione con il Sud – realtà romana che finanzia “i sud” che non si arrendono – e realizzato dalla Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus, Smile Puglia, i consorzi Aranea e Mestieri, ed Emmaus Comunità sulla strada.

“NON SONO A SPASSO, STUDIANO E LAVORANO. Ed è il caso specifico di Stella e Diana che, come nel post pubblicato sulla neonata pagina Facebook del progetto (attivo da pochi mesi, nonostante si impianti su un lavoro di housing già sperimentato in precedenza), ieri pomeriggio, sotto il sole “africano” di Foggia, presso gli orti della Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus hanno rievocato i momenti in cui, nei loro Paesi, coltivavano il mais nei villaggi, quale loro unica forma di sostentamento. “Hanno un passato difficile alle spalle – si legge nel post – vivono in un appartamento del progetto Abitare le Relazioni, hanno sposato la nostra idea di housing e co-housing: non sono a spasso, in vacanza, qui da noi. Lavorano e studiano”.

UN’ITALIA DIVERSA. Già, entrambe accolte in uno degli appartamenti previsti dal progetto (che ha quale obiettivo principale quello di offrire, per periodi limitati, soluzioni abitative), entrambe avviate in un processo di reinserimento umano prima ancora che sociale e lavorativo: dopo un passato violento segnato dalla schiavitù, infatti, Diana adesso lavora come badante, mentre Stella, con un trascorso altrettanto difficile, ha ripreso gli studi. Da maggio scorso, da quando ha trovato la forza di chiedere aiuto, è iscritta alla Facoltà di Medicina e ha già sostenuto tre esami, con ottimi voti. È in Italia da diversi anni, parla un italiano fluente ma è in Burundi, dove è nata e dove al momento è quasi impossibile vivere, che vuole tornare. “A chi ci chiede che cos’è ‘Abitare le Relazioni’ – si legge ancora nel post pubblicato – noi rispondiamo con queste storie”. Storie di riscatto che raccontano un’Italia diversa, un Sud diverso, una Foggia diversa.

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di Alessandro Galano


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